Nel corso della seconda metà del novecento, il problema della costruzione dei processi di policy, ossia delle modalità attraverso le quali attori pubblici e privati si trovano coinvolti in processi decisionali per la fornitura dei servizi, è stato oggetto di analisi e di riflessione teorica. Chi, nel corso degli anni novanta, si è occupato di ‘processi politici’ ha oggi piena consapevolezza che non si possono ottenere cambiamenti radicali negli esiti delle politiche territoriali a partire da sole azioni normative e/o fiscali (via PRG). Tali azioni non bastano a garantire che l’azione pubblica di erogazione dei servizi pubblici avvenga in maniera efficiente, efficace ed equa, perché, da sole, non sono sufficienti a veicolare quei processi istituzionali attraverso cui le politiche si trasformano in azioni amministrative. Riteniamo perciò di qualche importanza rimettere al centro del ragionamento le ragioni costitutive dei processi di policy, esplorando quali possano essere oggi ‘nuovi’ approcci istituzionali attraverso i quali si possano innescare profondi processi di cambiamento nelle politiche territoriali. Non si tratta perciò di escludere lo Stato dal campo dei servizi, ma, piuttosto, riflettere sulle implicazioni di modelli alternativi che vedono una sostanziale ridefinizione dei ruoli del pubblico e del privato. Obiettivo del paper è mettere in discussione l’approccio tradizionale di erogazione dei servizi pubblici, che vede lo stato con un ruolo esclusivo (o, comunque, dominante), per esplorare forme alternative di fornitura di servizi e infrastrutture, fondate sull’azione di soggetti privati. In quest’ottica, gradi progressivi di volontarietà possono essere introdotti in modelli di fornitura alternativi e/o complementari a quello coattivo esercitato dal soggetto pubblico. Verranno in particolare presentati e analizzati due modelli privatistici – che denominiamo ‘comunità proprietaria’ e ‘associazione comunitaria’ – valutandone pregi e difetti. Per ognuno dei due modelli verranno esaminati e discussi criticamente alcuni casi studio esemplari focalizzati soprattutto su servizi e infrastrutture di carattere territoriale. Come si cercherà di mostrare, l’esistenza di rendite differenziate in ambito territoriale è non tanto il problema, quanto, piuttosto, l’opportunità che consente di risolvere il problema dei beni pubblici in un’ottica volontaristica. Il paper si conclude proponendo una rivisitazione del ruolo dello stato entro un approccio più complesso e articolato che riconosce la necessità di forme miste e plurime di garanzia di beni pubblici.

"L’organizzazione dell’uso del suolo tra coazione e volontarietà: verso un modello misto" / Brunetta, Grazia; Moroni, S.. - ELETTRONICO. - (2006), pp. 42-43. (Intervento presentato al convegno Impresa, mercato, lealtà territoriale. XXVII Conferenza Italiana di Scienze Regionali tenutosi a Pisa nel 12 – 14 ottobre 2006).

"L’organizzazione dell’uso del suolo tra coazione e volontarietà: verso un modello misto"

BRUNETTA, GRAZIA;
2006

Abstract

Nel corso della seconda metà del novecento, il problema della costruzione dei processi di policy, ossia delle modalità attraverso le quali attori pubblici e privati si trovano coinvolti in processi decisionali per la fornitura dei servizi, è stato oggetto di analisi e di riflessione teorica. Chi, nel corso degli anni novanta, si è occupato di ‘processi politici’ ha oggi piena consapevolezza che non si possono ottenere cambiamenti radicali negli esiti delle politiche territoriali a partire da sole azioni normative e/o fiscali (via PRG). Tali azioni non bastano a garantire che l’azione pubblica di erogazione dei servizi pubblici avvenga in maniera efficiente, efficace ed equa, perché, da sole, non sono sufficienti a veicolare quei processi istituzionali attraverso cui le politiche si trasformano in azioni amministrative. Riteniamo perciò di qualche importanza rimettere al centro del ragionamento le ragioni costitutive dei processi di policy, esplorando quali possano essere oggi ‘nuovi’ approcci istituzionali attraverso i quali si possano innescare profondi processi di cambiamento nelle politiche territoriali. Non si tratta perciò di escludere lo Stato dal campo dei servizi, ma, piuttosto, riflettere sulle implicazioni di modelli alternativi che vedono una sostanziale ridefinizione dei ruoli del pubblico e del privato. Obiettivo del paper è mettere in discussione l’approccio tradizionale di erogazione dei servizi pubblici, che vede lo stato con un ruolo esclusivo (o, comunque, dominante), per esplorare forme alternative di fornitura di servizi e infrastrutture, fondate sull’azione di soggetti privati. In quest’ottica, gradi progressivi di volontarietà possono essere introdotti in modelli di fornitura alternativi e/o complementari a quello coattivo esercitato dal soggetto pubblico. Verranno in particolare presentati e analizzati due modelli privatistici – che denominiamo ‘comunità proprietaria’ e ‘associazione comunitaria’ – valutandone pregi e difetti. Per ognuno dei due modelli verranno esaminati e discussi criticamente alcuni casi studio esemplari focalizzati soprattutto su servizi e infrastrutture di carattere territoriale. Come si cercherà di mostrare, l’esistenza di rendite differenziate in ambito territoriale è non tanto il problema, quanto, piuttosto, l’opportunità che consente di risolvere il problema dei beni pubblici in un’ottica volontaristica. Il paper si conclude proponendo una rivisitazione del ruolo dello stato entro un approccio più complesso e articolato che riconosce la necessità di forme miste e plurime di garanzia di beni pubblici.
2006
8887788073
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/1647316
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo