Nella storia dell’architettura il metodo biografico e il metodo contestuale si intrecciano indissolubilmente: l’intervento propone la lettura delle tre chiese realizzate a Roma da Francesco Berarducci, alla luce sia della sua riflessione teorica e del suo impegno nel contesto romano, sia del dibattito più ampio sull’architettura liturgica nel post-Concilio Vaticano II, con una periodizzazione in cui la lunga durata dei cantieri si intreccia con le trasformazioni ecclesiali e sociali della città. L’attenzione di Berarducci per l’architettura di chiese emerge nel concorso bandito dal Vicariato di Roma nel 1967 – uno dei primi grandi concorsi del post-Concilio, insieme ad Ascoli, Cattolica, Ravenna e Torino – indetto per la realizzazione di quattro centri parrocchiali: il suo progetto di assemblea avvolgente per Nostra Signora di Bonaria, Quartiere Lido di Ostia Ponente (con Giorgio Monaco e Giuseppe Rinaldi) è l'unico dei vincitori che viene costruito, ma con notevole ritardo, ridimensionato e parzialmente stravolto in fase realizzativa; la chiesa, sostanzialmente mai completata nei suoi aspetti formali più rilevanti che ne avrebbero arricchito il valore ecclesiale e paesaggistico, viene aperta al culto nei primi anni Ottanta e dedicata il 17 aprile 1982. Berarducci è intanto invitato fin dal 1971 a realizzare la chiesa di Santo Stefano a Quartu Sant'Elena secondo un impianto liturgico e concettuale analogo (l’opera è stata inaugurata nel 1987, ma dedicata solo in occasione del Giubileo del 2000). La riflessione che Berarducci sviluppa negli anni Ottanta è testimoniata dal suo resoconto delle attività edilizie della Pontificia Opera per la Preservazione della Fede e la Provvista di Nuove Chiese in Roma tra il 1971 e il 1990, edito come introduzione alla Guida alle nuove chiese di Roma del 1990. La rilettura critica dell’esperienza concorsuale lo conduce a sperimentare su una pluralità di temi diversi, espressi nella chiesa di San Valentino al Villaggio Olimpico, progettata e realizzata (dopo circa vent’anni di attesa rispetto all’evento olimpico) tra il 1979 e il 1986, anno in cui è dedicata dal Card. Vicario Ugo Poletti. Negli anni dell'episcopato di Poletti (1973-1991), vengono eretti circa 80 complessi parrocchiali: mentre i primi interventi sono segnati dall'urgenza del contesto sociale ed economico – denunciata anche dal noto convegno ecclesiale diocesano romano del 1974 e dal primo convegno ecclesiale italiano di Roma del 1976 –, alla fine degli anni Ottanta era nel frattempo emersa l'esigenza di una rinnovata qualità e abitabilità dei complessi parrocchiali, attenta al contesto ambientale, all'ospitalità liturgica, all'espressione artistica e alle esigenze pastorali più aggiornate. Scriveva Berarducci nella citata Guida, pochi anni dopo il completamento di San Valentino: «Dopo questa fase di ansiose ricerche sperimentali, ci si augura il ritorno a quella serenità spirituale, che genera sicurezza di intenti e pacatezza di linguaggio formale. Solo allora nuove e più rigorose figurazioni architettoniche potranno rievocare la profondità del messaggio culturale della millenaria tradizione ecclesiale» (Berarducci 1990, p. 15). Una terza fase riflessione, segnata da un’interpretazione più geometrica e assertiva dello spazio sacro e da un clima di “ritorno del monumentale” favorito dall’episcopato del Card. Vicario Camillo Ruini (1991-2008), si avvierà poco dopo, e sarà espressa dal 1991 dal percorso di ideazione del complesso parrocchiale di Nostra Signora del Suffragio e Sant'Agostino di Canterbury a Torre Maura, su pianta centrale cruciforme con quattro torri angolari; la chiesa è stata progettata e completata dal figlio Carlo Berarducci nel 1998, e oggetto di trasformazioni decorative e iconografiche interne nei decenni successivi, a testimonianza del complesso rapporto tra comunità, spazi e immagini.
Percorsi di architettura, tra biografia e contesti: le chiese romane di Francesco Berarducci (1924-1992) / Longhi, Andrea; de lucia, Giulia - In: Roma: arte sacra e spazi di culto. 1968-2018 / a cura di Micol Forti e Teresa Calvano. - STAMPA. - Città del Vaticano : Edizioni Musei Vaticani, In corso di stampa.
Percorsi di architettura, tra biografia e contesti: le chiese romane di Francesco Berarducci (1924-1992)
longhi, andrea;de lucia, giulia
In corso di stampa
Abstract
Nella storia dell’architettura il metodo biografico e il metodo contestuale si intrecciano indissolubilmente: l’intervento propone la lettura delle tre chiese realizzate a Roma da Francesco Berarducci, alla luce sia della sua riflessione teorica e del suo impegno nel contesto romano, sia del dibattito più ampio sull’architettura liturgica nel post-Concilio Vaticano II, con una periodizzazione in cui la lunga durata dei cantieri si intreccia con le trasformazioni ecclesiali e sociali della città. L’attenzione di Berarducci per l’architettura di chiese emerge nel concorso bandito dal Vicariato di Roma nel 1967 – uno dei primi grandi concorsi del post-Concilio, insieme ad Ascoli, Cattolica, Ravenna e Torino – indetto per la realizzazione di quattro centri parrocchiali: il suo progetto di assemblea avvolgente per Nostra Signora di Bonaria, Quartiere Lido di Ostia Ponente (con Giorgio Monaco e Giuseppe Rinaldi) è l'unico dei vincitori che viene costruito, ma con notevole ritardo, ridimensionato e parzialmente stravolto in fase realizzativa; la chiesa, sostanzialmente mai completata nei suoi aspetti formali più rilevanti che ne avrebbero arricchito il valore ecclesiale e paesaggistico, viene aperta al culto nei primi anni Ottanta e dedicata il 17 aprile 1982. Berarducci è intanto invitato fin dal 1971 a realizzare la chiesa di Santo Stefano a Quartu Sant'Elena secondo un impianto liturgico e concettuale analogo (l’opera è stata inaugurata nel 1987, ma dedicata solo in occasione del Giubileo del 2000). La riflessione che Berarducci sviluppa negli anni Ottanta è testimoniata dal suo resoconto delle attività edilizie della Pontificia Opera per la Preservazione della Fede e la Provvista di Nuove Chiese in Roma tra il 1971 e il 1990, edito come introduzione alla Guida alle nuove chiese di Roma del 1990. La rilettura critica dell’esperienza concorsuale lo conduce a sperimentare su una pluralità di temi diversi, espressi nella chiesa di San Valentino al Villaggio Olimpico, progettata e realizzata (dopo circa vent’anni di attesa rispetto all’evento olimpico) tra il 1979 e il 1986, anno in cui è dedicata dal Card. Vicario Ugo Poletti. Negli anni dell'episcopato di Poletti (1973-1991), vengono eretti circa 80 complessi parrocchiali: mentre i primi interventi sono segnati dall'urgenza del contesto sociale ed economico – denunciata anche dal noto convegno ecclesiale diocesano romano del 1974 e dal primo convegno ecclesiale italiano di Roma del 1976 –, alla fine degli anni Ottanta era nel frattempo emersa l'esigenza di una rinnovata qualità e abitabilità dei complessi parrocchiali, attenta al contesto ambientale, all'ospitalità liturgica, all'espressione artistica e alle esigenze pastorali più aggiornate. Scriveva Berarducci nella citata Guida, pochi anni dopo il completamento di San Valentino: «Dopo questa fase di ansiose ricerche sperimentali, ci si augura il ritorno a quella serenità spirituale, che genera sicurezza di intenti e pacatezza di linguaggio formale. Solo allora nuove e più rigorose figurazioni architettoniche potranno rievocare la profondità del messaggio culturale della millenaria tradizione ecclesiale» (Berarducci 1990, p. 15). Una terza fase riflessione, segnata da un’interpretazione più geometrica e assertiva dello spazio sacro e da un clima di “ritorno del monumentale” favorito dall’episcopato del Card. Vicario Camillo Ruini (1991-2008), si avvierà poco dopo, e sarà espressa dal 1991 dal percorso di ideazione del complesso parrocchiale di Nostra Signora del Suffragio e Sant'Agostino di Canterbury a Torre Maura, su pianta centrale cruciforme con quattro torri angolari; la chiesa è stata progettata e completata dal figlio Carlo Berarducci nel 1998, e oggetto di trasformazioni decorative e iconografiche interne nei decenni successivi, a testimonianza del complesso rapporto tra comunità, spazi e immagini.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2975739