La Lettera a Leone X, nata dalla collaborazione tra Baldassarre Castiglione e Raffaello, è un documento fondante per la storia della tutela oltre a costituire uno degli scritti storico-artistici più importanti e noti del Rinascimento. La Lettera fornisce una ricca messe di informazioni sul Raffaello teorico delle arti, in congiunzione con pochi altri documenti scritti da lui o a lui riferibili: la Lettera su Villa Madama, le glosse alla traduzione vitruviana che commissionò a Fabio Calvo ravennate, i cinque sonetti petrarcheschi che compose all’inizio del suo soggiorno romano, le lettere ai famigliari. La Lettera descrive il grande progetto di “Mettere in disegno Roma antica”, ma non solo. Essa è una lettera-dedicatoria e il prologo di una sorta di trattato di nuova concezione in cui la pianta di Roma sarebbe stata accompagnata da disegni degli edifici esemplari, in pianta, prospetto e sezione, nonché da notizie antiquarie: un vero e proprio lavoro di stampo umanistico capace di intrecciare più ambiti disciplinari. L’amalgama in grado di tenere assieme questa grande impalcatura concettuale e operativa era Raffaello. Alla sua morte (6 aprile 1520) tutto sembra sparire d’incanto ed è quasi divorato dal tempo; ma, come la brace, si riaccende allo scadere del Settecento per durare, fuoco inestinguibile, ancora oggi, illuminando anche l’articolo 9 della nostra Carta costituzionale.
Lettera a Leone X di Raffaello e Baldassarre Castiglione / Teodoro, Di. - STAMPA. - (2020), pp. 1-107.
Lettera a Leone X di Raffaello e Baldassarre Castiglione
Di Teodoro
2020
Abstract
La Lettera a Leone X, nata dalla collaborazione tra Baldassarre Castiglione e Raffaello, è un documento fondante per la storia della tutela oltre a costituire uno degli scritti storico-artistici più importanti e noti del Rinascimento. La Lettera fornisce una ricca messe di informazioni sul Raffaello teorico delle arti, in congiunzione con pochi altri documenti scritti da lui o a lui riferibili: la Lettera su Villa Madama, le glosse alla traduzione vitruviana che commissionò a Fabio Calvo ravennate, i cinque sonetti petrarcheschi che compose all’inizio del suo soggiorno romano, le lettere ai famigliari. La Lettera descrive il grande progetto di “Mettere in disegno Roma antica”, ma non solo. Essa è una lettera-dedicatoria e il prologo di una sorta di trattato di nuova concezione in cui la pianta di Roma sarebbe stata accompagnata da disegni degli edifici esemplari, in pianta, prospetto e sezione, nonché da notizie antiquarie: un vero e proprio lavoro di stampo umanistico capace di intrecciare più ambiti disciplinari. L’amalgama in grado di tenere assieme questa grande impalcatura concettuale e operativa era Raffaello. Alla sua morte (6 aprile 1520) tutto sembra sparire d’incanto ed è quasi divorato dal tempo; ma, come la brace, si riaccende allo scadere del Settecento per durare, fuoco inestinguibile, ancora oggi, illuminando anche l’articolo 9 della nostra Carta costituzionale.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11583/2799173