Può la «storia dell'architettura» dare un contributo significiativo alla ricerca storica? Il testo vuole contribuire, con gli altri nel volume di Quaderni Storici dedicato alle «morfologie urbane», a dare una risposta a questa domanda, per ciò che si può dire dai limiti di una trasformazione urbana settecentesca: la costruzione di una nuova piazza d'armi e municipio a Metz (1763-1771). Dopo una presentazione generale del caso, si esaminano tre aspetti del problema. I disegni architettonici sono discussi come fonte in grado di testimoniare dell'uso esplicito del progetto di architettura, come strumento di negoziazione. Il plan-masse, in particolare, più che una conseguenza formale di strategie sociali ed economiche, appare entrare in gioco come un territorio di discussione e verifica delle rispettive posizioni dei diversi attori. La costruzione del municipio viene poi esaminata, come vicenda da cui emerge la disconitnuità dello spazio pubblico: mentre il consiglio cittadino tenta di riappropriarsi dell'uso e della caratterizzazione simbolica degli interni, le facciate in stereotomia sono costruite, e controllate, dall'architetto regio Blondel, che segue logiche "parigine" nell'uso dei materiali come dell'ornato. La dialettica tra poteri (e culture) locali e l'autorità statale evidenziata, si replica nel tempo e viene discussa nell'ultima parte del saggio, che tratta delle modificazioni della piazza e dei suoi edifici fino agli anni Venti del secolo XX. A fronte di una rivalutazione su basi "stilistiche" del gotico, e dell'elezione a monumento della cattedrale adiacente alla piazza, le élites locali tentano di resistere alla demolizione delle "superfetazioni" settecentesche attraverso la costruzione di un discorso storico che ripropone una ideale e idealizzata continuità tra le istituzioni e gli edifici, gli spazi pubblici e gli abitanti. Can «architectural history» give a significant contribution to historical research? This paper aims to give some possible answers to this question, at least within the boundaries of an eighteenth-century urban transformation: the building of a place d'armes and town hall in Metz (the main construction phase spans the years 1763-1771). After a presentation of the case, and its relevance in architectural history, the text examines three aspects of the problem. The architectural drawings are discussed as an important source, that can testify of the explicit use of the architectural project as a ground for negotiation among actors. The plan-masse, in particular, appears as much more than a formal consequence of social and economic strategies: it is a territory of discussion and verification of each other's position, for all the political and technical actors involved. Secondly, the construction of the town hall can be a useful case to highlight how space can be marked by discontinuity: as the town council tries to reclaim the physical use and symbolic characterization of internal space, the stonecut facades are built by the King's architect, Blondel, following "parisian" conceptions in the use of materials, ornament, and techniques. The friction between local powers (and cultures) and State authoriy replicates itself through time, and can be observed in the modifications of the place d'armes and its buildings up to the 1920s. Throughout the 19th century the rethorics of "style" characterize an approach in which the gothic cathedral is seen as a new object of interest (and its style, a new motive for conflict over national issues). Interestingly, since 1860 the local élites try to resist State-imposed modifications also by the production of a historical discourse, that defends the status quo by underlining an ideal continuity between the city's buildings, public spaces, and the inhabitants through the ages.

Disegni, pietre e architetture: intorno al municipio di Metz (1754-1771) / Piccoli, Edoardo. - In: QUADERNI STORICI. - ISSN 0301-6307. - STAMPA. - 125:2(2007), pp. 491-516. [10.1408/25424]

Disegni, pietre e architetture: intorno al municipio di Metz (1754-1771)

PICCOLI, EDOARDO
2007

Abstract

Può la «storia dell'architettura» dare un contributo significiativo alla ricerca storica? Il testo vuole contribuire, con gli altri nel volume di Quaderni Storici dedicato alle «morfologie urbane», a dare una risposta a questa domanda, per ciò che si può dire dai limiti di una trasformazione urbana settecentesca: la costruzione di una nuova piazza d'armi e municipio a Metz (1763-1771). Dopo una presentazione generale del caso, si esaminano tre aspetti del problema. I disegni architettonici sono discussi come fonte in grado di testimoniare dell'uso esplicito del progetto di architettura, come strumento di negoziazione. Il plan-masse, in particolare, più che una conseguenza formale di strategie sociali ed economiche, appare entrare in gioco come un territorio di discussione e verifica delle rispettive posizioni dei diversi attori. La costruzione del municipio viene poi esaminata, come vicenda da cui emerge la disconitnuità dello spazio pubblico: mentre il consiglio cittadino tenta di riappropriarsi dell'uso e della caratterizzazione simbolica degli interni, le facciate in stereotomia sono costruite, e controllate, dall'architetto regio Blondel, che segue logiche "parigine" nell'uso dei materiali come dell'ornato. La dialettica tra poteri (e culture) locali e l'autorità statale evidenziata, si replica nel tempo e viene discussa nell'ultima parte del saggio, che tratta delle modificazioni della piazza e dei suoi edifici fino agli anni Venti del secolo XX. A fronte di una rivalutazione su basi "stilistiche" del gotico, e dell'elezione a monumento della cattedrale adiacente alla piazza, le élites locali tentano di resistere alla demolizione delle "superfetazioni" settecentesche attraverso la costruzione di un discorso storico che ripropone una ideale e idealizzata continuità tra le istituzioni e gli edifici, gli spazi pubblici e gli abitanti. Can «architectural history» give a significant contribution to historical research? This paper aims to give some possible answers to this question, at least within the boundaries of an eighteenth-century urban transformation: the building of a place d'armes and town hall in Metz (the main construction phase spans the years 1763-1771). After a presentation of the case, and its relevance in architectural history, the text examines three aspects of the problem. The architectural drawings are discussed as an important source, that can testify of the explicit use of the architectural project as a ground for negotiation among actors. The plan-masse, in particular, appears as much more than a formal consequence of social and economic strategies: it is a territory of discussion and verification of each other's position, for all the political and technical actors involved. Secondly, the construction of the town hall can be a useful case to highlight how space can be marked by discontinuity: as the town council tries to reclaim the physical use and symbolic characterization of internal space, the stonecut facades are built by the King's architect, Blondel, following "parisian" conceptions in the use of materials, ornament, and techniques. The friction between local powers (and cultures) and State authoriy replicates itself through time, and can be observed in the modifications of the place d'armes and its buildings up to the 1920s. Throughout the 19th century the rethorics of "style" characterize an approach in which the gothic cathedral is seen as a new object of interest (and its style, a new motive for conflict over national issues). Interestingly, since 1860 the local élites try to resist State-imposed modifications also by the production of a historical discourse, that defends the status quo by underlining an ideal continuity between the city's buildings, public spaces, and the inhabitants through the ages.
2007
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