Stiamo vivendo un periodo storico a dir poco paradossale: da un lato i media richiamano costantemente problemi ambientali, degrado del paesaggio, incuria e urbanizzazione indiscriminata di aree rurali, dall’altro si assiste alla continua sottrazione di ingenti quantità di territorio in favore di nuovi edifici. Soltanto in Italia, i dati evidenziano centinaia di ettari al giorno di nuove superfici occupate e si sprecano gli slogan politici sul decretare il blocco del consumo di suolo. Al contempo la crescita esponenziale di superfici impermeabilizzate concorre agli allagamenti e ai disastri idrogeologici. Pare che una sorta di bulimia divori una parte del nostro paesaggio, compromettendone integrità e funzionalità. A scapito del nostro stesso benessere. Molti altri sono i fattori che pesano sullo stato problematico in cui versano le cosiddette “aree interne”: alcuni intrecciano il distacco da forme di lavoro legate alla terra e ai micro sistemi di produzione locale e, più in generale, il mutamento degli stili di vita. Ci sono poi fattori meno visibili: il meccanismo degli oneri di urbanizzazione, che oggi possono essere utilizzati dai Comuni per la copertura della spesa corrente; gli stessi strumenti di pianificazione territoriale che, laddove adottati e utilizzati, sono riusciti ad assicurare una migliore qualità dell’inurbamento, ma non a contenere la cementificazione. Oggi però sembra diffondersi una maggiore consapevolezza, e strumenti e conoscenze possono aiutare a invertire la tendenza.
Ripensare il patrimonio urbano / Mellano, P. - In: TRA CENTRO E MARGINE. Un progetto per Salemi e il suo territorio / Della Scala V., Dini R., Lanteri S.. - STAMPA. - MILANO : ELECTA, 2022. - ISBN 9788892822092. - pp. 189-193
Ripensare il patrimonio urbano
MELLANO P.
2022
Abstract
Stiamo vivendo un periodo storico a dir poco paradossale: da un lato i media richiamano costantemente problemi ambientali, degrado del paesaggio, incuria e urbanizzazione indiscriminata di aree rurali, dall’altro si assiste alla continua sottrazione di ingenti quantità di territorio in favore di nuovi edifici. Soltanto in Italia, i dati evidenziano centinaia di ettari al giorno di nuove superfici occupate e si sprecano gli slogan politici sul decretare il blocco del consumo di suolo. Al contempo la crescita esponenziale di superfici impermeabilizzate concorre agli allagamenti e ai disastri idrogeologici. Pare che una sorta di bulimia divori una parte del nostro paesaggio, compromettendone integrità e funzionalità. A scapito del nostro stesso benessere. Molti altri sono i fattori che pesano sullo stato problematico in cui versano le cosiddette “aree interne”: alcuni intrecciano il distacco da forme di lavoro legate alla terra e ai micro sistemi di produzione locale e, più in generale, il mutamento degli stili di vita. Ci sono poi fattori meno visibili: il meccanismo degli oneri di urbanizzazione, che oggi possono essere utilizzati dai Comuni per la copertura della spesa corrente; gli stessi strumenti di pianificazione territoriale che, laddove adottati e utilizzati, sono riusciti ad assicurare una migliore qualità dell’inurbamento, ma non a contenere la cementificazione. Oggi però sembra diffondersi una maggiore consapevolezza, e strumenti e conoscenze possono aiutare a invertire la tendenza.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11583/2973551