Le responsabilità dell’urbanistica rispetto alle disuguaglianze che si manifestano sulla scena urbana sono intrinseche al principio stesso su cui si fonda, fin dalle sue origini, l’attività della pianificazione ovvero la divisione funzionale dello spazio attraverso la tecnica della zonizzazione. Il controllo dell’organizzazione dello spazio attraverso l’esercizio della pianificazione determina perimetri di distinzione ed esclusione che hanno evidenti ed esplicite ricadute sul controllo dell’organizzazione sociale, mostrando la complessa relazione tra lo spazio e il potere (Mazza 2015). La recente pandemia non ha fatto altro che far balzare agli occhi di tutti la diffusa, difficile, condizione che la società urbana vive nella città contemporanea ove crescono l’esclusione sociale e le disuguaglianze, nonostante la pari dignità sociale di tutti cittadini sia principio fondamentale del sistema costituzionale italiano. Quella che ormai da circa dieci anni si sta profilando è una nuova questione urbana che sottende condizioni generalizzate di marginalità e che, oggi più che mai, nella drammatica situazione di emergenza sanitaria globale, richiede sguardi ampi e nuove considerazioni e interpretazioni per la messa in campo di un nuovo welfare urbano, finalizzato a garantire a tutte le comunità locali il diritto alla salute, alla casa, all’istruzione, all’ambiente, alla mobilità pubblica, all’abitare, alla città (Ricci 2018). Di fronte a tali evidenze, se è vero che all’urbanistica non si può imputare la responsabilità di eliminare le disuguaglianze sociali, è altresì indubbio che si può affidare il compito di definire scenari insediativi che sappiano offrire un accesso tendenzialmente equipotenziale agli spazi del welfare, a quei servizi pubblici fondamentali, di interesse collettivo, che rappresentano l’elemento strutturante e vitale del sistema urbano. L’urbanistica deve dunque interrogarsi su modi e forme dell’innovazione della propria azione, tornando ad indagare la struttura spaziale della città a partire dallo spazio pubblico, quale spazio di garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini. La sussidiarietà come precondizione L’innovazione dell’azione urbanistica nella ineludibile prospettiva della sostenibilità, richiede la convinta assunzione del principio costituzionale di sussidiarietà (art. 118) e della natura processuale e integrata della pianificazione.
(Ri) comporre relazioni. Le dotazioni urbanistiche / Giaimo, Carolina - In: Benessere e salute delle città contemporanee / Moccia F.D., Sepe M.. - STAMPA. - Roma : INU Edizioni, 2021. - ISBN 978-88-7603-218-9. - pp. 271-278
(Ri) comporre relazioni. Le dotazioni urbanistiche
Giaimo, Carolina
2021
Abstract
Le responsabilità dell’urbanistica rispetto alle disuguaglianze che si manifestano sulla scena urbana sono intrinseche al principio stesso su cui si fonda, fin dalle sue origini, l’attività della pianificazione ovvero la divisione funzionale dello spazio attraverso la tecnica della zonizzazione. Il controllo dell’organizzazione dello spazio attraverso l’esercizio della pianificazione determina perimetri di distinzione ed esclusione che hanno evidenti ed esplicite ricadute sul controllo dell’organizzazione sociale, mostrando la complessa relazione tra lo spazio e il potere (Mazza 2015). La recente pandemia non ha fatto altro che far balzare agli occhi di tutti la diffusa, difficile, condizione che la società urbana vive nella città contemporanea ove crescono l’esclusione sociale e le disuguaglianze, nonostante la pari dignità sociale di tutti cittadini sia principio fondamentale del sistema costituzionale italiano. Quella che ormai da circa dieci anni si sta profilando è una nuova questione urbana che sottende condizioni generalizzate di marginalità e che, oggi più che mai, nella drammatica situazione di emergenza sanitaria globale, richiede sguardi ampi e nuove considerazioni e interpretazioni per la messa in campo di un nuovo welfare urbano, finalizzato a garantire a tutte le comunità locali il diritto alla salute, alla casa, all’istruzione, all’ambiente, alla mobilità pubblica, all’abitare, alla città (Ricci 2018). Di fronte a tali evidenze, se è vero che all’urbanistica non si può imputare la responsabilità di eliminare le disuguaglianze sociali, è altresì indubbio che si può affidare il compito di definire scenari insediativi che sappiano offrire un accesso tendenzialmente equipotenziale agli spazi del welfare, a quei servizi pubblici fondamentali, di interesse collettivo, che rappresentano l’elemento strutturante e vitale del sistema urbano. L’urbanistica deve dunque interrogarsi su modi e forme dell’innovazione della propria azione, tornando ad indagare la struttura spaziale della città a partire dallo spazio pubblico, quale spazio di garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini. La sussidiarietà come precondizione L’innovazione dell’azione urbanistica nella ineludibile prospettiva della sostenibilità, richiede la convinta assunzione del principio costituzionale di sussidiarietà (art. 118) e della natura processuale e integrata della pianificazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11583/2963267