Il lungo saggio è contenuto in un volume collettaneo svizzero curato da Michael Jakob e dedicato al Lago Lemano, che vede la partecipazione di alcuni tra i principali studiosi a livello internazionale del paesaggio e dell'architettura alpina, ed è esito delle relazioni intrattenute dall'autore con le sedi universitarie transalpine, in questo caso l'Università di Ginevra. La tesi sostenuta nel saggio concerne il determinante ruolo giocato dai grandi laghi che circondano le Alpi nella fase inaugurale – Settecento e inizio Ottocento – di costruzione di un’idea moderna di paesaggio montano. Tale ruolo si esercita in virtù di un dispositivo di natura estetica, che l'autore definisce Contrasto complementare, secondo cui il paesaggio alpino viene specificatamente a determinarsi – a differenza di quanto ad esempio accade negli stessi decenni nel Lake District – proprio grazie all’unione di elementi contrapposti (ghiacciai e boschi, montagne e laghi), i quali si legittimano e amplificano vicendevolmente, dando vita a una configurazione paesaggistica di ordine superiore che travalica la banale sommatoria delle singole componenti. Se il piacere estetico che nasce dal paesaggio alpino viene quindi a costruirsi sul contrasto, questo contrasto non è però di matrice meramente oppositiva, in quanto si fonda sul carattere di complementarietà dei termini. Al contempo il Contrasto complementare consente all’elemento più estraneo e estremo, in questo caso le horrende montagne di eredità classica, di essere addomesticato e reso familiare grazie all’azione dell’altro termine, nella fattispecie i laghi, i quali erano già stati oggetto di un processo di “paesaggizzazione” per mezzo della tradizione estetica arcadica e pastorale sei-settecentesca. Da questo punto di vista, i grandi specchi d’acqua subalpini, come il Lemano o il lago Maggiore, letteralmente trascinano le montagne dentro il paesaggio europeo della modernità. Lo studio del Contrasto complementare diventa allora fondamentale, perché rappresenta il dispositivo estetico che nel corso del tempo, dal Settecento fino a oggi, guida la costruzione del paesaggio alpino, e il modo con cui gli oggetti fisici come le architetture e le infrastrutture si rapportano con lo spazio montano.
Le Léman et "les autres" / DE ROSSI, Antonio - In: Autour du Léman. Histoire et esthétique d'un espace lacustre / Michael Jakob (dirigé par). - STAMPA. - Ginevra : Metispress, 2018. - ISBN 9782940563258. - pp. 180-226
Le Léman et "les autres"
Antonio De Rossi
2018
Abstract
Il lungo saggio è contenuto in un volume collettaneo svizzero curato da Michael Jakob e dedicato al Lago Lemano, che vede la partecipazione di alcuni tra i principali studiosi a livello internazionale del paesaggio e dell'architettura alpina, ed è esito delle relazioni intrattenute dall'autore con le sedi universitarie transalpine, in questo caso l'Università di Ginevra. La tesi sostenuta nel saggio concerne il determinante ruolo giocato dai grandi laghi che circondano le Alpi nella fase inaugurale – Settecento e inizio Ottocento – di costruzione di un’idea moderna di paesaggio montano. Tale ruolo si esercita in virtù di un dispositivo di natura estetica, che l'autore definisce Contrasto complementare, secondo cui il paesaggio alpino viene specificatamente a determinarsi – a differenza di quanto ad esempio accade negli stessi decenni nel Lake District – proprio grazie all’unione di elementi contrapposti (ghiacciai e boschi, montagne e laghi), i quali si legittimano e amplificano vicendevolmente, dando vita a una configurazione paesaggistica di ordine superiore che travalica la banale sommatoria delle singole componenti. Se il piacere estetico che nasce dal paesaggio alpino viene quindi a costruirsi sul contrasto, questo contrasto non è però di matrice meramente oppositiva, in quanto si fonda sul carattere di complementarietà dei termini. Al contempo il Contrasto complementare consente all’elemento più estraneo e estremo, in questo caso le horrende montagne di eredità classica, di essere addomesticato e reso familiare grazie all’azione dell’altro termine, nella fattispecie i laghi, i quali erano già stati oggetto di un processo di “paesaggizzazione” per mezzo della tradizione estetica arcadica e pastorale sei-settecentesca. Da questo punto di vista, i grandi specchi d’acqua subalpini, come il Lemano o il lago Maggiore, letteralmente trascinano le montagne dentro il paesaggio europeo della modernità. Lo studio del Contrasto complementare diventa allora fondamentale, perché rappresenta il dispositivo estetico che nel corso del tempo, dal Settecento fino a oggi, guida la costruzione del paesaggio alpino, e il modo con cui gli oggetti fisici come le architetture e le infrastrutture si rapportano con lo spazio montano.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11583/2703476