In questo libro, scritto a più mani tra architetti e filosofi, si tenta di indagare come i nodi che emergono da una descrizione della pratica del progetto architettonico possano incrociare alcune questioni già ampiamente trattate dal pensiero filosofico e filosofico politico. Presupposto di questa indagine è che i problemi della pratica progettuale (convincere un cliente a farsi dare un incarico, ottenere un’autorizzazione edilizia, mettere in scena una promessa di spazio, far convergere su una soluzione competenze e interessi differenti, ecc.) possano essere utilmente concettualizzati grazie ai quadri conoscitivi che i filosofi coinvolti hanno messo a disposizione. L’indagine ha dunque una finalità strumentale, rivolta in primis agli architetti: conoscere la forma dell’azione può essere utile per agire con efficacia. Esiste però anche un secondo presupposto, coincidente con l’ipotesi più singolare della ricerca: che le condizioni necessariamente situate nello spazio e nel tempo in cui si svolgono le pratiche di progetto architettonico possano essere assunte come campo di prova empirico per pensieri dotati di altra generalità. E che la pratica del progetto possa essere considerata alla stregua di un laboratorio dove mettere alla prova alcuni nodi tematici legati a quelle tradizioni di pensiero filosofico che abbiamo coinvolto. Quella del progetto, in quanto pratica che presuppone una dimensione sociale formalizzata (vieppiù accentuata dall’infrastruttura del web), può essere assunta come occasione di esperienza d’azione (dunque anche politica e sociale) dai confini definiti, dati dalla trasformazione dello spazio fisico, istituzionale e simbolico. Confini certi e misurabili (muri, timbri, like sui social, pubblicazioni su riviste…) che permettono di circoscrivere un’azione, una strategia e una tattica in un determinato contesto, di osservarne i presupposti, le intenzioni dichiarate, le deviazioni in corso d’opera, gli esiti. Questa intrinseca misurabilità dello spazio (fisico, ma non solo) rende il laboratorio del progetto architettonico, pur con tutte le sue indeterminazioni, uno strumento di correlazione tra luoghi particolari e definizioni generali. In questa seconda prospettiva, l’indagine ha anche un obiettivo che esula dalle sole finalità pragmatico progettuali, offrendo il progetto dello spazio come campo dal perimetro definito di una riflessione più ampia.
Sapere, potere e azione nel progetto / Armando, Alessandro; Durbiano, Giovanni - In: Critica della ragione progettuale / Armando A., Durbiano G.. - STAMPA. - Bologna : Il Mulino, 2023. - ISBN 9788815383020. - pp. 11-38
Sapere, potere e azione nel progetto
Armando, Alessandro;Durbiano, Giovanni
2023
Abstract
In questo libro, scritto a più mani tra architetti e filosofi, si tenta di indagare come i nodi che emergono da una descrizione della pratica del progetto architettonico possano incrociare alcune questioni già ampiamente trattate dal pensiero filosofico e filosofico politico. Presupposto di questa indagine è che i problemi della pratica progettuale (convincere un cliente a farsi dare un incarico, ottenere un’autorizzazione edilizia, mettere in scena una promessa di spazio, far convergere su una soluzione competenze e interessi differenti, ecc.) possano essere utilmente concettualizzati grazie ai quadri conoscitivi che i filosofi coinvolti hanno messo a disposizione. L’indagine ha dunque una finalità strumentale, rivolta in primis agli architetti: conoscere la forma dell’azione può essere utile per agire con efficacia. Esiste però anche un secondo presupposto, coincidente con l’ipotesi più singolare della ricerca: che le condizioni necessariamente situate nello spazio e nel tempo in cui si svolgono le pratiche di progetto architettonico possano essere assunte come campo di prova empirico per pensieri dotati di altra generalità. E che la pratica del progetto possa essere considerata alla stregua di un laboratorio dove mettere alla prova alcuni nodi tematici legati a quelle tradizioni di pensiero filosofico che abbiamo coinvolto. Quella del progetto, in quanto pratica che presuppone una dimensione sociale formalizzata (vieppiù accentuata dall’infrastruttura del web), può essere assunta come occasione di esperienza d’azione (dunque anche politica e sociale) dai confini definiti, dati dalla trasformazione dello spazio fisico, istituzionale e simbolico. Confini certi e misurabili (muri, timbri, like sui social, pubblicazioni su riviste…) che permettono di circoscrivere un’azione, una strategia e una tattica in un determinato contesto, di osservarne i presupposti, le intenzioni dichiarate, le deviazioni in corso d’opera, gli esiti. Questa intrinseca misurabilità dello spazio (fisico, ma non solo) rende il laboratorio del progetto architettonico, pur con tutte le sue indeterminazioni, uno strumento di correlazione tra luoghi particolari e definizioni generali. In questa seconda prospettiva, l’indagine ha anche un obiettivo che esula dalle sole finalità pragmatico progettuali, offrendo il progetto dello spazio come campo dal perimetro definito di una riflessione più ampia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11583/2971170