Ogni volta che ci confrontiamo progettualmente con un’entità archeologica che sottende una dimensione spaziale e non solo oggettuale, attiviamo un procedimento di invenzione dell’antico, che non è propriamente quello che abbiamo davanti e che tocchiamo – e che per la nostra mente è marginalmente collocato in una dimensione particolare - ma è da considerarsi come qualcosa di esteso e non riferibile ad un tempo preciso. È la nostra proiezione sulle cose di un’idea di antico che va di pari passo con la nostra crescita culturale, con l’incremento delle conoscenze e con la selezione che noi stessi applichiamo alla natura delle cose stesse. L’antico è qualcosa di esterno da noi. Non ci appartiene e per dominarne l’ineffabilità abbiamo bisogno di renderlo isoforme a noi, cioè alle cose che facciamo e che pensiamo, alla nostra mente e alla nostra corporeità, fondamentalmente perché ci è distante anche se lo abbiamo davanti e lo tocchiamo.

OVERTURE. ARCHEOLOGIA E DISEGNO DELL'ANTICO / Caliari, Pier Federico Mauro (PROGETTARE ARCHEOLOGIA). - In: INTERROGARE LE ROVINE DELL'ANTICA POSIDONIA / CALIARI P.F., TOLVE V., LUBRANO O.. - ELETTRONICO. - ROMA : ACCADEMIA ADRIANEA EDIZIONI, 2025. - ISBN 978-88-99013-34-9. - pp. 13-23

OVERTURE. ARCHEOLOGIA E DISEGNO DELL'ANTICO

Caliari, Pier Federico Mauro
2025

Abstract

Ogni volta che ci confrontiamo progettualmente con un’entità archeologica che sottende una dimensione spaziale e non solo oggettuale, attiviamo un procedimento di invenzione dell’antico, che non è propriamente quello che abbiamo davanti e che tocchiamo – e che per la nostra mente è marginalmente collocato in una dimensione particolare - ma è da considerarsi come qualcosa di esteso e non riferibile ad un tempo preciso. È la nostra proiezione sulle cose di un’idea di antico che va di pari passo con la nostra crescita culturale, con l’incremento delle conoscenze e con la selezione che noi stessi applichiamo alla natura delle cose stesse. L’antico è qualcosa di esterno da noi. Non ci appartiene e per dominarne l’ineffabilità abbiamo bisogno di renderlo isoforme a noi, cioè alle cose che facciamo e che pensiamo, alla nostra mente e alla nostra corporeità, fondamentalmente perché ci è distante anche se lo abbiamo davanti e lo tocchiamo.
2025
978-88-99013-34-9
INTERROGARE LE ROVINE DELL'ANTICA POSIDONIA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2999001