Rispetto alle differenti strategie di accoglienza per persone senza dimora, il programma Housing First promuove l’accesso immediato ad una residenza stabile e duratura e la separazione dell’assistenza abitativa dal trattamento di eventuali dipendenze e patologie. Ai partecipanti viene offerta la possibilità di scelta attraverso la quale esercitare il controllo sul proprio ambiente abitativo, mettendo in condizione di poter determinare quali caratteristiche dell’abitazione siano più importanti, in relazione alla realizzazione degli obiettivi, delle esigenze personali e di rappresentazione di sé. L’articolo delinea i possibili modi in cui gli oggetti e gli spazi domestici sono utilizzati per costruire, ricostruire, rimodellare identità individuali fortemente segnate dalla precarietà abitativa, economica, ma anche affettiva e relazionale derivata da lunghi periodi trascorsi “senza dimora”. Lo fa attraverso prime rappresentazioni delle “case di housing first” visitate, che riflettono il modo con cui la persona è libera di esprimere sé stessa attraverso l’appropriazione degli spazi e l’uso degli oggetti, ridefinendo i confini di sé e di ciò che le è proprio. Nell’intimità degli appartamenti, nelle stanze e tra gli oggetti domestici, si incontrano diverse tradizioni disciplinari, comprese quelle dell’antropologia e del design, che in questo caso adattano i metodi e gli strumenti a cogliere la visione individuale, intima e personale del vivere la casa, in un orientamento microanalitico che si concentra sugli elementi simbolici dell’abitare, dell’identità, della riappropriazione di sé, a partire e attraverso elementi tangibili come gli spazi e gli oggetti domestici. __ Compared to different housing strategies for homeless people, the Housing First program promotes instant access to a stable and permanent residence and the separation of the housing assistance from the treatment of any addictions and pathologies. The participants are offered the possibility of choosing the method of exercising control over their own living environment, placing themselves in the condition to be able to determine, which are the most important characteristics of the dwelling in relation to the implementation of their objectives, personal needs and self-representation. The paper outlines the possible ways items and domestic spaces are used to build, rebuild, and reshape individual identity which is strongly marked by living and economic insecurity, but also affective and relational difficulties due to long periods spent being “homeless”. It does so through first representations of the “Housing First” visited homes. They show how the individuals who enter these houses are free to express themselves through the appropriation of space and the use of items, so that they can redefine the boundaries of themselves and of what belongs to them. In the intimacy of the apartments, in the rooms and among domestic items, different disciplinary traditions meet, including those of anthropology and design. In this sense, anthropology and design adapt the methods and tools in order to grasp an individual’s vision, both intimate and personal of home living, in a micro-analytic orientation that focuses on the symbolic elements of living, identity and self-re-appropriation through tangible elements such spaces and household items.
«Posso entrare?». Spazi domestici e oggetti quotidiani in un progetto di HF / Campagnaro, Cristian; Valentina, Porcellana - In: Scenari e pratiche dell’Housing First. Una nuova via dell’accoglienza per la grave emarginazione adulta in Italia. / Caterina Cortese. - STAMPA. - Milano : FRANCO ANGELI, 2016. - ISBN 978-88-917-4430-2. - pp. 177-191
«Posso entrare?». Spazi domestici e oggetti quotidiani in un progetto di HF
CAMPAGNARO, CRISTIAN;
2016
Abstract
Rispetto alle differenti strategie di accoglienza per persone senza dimora, il programma Housing First promuove l’accesso immediato ad una residenza stabile e duratura e la separazione dell’assistenza abitativa dal trattamento di eventuali dipendenze e patologie. Ai partecipanti viene offerta la possibilità di scelta attraverso la quale esercitare il controllo sul proprio ambiente abitativo, mettendo in condizione di poter determinare quali caratteristiche dell’abitazione siano più importanti, in relazione alla realizzazione degli obiettivi, delle esigenze personali e di rappresentazione di sé. L’articolo delinea i possibili modi in cui gli oggetti e gli spazi domestici sono utilizzati per costruire, ricostruire, rimodellare identità individuali fortemente segnate dalla precarietà abitativa, economica, ma anche affettiva e relazionale derivata da lunghi periodi trascorsi “senza dimora”. Lo fa attraverso prime rappresentazioni delle “case di housing first” visitate, che riflettono il modo con cui la persona è libera di esprimere sé stessa attraverso l’appropriazione degli spazi e l’uso degli oggetti, ridefinendo i confini di sé e di ciò che le è proprio. Nell’intimità degli appartamenti, nelle stanze e tra gli oggetti domestici, si incontrano diverse tradizioni disciplinari, comprese quelle dell’antropologia e del design, che in questo caso adattano i metodi e gli strumenti a cogliere la visione individuale, intima e personale del vivere la casa, in un orientamento microanalitico che si concentra sugli elementi simbolici dell’abitare, dell’identità, della riappropriazione di sé, a partire e attraverso elementi tangibili come gli spazi e gli oggetti domestici. __ Compared to different housing strategies for homeless people, the Housing First program promotes instant access to a stable and permanent residence and the separation of the housing assistance from the treatment of any addictions and pathologies. The participants are offered the possibility of choosing the method of exercising control over their own living environment, placing themselves in the condition to be able to determine, which are the most important characteristics of the dwelling in relation to the implementation of their objectives, personal needs and self-representation. The paper outlines the possible ways items and domestic spaces are used to build, rebuild, and reshape individual identity which is strongly marked by living and economic insecurity, but also affective and relational difficulties due to long periods spent being “homeless”. It does so through first representations of the “Housing First” visited homes. They show how the individuals who enter these houses are free to express themselves through the appropriation of space and the use of items, so that they can redefine the boundaries of themselves and of what belongs to them. In the intimacy of the apartments, in the rooms and among domestic items, different disciplinary traditions meet, including those of anthropology and design. In this sense, anthropology and design adapt the methods and tools in order to grasp an individual’s vision, both intimate and personal of home living, in a micro-analytic orientation that focuses on the symbolic elements of living, identity and self-re-appropriation through tangible elements such spaces and household items.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2666326
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