Attraverso una ricca selezione di immagini, il saggio analizza l’immaginario e il reale nelle rappresentazioni della città di Alessandria. La città dell’immaginario si rifà ad esempio al mito della sua fondazione, ben leggibile nei dipinti di Fulvio Cervini; altrettanto interesse ha l’iconografia che lega la città all’acqua nel suo secolare rapporto conflittuale con il Tanaro. Nell’immaginario tipico dell’atmosfera risorgimentale, a celebrare Alessandria è invece la lotta contro il Barbarossa, interpretata con pathos nel grandioso dipinto di Carlo Arienti. Anche le splendide vedute di Carlo Bossoli (il vivace schizzo e la più contenuta litografia), in memoria della trionfale accoglienza a Napoleone III nel 1859, creano spunti per illustrare la città dell’immaginario. Si ricorre invece ad una iconografia che fornisca dati sulla città reale per ottenere informazioni sul broletto e sui suoi rapporti con il contesto urbano. Le più antiche immagini reperite (di fine XV sec. e di metà del successivo) hanno una grafica d’impronta medievale. La città vi è rappresentata entro la cinta murata, mentre all’interno emergono torri e campanili, in un fagocitato assetto urbano. Tutte le immagini, iconiche, rilevano il rapporto città-fiume, mentre alcune accennano anche a un paesaggio collinare esterno. Per avere un’immagine reale di Alessandria si deve però giungere al 1657, con un disegno in vista pseudo assonometrica, ove sono rappresentati i due nuclei separati dal fiume, il Borgoglio – ove verrà eretta la Cittadella nel 1728 – e la città: sono definite con chiarezza le lottizzazioni e appare in centro la piazza della Cattedrale su cui affaccia il Palatium Vetus. Il contesto ambientale della piazza è ulteriormente specificato nell’iconografia ottocentesca: da una vista dall’alto dell’insieme urbano resa secondo i canoni dell’imperante Realismo pittorico, così come dai disegni del Buniva o di Clemente Rovere. In tutti i documenti ritrovati, però, scarsa attenzione è dedicata all’edificio qui studiato, poiché risultavano dominanti sull’immagine dell’invaso – allora come oggi – le prestigiose architetture del Palazzo Ghilini e del più tardo Palazzo del Comune.
Palatium Vetus nell'immagine (e nell'immaginario) della città / Marotta, Anna; Davico, Pia - In: Palatium Vetus. Il broletto ritrovato nel cuore di Alessandria / Marotta A.. - STAMPA. - Roma : Gangemi Editore, 2016. - ISBN 9788849230024. - pp. 229-248
Palatium Vetus nell'immagine (e nell'immaginario) della città
MAROTTA, Anna;DAVICO, PIA
2016
Abstract
Attraverso una ricca selezione di immagini, il saggio analizza l’immaginario e il reale nelle rappresentazioni della città di Alessandria. La città dell’immaginario si rifà ad esempio al mito della sua fondazione, ben leggibile nei dipinti di Fulvio Cervini; altrettanto interesse ha l’iconografia che lega la città all’acqua nel suo secolare rapporto conflittuale con il Tanaro. Nell’immaginario tipico dell’atmosfera risorgimentale, a celebrare Alessandria è invece la lotta contro il Barbarossa, interpretata con pathos nel grandioso dipinto di Carlo Arienti. Anche le splendide vedute di Carlo Bossoli (il vivace schizzo e la più contenuta litografia), in memoria della trionfale accoglienza a Napoleone III nel 1859, creano spunti per illustrare la città dell’immaginario. Si ricorre invece ad una iconografia che fornisca dati sulla città reale per ottenere informazioni sul broletto e sui suoi rapporti con il contesto urbano. Le più antiche immagini reperite (di fine XV sec. e di metà del successivo) hanno una grafica d’impronta medievale. La città vi è rappresentata entro la cinta murata, mentre all’interno emergono torri e campanili, in un fagocitato assetto urbano. Tutte le immagini, iconiche, rilevano il rapporto città-fiume, mentre alcune accennano anche a un paesaggio collinare esterno. Per avere un’immagine reale di Alessandria si deve però giungere al 1657, con un disegno in vista pseudo assonometrica, ove sono rappresentati i due nuclei separati dal fiume, il Borgoglio – ove verrà eretta la Cittadella nel 1728 – e la città: sono definite con chiarezza le lottizzazioni e appare in centro la piazza della Cattedrale su cui affaccia il Palatium Vetus. Il contesto ambientale della piazza è ulteriormente specificato nell’iconografia ottocentesca: da una vista dall’alto dell’insieme urbano resa secondo i canoni dell’imperante Realismo pittorico, così come dai disegni del Buniva o di Clemente Rovere. In tutti i documenti ritrovati, però, scarsa attenzione è dedicata all’edificio qui studiato, poiché risultavano dominanti sull’immagine dell’invaso – allora come oggi – le prestigiose architetture del Palazzo Ghilini e del più tardo Palazzo del Comune.File | Dimensione | Formato | |
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