È opinione comune che la diffusione della pandemia da Covid-19 abbia operato da acceleratore di fenomeni latenti, destrutturati e scarsamente distribuiti. Abbiamo assistito in poche settimane ad un evento di portata globale, con una capacità di innescare e propagare processi evolutivi innovativi di cui potremo comprendere la reale portata solo tra alcuni (forse molti) anni. Interpretato in questa prospettiva, abbiamo assistito non solo a quello che in letteratura viene definito come “cigno nero”1 , bensì a un cigno nero di carattere esponenziale per la dimensione dell’impatto prodotto sul nostro sistema di riferimento (sanitario, economico, tecnologico, educativo, politico e personale). L’aneddotica delle settimane di lockdown è infatti ricca di episodi e nuove abitudini che hanno segnato una trasformazione repentina del nostro vivere: grazie (o per effetto) del coronavirus abbiamo sperimentato, tra le altre cose, la produttività dello smart working (siamo passati dai 570 mila lavoratori italiani che facevano ricorso al lavoro agile prima della chiusura2 a oltre 2 milioni3 ), abbiamo scoperto che è possibile ordinare la spesa dallo smartphone e ricevere la consegna direttamente a casa secondo nostra preferenza, visitato musei e ammirato opere d’arte dal divano in salotto, appurato che il processo di dematerializzazione ci consente di ricevere la ricetta medica digitale via e-mail, sms o comunicazione telefonica senza bisogno di recarsi fisicamente dal medico. Se è vero che da ogni crisi origina una opportunità, è giunto il momento di avviare una riflessione profonda sulle traiettorie del futuro del nostro pianeta e della nostra società, forti della nuova consapevolezza acquisita. Per affrontare la seconda fase dell’emergenza, quella della convivenza con il virus, e di progettazione di una nuova normalità, è infatti necessario un cambio di passo che metta al centro competenze e saperi e che adotti l’innovazione come leva strategica per lo sviluppo territoriale e globale.
Preparare un tempo migliore / Sciarra, Carla; Bersanetti, Fulvio; Mulassano, Paolo - In: Le parole della crisi, le politiche dopo la pandemia. Guida non emergenziale al post-Covid-19. / M. Malvicini, T. Portaluri, A. Martinengo (a cura di). - Napoli : Editoriale Scientifica, 2020. - ISBN 978-88-9391-868-8. - pp. 449-466
Preparare un tempo migliore
Carla Sciarra;Paolo Mulassano
2020
Abstract
È opinione comune che la diffusione della pandemia da Covid-19 abbia operato da acceleratore di fenomeni latenti, destrutturati e scarsamente distribuiti. Abbiamo assistito in poche settimane ad un evento di portata globale, con una capacità di innescare e propagare processi evolutivi innovativi di cui potremo comprendere la reale portata solo tra alcuni (forse molti) anni. Interpretato in questa prospettiva, abbiamo assistito non solo a quello che in letteratura viene definito come “cigno nero”1 , bensì a un cigno nero di carattere esponenziale per la dimensione dell’impatto prodotto sul nostro sistema di riferimento (sanitario, economico, tecnologico, educativo, politico e personale). L’aneddotica delle settimane di lockdown è infatti ricca di episodi e nuove abitudini che hanno segnato una trasformazione repentina del nostro vivere: grazie (o per effetto) del coronavirus abbiamo sperimentato, tra le altre cose, la produttività dello smart working (siamo passati dai 570 mila lavoratori italiani che facevano ricorso al lavoro agile prima della chiusura2 a oltre 2 milioni3 ), abbiamo scoperto che è possibile ordinare la spesa dallo smartphone e ricevere la consegna direttamente a casa secondo nostra preferenza, visitato musei e ammirato opere d’arte dal divano in salotto, appurato che il processo di dematerializzazione ci consente di ricevere la ricetta medica digitale via e-mail, sms o comunicazione telefonica senza bisogno di recarsi fisicamente dal medico. Se è vero che da ogni crisi origina una opportunità, è giunto il momento di avviare una riflessione profonda sulle traiettorie del futuro del nostro pianeta e della nostra società, forti della nuova consapevolezza acquisita. Per affrontare la seconda fase dell’emergenza, quella della convivenza con il virus, e di progettazione di una nuova normalità, è infatti necessario un cambio di passo che metta al centro competenze e saperi e che adotti l’innovazione come leva strategica per lo sviluppo territoriale e globale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11583/2847556