I due architetti, attivi dal 1895, sono considerati dalla critica come i migliori interpreti della Secessione viennese a Budapest, in un contesto spesso ancora orientato verso un opulento storicismo o verso un'architettura moderna ma dai forti caratteri nazionali orientata a creare una "lingua ungherese" anche in questo campo. Karman e Ullmann, esponenti della comunità ebraica di Budapest, occupano una posizione di primo piano nella capitale realizzando tre edifici adiacenti nella nuovissima piazza della Libertà (oggi uniti nella sede dell'ambasciata degli Stati Uniti) che costituiscono in effetti un evidente manifesto delle formule proprie di Otto Wagner. I due architetti, che progettano anche sinagoghe, edifici residenziali da reddito, banche, caserme, sedi di assicurazioni, sia a Budapest sia nel territorio dell'Ungheria storica e che progressivamente si adeguano ai mutamenti del gusto, classicizzando e monumentalizzando le loro opere, godono di buona fama al momento. La loro attività, che si chiude nel 1915, gode un certo rilievo nei testi specifici sull'Art Nouveau a Budapest e sugli architetti della comunità ebraica, ma bisogna attendere gli anni 2000 per assistere a una ripresa di interesse nei loro confronti, in cui si colloca anche questo volume. Basato su precise ricerche in situ nell'Archivio Metropolitano di Budapest, sulla letteratura specialistica ungherese dei primi decenni del Novecento e sulla storiografia più recente, questa monografia riposiziona Karman e Ullmann nel contesto dell'architettura ungherese di quegli anni, colmando una lacuna nelle pubblicazioni monografiche attuali. Un saggio sull'architettura a Budapest nel passaggio tra XIX e XX secolo offre il necessario inquadramento, a cui si aggiungono due ampie schede biografiche, il tutto opera di Zsuzsanna Ordasi (docente all'Università Karoli Gaspar della Chiesa Riformata di Budapest), così come il saggio sulle architetture realizzate fuori Budapest. Il corpo del volume, per il resto frutto di Paolo Cornaglia (docente presso il Politecnico di Torino) è dedicato a 35 ampie schede a in cui si dà conto delle opere realizzate a Budapest, cronologicamente ordinate e arricchite dai disegni di progetto (piante, sezioni, prospetti) e immagini a colori dello stato attuale, nonché relativa bibliografia, a cui si aggiungono 10 schede sui progetti presentati a concorsi, documentati dalle riviste specializzate dell'epoca. Tre saggi approfondiscono criticamente ulteriori aspetti: la carriera di Kármán e Ullmann nel contesto dell'architettura ungherese ed europea, l'exploit all'Expo del 1896, l'approccio della storiografia ungherese alle due figure. Il catalogo cronologico delle opere, l'indice dei nomi e la bibliografia completano il volume.
Géza Aládár Kármán e Gyula Ullmann. Architetti a Budapest e nell’Ungheria storica (1895-1915) / Cornaglia, Paolo; Ordasi, Zsuzsanna. - STAMPA. - (2024), pp. 1-212.
Géza Aládár Kármán e Gyula Ullmann. Architetti a Budapest e nell’Ungheria storica (1895-1915)
Cornaglia, Paolo;Ordasi, Zsuzsanna
2024
Abstract
I due architetti, attivi dal 1895, sono considerati dalla critica come i migliori interpreti della Secessione viennese a Budapest, in un contesto spesso ancora orientato verso un opulento storicismo o verso un'architettura moderna ma dai forti caratteri nazionali orientata a creare una "lingua ungherese" anche in questo campo. Karman e Ullmann, esponenti della comunità ebraica di Budapest, occupano una posizione di primo piano nella capitale realizzando tre edifici adiacenti nella nuovissima piazza della Libertà (oggi uniti nella sede dell'ambasciata degli Stati Uniti) che costituiscono in effetti un evidente manifesto delle formule proprie di Otto Wagner. I due architetti, che progettano anche sinagoghe, edifici residenziali da reddito, banche, caserme, sedi di assicurazioni, sia a Budapest sia nel territorio dell'Ungheria storica e che progressivamente si adeguano ai mutamenti del gusto, classicizzando e monumentalizzando le loro opere, godono di buona fama al momento. La loro attività, che si chiude nel 1915, gode un certo rilievo nei testi specifici sull'Art Nouveau a Budapest e sugli architetti della comunità ebraica, ma bisogna attendere gli anni 2000 per assistere a una ripresa di interesse nei loro confronti, in cui si colloca anche questo volume. Basato su precise ricerche in situ nell'Archivio Metropolitano di Budapest, sulla letteratura specialistica ungherese dei primi decenni del Novecento e sulla storiografia più recente, questa monografia riposiziona Karman e Ullmann nel contesto dell'architettura ungherese di quegli anni, colmando una lacuna nelle pubblicazioni monografiche attuali. Un saggio sull'architettura a Budapest nel passaggio tra XIX e XX secolo offre il necessario inquadramento, a cui si aggiungono due ampie schede biografiche, il tutto opera di Zsuzsanna Ordasi (docente all'Università Karoli Gaspar della Chiesa Riformata di Budapest), così come il saggio sulle architetture realizzate fuori Budapest. Il corpo del volume, per il resto frutto di Paolo Cornaglia (docente presso il Politecnico di Torino) è dedicato a 35 ampie schede a in cui si dà conto delle opere realizzate a Budapest, cronologicamente ordinate e arricchite dai disegni di progetto (piante, sezioni, prospetti) e immagini a colori dello stato attuale, nonché relativa bibliografia, a cui si aggiungono 10 schede sui progetti presentati a concorsi, documentati dalle riviste specializzate dell'epoca. Tre saggi approfondiscono criticamente ulteriori aspetti: la carriera di Kármán e Ullmann nel contesto dell'architettura ungherese ed europea, l'exploit all'Expo del 1896, l'approccio della storiografia ungherese alle due figure. Il catalogo cronologico delle opere, l'indice dei nomi e la bibliografia completano il volume.File | Dimensione | Formato | |
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