Un futuro a pedali: i muscoli come motore della sostenibilità, inclusione e giustizia sociale

I muscoli, umani e animali, sono il più antico motore primo disponibile. Per millenni sono stati utilizzati nei lavori agricoli, per trebbiare, pulire e macinare grano, pompare acqua, sollevare pesi, azionare macchine, produrre oggetti di prima necessità, spostarsi. All’inizio del secolo scorso erano disponibili macchine a pedali per filare, cucire, segare, tornire, forare. Tuttavia, con la crescente disponibilità di combustibili fossili ed energia elettrica, molte di queste soluzioni sono state abbandonate o dimenticate nel nome del mito di “un motore per ognuno e per qualsiasi cosa”. Si pensi al paradosso del macinapepe elettrico. Eppure, la bicicletta è la macchina più appropriata ed efficiente mai inventata. In generale, l’azionamento a pedali permette di trasferire in modo ottimale potenza animata a macchine intermedie, capaci di coniugare giusta produttività e piacevolezza del lavoro. In contesti di povertà, le macchine a pedali appropriate possono incrementare notevolmente la produttività delle pratiche tradizionali, con investimenti modesti e preservando il lavoro. In comunità che stanno sperimentando volontariamente pratiche di transizione socio-ecologica a partire da modelli di sobrietà, i soggetti desiderano riappropriarsi della capacità di produrre in modo semplice e rispettoso dell’ambiente, e riscoprono l’importanza dell’azionamento manuale. Nel capitolo, fatta una rassegna storica delle principali macchine a pedali, sono presentate le attività di ricerca, condotte sia dal basso che da prestigiose università internazionali, compreso il Politecnico di Torino, finalizzate alla progettazione di moderne macchine a pedali a servizio di comunità marginali o in transizione socio-ecologica nell’ottica della sostenibilità e giustizia sociale.