Il volume “Metromontagna. Un progetto per riabitare l’Italia” rappresenta il terzo titolo della serie “Riabitare l’Italia” pubblicata dalla casa editrice Donzelli di Roma. Uscito nel 2021, il libro oltre all’edizione originaria è stato oggetto ad oggi di una ristampa, a testimonianza della diffusione che ha avuto nel dibattito pubblico, culturale e politico, sulle aree interne e montane italiane. La serie è stata inaugurata nel 2018 dal libro “Riabitare l’Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste”, curato da Antonio De Rossi, volume che è stato fondamentale per porre al centro della discussione nazionale i temi dei territori periferici e marginalizzati, che rappresentano circa il 60% della superficie del paese, il 52% dei comuni e il 22% della popolazione (nel profilo Google Scholar di Antonio De Rossi il libro presenta 439 citazioni). Il volume “Metromontagna” rappresenta la diretta continuazione di quel lavoro di ricerca e di proposta politica e progettuale, ponendo una serie di temi – come la creazione di coalizioni territoriali e di sistemi relazionali tra spazi metropolitani e montani nel contesto del cambiamento climatico – che non erano stati oggetto di concettualizzazione e progettualità durante la prima fase della Strategia nazionale per le Aree interne elaborata dall’allora ministro Fabrizio Barca. Oltre alla curatela, Antonio De Rossi scrive con l’altro curatore il saggio introduttivo “Per un progetto metromontano” (pp. 3-26), da cui trapela anche l’importanza di architetture metromontane e di spazi scambiatori e ibridatori per la diffusione di servizi di welfare, per le pratiche di innovazione sociale a base culturale, e per la costruzione di nuove economie. Il libro, che tocca questioni oggi centrali nella costruzione di rappresentazioni e politiche per il territorio italiano, ha avuto diverse recensioni su organi di stampa nazionali, come nel caso de “Il Corriere della Sera”, “Avvenire”, “Il Manifesto”, “Domani”, a dimostrazione dell’importanza del tema, e presenta 57 citazioni su Google Scholar. Metromontagna è certo una parola nuova, che racchiude in sé un proposito radicale: riunire sotto un unico sguardo ciò che “naturaliter” ci appare diviso, decostruendo l’alterità tra città e montagna. Questo drastico cambiamento del punto di vista appare necessario e illuminante, in una fase come quella che stiamo attraversando e per un territorio come quello del nostro paese, caratterizzati entrambi da una crisi della centralità urbana e da un ripensamento dei rapporti tra centri e periferie. «Se il mare, alzandosi di pochi metri, ricoprisse quel golfo di terra che è la valla padana, l’Italia sarebbe una sola e grande montagna», scriveva Meuccio Ruini nel 1919. In Italia, accanto ai problemi di latitudine, vi sono quelli di altitudine. Se letto attraverso queste lenti, il Nord – come l’intero paese – appare come il mosaico di una geografia policentrica composta da sistemi territoriali rugosi che intrecciano senza soluzione di continuità ampie zone pianeggianti, aree urbane estese, valli e montagne. Tipi di montagne e di pianure, intersecati con grandi città, ma anche con sistemi di città medie contornati da montagne. È il policentrismo metromontano del nostro paese, dimensione che richiede nuovi atlanti e nuove mappe che mostrino alla politica la possibilità di non governare con la montagna alle spalle e lo sguardo speranzoso alla sola pianura, come se la montagna non potesse generare ricchezza e benessere. Le politiche separano sulla base di confini che hanno natura amministrativa, in ossequio a criteri disegnati dai centri o in funzione della ricerca del consenso politico, e solo raramente accompagnano e valorizzano le interdipendenze funzionali, i flussi di risorse e le persone che vivono e lavorano a cavallo di questi confini. La valorizzazione del policentrismo richiede politiche di connessione tra territori capaci di generare nuovi mercati, di costruire reti e infrastrutture, di contrastare il depopolamento e gli effetti del cambiamento climatico. Il volume interviene in una discussione pubblica quanto mai attiva sui possibili nuovi rapporti tra territori metropolitani e rural-montani, che è sempre più attuale in tempi di smart working e di ripopolamento dei centri minori in abbandono
Metromontagna. Un progetto per riabitare l’Italia / DE ROSSI, Antonio; Barbera, Filippo. - STAMPA. - (2021), pp. 1-272.
Metromontagna. Un progetto per riabitare l’Italia
Antonio De Rossi;
2021
Abstract
Il volume “Metromontagna. Un progetto per riabitare l’Italia” rappresenta il terzo titolo della serie “Riabitare l’Italia” pubblicata dalla casa editrice Donzelli di Roma. Uscito nel 2021, il libro oltre all’edizione originaria è stato oggetto ad oggi di una ristampa, a testimonianza della diffusione che ha avuto nel dibattito pubblico, culturale e politico, sulle aree interne e montane italiane. La serie è stata inaugurata nel 2018 dal libro “Riabitare l’Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste”, curato da Antonio De Rossi, volume che è stato fondamentale per porre al centro della discussione nazionale i temi dei territori periferici e marginalizzati, che rappresentano circa il 60% della superficie del paese, il 52% dei comuni e il 22% della popolazione (nel profilo Google Scholar di Antonio De Rossi il libro presenta 439 citazioni). Il volume “Metromontagna” rappresenta la diretta continuazione di quel lavoro di ricerca e di proposta politica e progettuale, ponendo una serie di temi – come la creazione di coalizioni territoriali e di sistemi relazionali tra spazi metropolitani e montani nel contesto del cambiamento climatico – che non erano stati oggetto di concettualizzazione e progettualità durante la prima fase della Strategia nazionale per le Aree interne elaborata dall’allora ministro Fabrizio Barca. Oltre alla curatela, Antonio De Rossi scrive con l’altro curatore il saggio introduttivo “Per un progetto metromontano” (pp. 3-26), da cui trapela anche l’importanza di architetture metromontane e di spazi scambiatori e ibridatori per la diffusione di servizi di welfare, per le pratiche di innovazione sociale a base culturale, e per la costruzione di nuove economie. Il libro, che tocca questioni oggi centrali nella costruzione di rappresentazioni e politiche per il territorio italiano, ha avuto diverse recensioni su organi di stampa nazionali, come nel caso de “Il Corriere della Sera”, “Avvenire”, “Il Manifesto”, “Domani”, a dimostrazione dell’importanza del tema, e presenta 57 citazioni su Google Scholar. Metromontagna è certo una parola nuova, che racchiude in sé un proposito radicale: riunire sotto un unico sguardo ciò che “naturaliter” ci appare diviso, decostruendo l’alterità tra città e montagna. Questo drastico cambiamento del punto di vista appare necessario e illuminante, in una fase come quella che stiamo attraversando e per un territorio come quello del nostro paese, caratterizzati entrambi da una crisi della centralità urbana e da un ripensamento dei rapporti tra centri e periferie. «Se il mare, alzandosi di pochi metri, ricoprisse quel golfo di terra che è la valla padana, l’Italia sarebbe una sola e grande montagna», scriveva Meuccio Ruini nel 1919. In Italia, accanto ai problemi di latitudine, vi sono quelli di altitudine. Se letto attraverso queste lenti, il Nord – come l’intero paese – appare come il mosaico di una geografia policentrica composta da sistemi territoriali rugosi che intrecciano senza soluzione di continuità ampie zone pianeggianti, aree urbane estese, valli e montagne. Tipi di montagne e di pianure, intersecati con grandi città, ma anche con sistemi di città medie contornati da montagne. È il policentrismo metromontano del nostro paese, dimensione che richiede nuovi atlanti e nuove mappe che mostrino alla politica la possibilità di non governare con la montagna alle spalle e lo sguardo speranzoso alla sola pianura, come se la montagna non potesse generare ricchezza e benessere. Le politiche separano sulla base di confini che hanno natura amministrativa, in ossequio a criteri disegnati dai centri o in funzione della ricerca del consenso politico, e solo raramente accompagnano e valorizzano le interdipendenze funzionali, i flussi di risorse e le persone che vivono e lavorano a cavallo di questi confini. La valorizzazione del policentrismo richiede politiche di connessione tra territori capaci di generare nuovi mercati, di costruire reti e infrastrutture, di contrastare il depopolamento e gli effetti del cambiamento climatico. Il volume interviene in una discussione pubblica quanto mai attiva sui possibili nuovi rapporti tra territori metropolitani e rural-montani, che è sempre più attuale in tempi di smart working e di ripopolamento dei centri minori in abbandonoPubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2943452