In Italia siamo oggi in presenza di un modello di accoglienza diffuso, grazie al quale (o a causa del quale, a seconda della qualità dei casi) molti migranti forzati hanno trovato accoglienza anche nelle aree montane e pedemontane. Territori dove la popolazione straniera, se ben inserita, può rappresentare una risorsa particolarmente importante, contribuendo a frenare la riduzione della forza lavoro e il forte invecchiamento della popolazione e contribuendo a rafforzare servizi carenti (che spesso rischiano la chiusura) di cui tutti necessitano. Il fenomeno consolidato dei cosiddetti "migranti economici" nelle terre alte, i nuovi residenti "per scelta" che abbiamo approfondito all'interno del volume Nuovi montanari di questa collana, viene affiancato da quello dei richiedenti asilo e dei rifugiati, indirizzati forzosamente verso le valli montane e le aree interne italiane da politiche che, almeno in partenza, sembravano guardare più alla dispersione degli stranieri sul territorio (l'occultamento in quelli che chiamavamo "spazi di retroscena") che alla loro inclusione sociale, temporanea o permanente che fosse. Eppure, a fronte delle carenze dell'intervento istituzionale (fortemente sbilanciato sulla dimensione "emergenziale"), si delinea l'attivismo delle associazioni, delle parrocchie, delle ONG e dei comuni, nell'ambito dei progetti di accoglienza ufficiali come delle iniziative informali, delle mobilitazioni, dell'aiuto diretto, dell'ospitalità domestica. E questo accade anche e soprattutto nelle terre alte, dalle Alpi agli Appennini, lasciando emergere i tratti di un approccio ben diverso al tema migratorio: un approccio attento a come valorizzare nel tempo la risorsa territoriale rappresentata dai "montanari per forza", nella direzione della resilienza rispetto a comunità locali in crisi demografica ed economica, dell'innovazione sociale e culturale, dello sviluppo sostenibile e responsabile.
Montanari per forza. Rifugiati e richiedenti asilo nella montagna italiana / Dematteis, Maurizio; DI GIOIA, Alberto; Membretti, Andrea. - STAMPA. - (2018), pp. 1-158.
Montanari per forza. Rifugiati e richiedenti asilo nella montagna italiana
Alberto Di Gioia;
2018
Abstract
In Italia siamo oggi in presenza di un modello di accoglienza diffuso, grazie al quale (o a causa del quale, a seconda della qualità dei casi) molti migranti forzati hanno trovato accoglienza anche nelle aree montane e pedemontane. Territori dove la popolazione straniera, se ben inserita, può rappresentare una risorsa particolarmente importante, contribuendo a frenare la riduzione della forza lavoro e il forte invecchiamento della popolazione e contribuendo a rafforzare servizi carenti (che spesso rischiano la chiusura) di cui tutti necessitano. Il fenomeno consolidato dei cosiddetti "migranti economici" nelle terre alte, i nuovi residenti "per scelta" che abbiamo approfondito all'interno del volume Nuovi montanari di questa collana, viene affiancato da quello dei richiedenti asilo e dei rifugiati, indirizzati forzosamente verso le valli montane e le aree interne italiane da politiche che, almeno in partenza, sembravano guardare più alla dispersione degli stranieri sul territorio (l'occultamento in quelli che chiamavamo "spazi di retroscena") che alla loro inclusione sociale, temporanea o permanente che fosse. Eppure, a fronte delle carenze dell'intervento istituzionale (fortemente sbilanciato sulla dimensione "emergenziale"), si delinea l'attivismo delle associazioni, delle parrocchie, delle ONG e dei comuni, nell'ambito dei progetti di accoglienza ufficiali come delle iniziative informali, delle mobilitazioni, dell'aiuto diretto, dell'ospitalità domestica. E questo accade anche e soprattutto nelle terre alte, dalle Alpi agli Appennini, lasciando emergere i tratti di un approccio ben diverso al tema migratorio: un approccio attento a come valorizzare nel tempo la risorsa territoriale rappresentata dai "montanari per forza", nella direzione della resilienza rispetto a comunità locali in crisi demografica ed economica, dell'innovazione sociale e culturale, dello sviluppo sostenibile e responsabile.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2740472
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