Il conflitto nell’ex-Jugoslavia è stato caratterizzato da genocidi, violenze organizzate e distruzione sistematica del paesaggio costruito, quali strategie di eradicazione fisica, sociale e culturale. Il recupero dei luoghi di queste violenze ha costituito un atto strumentale di valore politico tutt’ora dibattuto, laddove territorio, identità e sovranità restano contese, come nella Bosnia-Erzegovina dell’era post-Dayton. Questo contributo intende soffermarsi sui luoghi della memoria nel contesto bosniaco, in particolare sull’albergo Vilina Vlas, ponendosi una domanda: è nei territori ove la sovranità si dimostra più debole che la memoria assume connotazioni post-nazionali, rappresentando coalizioni di interessi nazionali ed extraterritoriali attraverso uno stato di eccezione giuridico e spaziale? In Bosnia-Erzegovina piani di ricostruzione ed aiuto influenzati dall’appartenenza politico-religiosa come da pressioni transnazionali, che riflettono diverse sovranità attraverso «una configurazione postcoloniale dei rapporti fra élite locali, attori internazionali e lo spazio urbano » , hanno trasformato la memorializzazione in casi di ulteriore polarizzazione. Il contributo indaga tali pratiche di costruzione di una memoria collettiva, definita dalla codificazione di miti sciovinisti attraverso una sovranità limitata, squilibri post-coloniali o, nel caso di Vilina Vlas, asimmetrie di genere.
Memoria post-nazionale. Spazio, sovranità e violenza in Bosnia-Erzegovina / Peragine, Richard Lee (VERBAMANENT). - In: Autoritarismi, totalitarismi e luoghi del trauma. Da siti di violenza a spazi di memoria / Chiara Giubilaro, Elena Pirazzoli e Daniela Tononi. - STAMPA. - Palermo : Palermo University Press, 2021. - ISBN 978-88-5509-381-1. - pp. 111-127
Memoria post-nazionale. Spazio, sovranità e violenza in Bosnia-Erzegovina
Peragine, Richard Lee
2021
Abstract
Il conflitto nell’ex-Jugoslavia è stato caratterizzato da genocidi, violenze organizzate e distruzione sistematica del paesaggio costruito, quali strategie di eradicazione fisica, sociale e culturale. Il recupero dei luoghi di queste violenze ha costituito un atto strumentale di valore politico tutt’ora dibattuto, laddove territorio, identità e sovranità restano contese, come nella Bosnia-Erzegovina dell’era post-Dayton. Questo contributo intende soffermarsi sui luoghi della memoria nel contesto bosniaco, in particolare sull’albergo Vilina Vlas, ponendosi una domanda: è nei territori ove la sovranità si dimostra più debole che la memoria assume connotazioni post-nazionali, rappresentando coalizioni di interessi nazionali ed extraterritoriali attraverso uno stato di eccezione giuridico e spaziale? In Bosnia-Erzegovina piani di ricostruzione ed aiuto influenzati dall’appartenenza politico-religiosa come da pressioni transnazionali, che riflettono diverse sovranità attraverso «una configurazione postcoloniale dei rapporti fra élite locali, attori internazionali e lo spazio urbano » , hanno trasformato la memorializzazione in casi di ulteriore polarizzazione. Il contributo indaga tali pratiche di costruzione di una memoria collettiva, definita dalla codificazione di miti sciovinisti attraverso una sovranità limitata, squilibri post-coloniali o, nel caso di Vilina Vlas, asimmetrie di genere.File | Dimensione | Formato | |
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