Nel Terzo Libro (1540), Sebastiano Serlio scrive che Donato Bramante non «fece né la più bella, né la più artificiosa architettura di questa», cioè una scala a lumaca. L’«inventione» – come la definisce Giorgio Vasari nelle Vite (1568) – emerge dal fianco orientale del palatium innocenziano-roveresco del Belvedere Vaticano e consiste di una scala a elica con quattro genera di colonne sovrapposte attorno a un ampio pozzo di luce centrale. L’ingegnosa «pulcherrimam acclivem cochlidem» è un brano noto della storia dell’architettura rinascimentale – in primis grazie ai contributi di James S. Ackerman, Arnaldo Bruschi e Christiane Denker Nesselrath – ma gli studi non hanno ancora esaurito la conoscenza del monumento. Così – in un mutato contesto storiografico – il presente volume riesamina le fonti e suggerisce interpretazioni alternative. Lo studio affronta le questioni chiave relative alla lumaca: cronologia, funzione e rapporti con architetture analoghe. Parallelamente, emerge la necessità di ragionare sull’evoluzione delle scale elicoidali e del Leitmotiv della coclide colonnata. Il tentativo è comprendere (più) pienamente l’«inventione» o “capriccio” di Bramante, e il suo impatto sulla storia dell’architettura.

Bramante non fece «né la più bella, né la più artificiosa architettura di questa». La scala a lumaca del palatium innocenziano-roveresco del Belvedere Vaticano / DI SALVO, Marco. - STAMPA. - (2024), pp. 1-184. [10.48255/9788891333896]

Bramante non fece «né la più bella, né la più artificiosa architettura di questa». La scala a lumaca del palatium innocenziano-roveresco del Belvedere Vaticano

Marco Di Salvo
2024

Abstract

Nel Terzo Libro (1540), Sebastiano Serlio scrive che Donato Bramante non «fece né la più bella, né la più artificiosa architettura di questa», cioè una scala a lumaca. L’«inventione» – come la definisce Giorgio Vasari nelle Vite (1568) – emerge dal fianco orientale del palatium innocenziano-roveresco del Belvedere Vaticano e consiste di una scala a elica con quattro genera di colonne sovrapposte attorno a un ampio pozzo di luce centrale. L’ingegnosa «pulcherrimam acclivem cochlidem» è un brano noto della storia dell’architettura rinascimentale – in primis grazie ai contributi di James S. Ackerman, Arnaldo Bruschi e Christiane Denker Nesselrath – ma gli studi non hanno ancora esaurito la conoscenza del monumento. Così – in un mutato contesto storiografico – il presente volume riesamina le fonti e suggerisce interpretazioni alternative. Lo studio affronta le questioni chiave relative alla lumaca: cronologia, funzione e rapporti con architetture analoghe. Parallelamente, emerge la necessità di ragionare sull’evoluzione delle scale elicoidali e del Leitmotiv della coclide colonnata. Il tentativo è comprendere (più) pienamente l’«inventione» o “capriccio” di Bramante, e il suo impatto sulla storia dell’architettura.
2024
978-88-913-3386-5
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