Articolando la visione diffusa e consolidata dalla critica e dalla storiografia dell'architettura è possibile definire un quadro teorico a partire dalla messa in evidenzia di alcuni tratti costanti che caratterizzano uno specifico atteggiamento verso il progetto tipico dello sviluppo disciplinare portoghese. La localizzazione periferica del Portogallo, ai margini geografici e culturali dell’Europa, influenza il percorso seguito dall'architettura portoghese, connotando una produzione che verso la metà della decade del 1970 acquista proiezione internazionale. Ubicazione periferica, sfasamento temporale e arretratezza tecnologica costituiscono fattori dominanti nella definizione della specificità della architettura portoghese basata sulla ricerca di metodologie certe, evidente nei progetti e realizzazioni degli autori più noti delle ultime decadi. Si tratta di una produzione consolidata attraverso un percorso caratterizzato da una certa solidità e continuità. Una produzione che, radicata in “fatti reali”, si costruisce a partire dalla risposta alle molteplici implicazioni del programma, dei costi e dei luoghi della costruzione, al desiderio dei creatori e alla volontà dei committenti, costituendosi come una vera e propria tradizione di pragmatismo, talvolta più determinante della propria tradizione culturale. Osservando il panorama portoghese è possibile verificare come nel corso del XX secolo tale continuità, sviluppatasi nella dialettica tra la ricerca di una architettura locale, o "autenticamente portoghese", ed una volontà fortemente moderna, si manifesti nell'esigenza di un realismo costruttivo e nel senso pratico applicato alla soluzione dei programmi. Ma, mentre nei primi decenni del secolo la tensione tra identità nazionale e modernità si sviluppa sotto forma di contrapposizione tra un atteggiamento reazionario o revivalistico e un modernismo sperimentale di tendenza monumentale che trascura i principi ideologici del movimento moderno internazionale, è a partire della fine degli anni Quaranta che, in parallelo e delineando un nucleo di resistenza ideologica, una terza via si sviluppa all’insegna (della ricerca) di una modernità autentica, introducendo un diverso approccio alla tradizione e alla questione dell’identità culturale e avviando un processo di costruzione etica in quanto affermazione disciplinare. La pubblicazione di “A Arquitectura e a Vida”, di Keil do Amaral, nel 1942, e del manifesto del 1947 di Fernando Távora, “O Problema da Casa Portuguesa”, costituiscono i testi fondanti del nuovo modo di intendere l'interpretazione dell’architettura e della pratica professionale. Conseguenza diretta dell'affermarsi di tali posizioni sul piano locale, in sintonia con i termini del dibattito internazionale, nel 1956, significativamente nello stesso anno in cui la rivista Arquitectura viene ripensata con l’ingresso in redazione di un gruppo di giovani architetti legati alla Scuola di Lisbona, e in linea con la tendenza generale di ricerca di “umanizzazione” della architettura, manifestando un'attenzione speciale alle questioni del contesto e al rinnovato interesse per la realtà della cultura autenticamente portoghese, per le tradizioni locali e per l’integrazione con l’ambiente, prende avvio il lavoro di “rilievo sul campo” dell’Inquérito à Arquitectura Regional Portuguesa. L'esperienza, oltre a costituire un formidabile lavoro di rilievo del patrimonio architettonico portoghese, propone una analisi ambientale che tenta di rivelare la trama delle relazioni “tra l’uomo e il suo ambiente -sociale, economico e geografico- nella formulazione delle architetture intese come sequenza di processi del costruire a lungo sedimentati e in stretto rapporto con situazioni concrete specifiche”. Pubblicato per la prima volta nel 1961 con il titolo Arquitectura Popular em Portugal, e non “portoghese”, l’Inquérito costituisce la fine del mito della “casa portuguesa”, in quanto rappresenta molto più di un inventario di forme e tecniche costruttive e propone un'approssimazione all'architettura e al paesaggio, al luogo, alle forme insediative e alle forme di vita, che contribuisce in modo determinante alla riflessione rivolta verso la definizione di un linguaggio architettonico colto, collocato tra i principi del Moderno e l’impegno concreto e operativo in un contesto fisico e storico definito. Le vicende che ruotano intorno all’Inquérito svelano un intreccio di relazioni, idee e personalità che contribuiscono a fare emergere le radici di un atteggiamento disciplinare specifico del contesto portoghese che si traduce sul piano della ricerca e, contemporaneamente, sul piano concreto delle realizzazioni. Queste chiariscono e contestualizzano le ragioni di un modo di fare architettura indissolubilmente legato allo sviluppo di una pratica localizzata, inquadrata dalla critica e dalla storiografia all’interno della denominata Escola do Porto. In tal senso, lo studio propone una sistematizzazione dei fattori che conducono alla realizzazione dell'Inquérito, tracciando un quadro generale del contesto disciplinare e socioculturale portoghese della metà del XX secolo e, parallelamente, tenta di indagare sulle conseguenze che l'esperienza ha avuto sul piano operativo. Articolando la rilettura dei testi e dello splendido apparato iconografico dell'Inquérito con la produzione materiale e teorica contemporanea, l'articolo avanza alcune ipotesi sulla influenza concreta sui piani linguistico e metodologico.

The portugues way. L’inquérito à arquitectura popular em Portugal e la ricerca di una modernità autentica / Gomes, Santiago - In: Tradizione e modernità. L'influsso dell'architettura ordinaria nel moderno / Rossi U.. - STAMPA. - Siracusa : LetteraVentidue Edizioni srl, 2015. - ISBN 9788862421621. - pp. 62-77

The portugues way. L’inquérito à arquitectura popular em Portugal e la ricerca di una modernità autentica.

GOMES, SANTIAGO
2015

Abstract

Articolando la visione diffusa e consolidata dalla critica e dalla storiografia dell'architettura è possibile definire un quadro teorico a partire dalla messa in evidenzia di alcuni tratti costanti che caratterizzano uno specifico atteggiamento verso il progetto tipico dello sviluppo disciplinare portoghese. La localizzazione periferica del Portogallo, ai margini geografici e culturali dell’Europa, influenza il percorso seguito dall'architettura portoghese, connotando una produzione che verso la metà della decade del 1970 acquista proiezione internazionale. Ubicazione periferica, sfasamento temporale e arretratezza tecnologica costituiscono fattori dominanti nella definizione della specificità della architettura portoghese basata sulla ricerca di metodologie certe, evidente nei progetti e realizzazioni degli autori più noti delle ultime decadi. Si tratta di una produzione consolidata attraverso un percorso caratterizzato da una certa solidità e continuità. Una produzione che, radicata in “fatti reali”, si costruisce a partire dalla risposta alle molteplici implicazioni del programma, dei costi e dei luoghi della costruzione, al desiderio dei creatori e alla volontà dei committenti, costituendosi come una vera e propria tradizione di pragmatismo, talvolta più determinante della propria tradizione culturale. Osservando il panorama portoghese è possibile verificare come nel corso del XX secolo tale continuità, sviluppatasi nella dialettica tra la ricerca di una architettura locale, o "autenticamente portoghese", ed una volontà fortemente moderna, si manifesti nell'esigenza di un realismo costruttivo e nel senso pratico applicato alla soluzione dei programmi. Ma, mentre nei primi decenni del secolo la tensione tra identità nazionale e modernità si sviluppa sotto forma di contrapposizione tra un atteggiamento reazionario o revivalistico e un modernismo sperimentale di tendenza monumentale che trascura i principi ideologici del movimento moderno internazionale, è a partire della fine degli anni Quaranta che, in parallelo e delineando un nucleo di resistenza ideologica, una terza via si sviluppa all’insegna (della ricerca) di una modernità autentica, introducendo un diverso approccio alla tradizione e alla questione dell’identità culturale e avviando un processo di costruzione etica in quanto affermazione disciplinare. La pubblicazione di “A Arquitectura e a Vida”, di Keil do Amaral, nel 1942, e del manifesto del 1947 di Fernando Távora, “O Problema da Casa Portuguesa”, costituiscono i testi fondanti del nuovo modo di intendere l'interpretazione dell’architettura e della pratica professionale. Conseguenza diretta dell'affermarsi di tali posizioni sul piano locale, in sintonia con i termini del dibattito internazionale, nel 1956, significativamente nello stesso anno in cui la rivista Arquitectura viene ripensata con l’ingresso in redazione di un gruppo di giovani architetti legati alla Scuola di Lisbona, e in linea con la tendenza generale di ricerca di “umanizzazione” della architettura, manifestando un'attenzione speciale alle questioni del contesto e al rinnovato interesse per la realtà della cultura autenticamente portoghese, per le tradizioni locali e per l’integrazione con l’ambiente, prende avvio il lavoro di “rilievo sul campo” dell’Inquérito à Arquitectura Regional Portuguesa. L'esperienza, oltre a costituire un formidabile lavoro di rilievo del patrimonio architettonico portoghese, propone una analisi ambientale che tenta di rivelare la trama delle relazioni “tra l’uomo e il suo ambiente -sociale, economico e geografico- nella formulazione delle architetture intese come sequenza di processi del costruire a lungo sedimentati e in stretto rapporto con situazioni concrete specifiche”. Pubblicato per la prima volta nel 1961 con il titolo Arquitectura Popular em Portugal, e non “portoghese”, l’Inquérito costituisce la fine del mito della “casa portuguesa”, in quanto rappresenta molto più di un inventario di forme e tecniche costruttive e propone un'approssimazione all'architettura e al paesaggio, al luogo, alle forme insediative e alle forme di vita, che contribuisce in modo determinante alla riflessione rivolta verso la definizione di un linguaggio architettonico colto, collocato tra i principi del Moderno e l’impegno concreto e operativo in un contesto fisico e storico definito. Le vicende che ruotano intorno all’Inquérito svelano un intreccio di relazioni, idee e personalità che contribuiscono a fare emergere le radici di un atteggiamento disciplinare specifico del contesto portoghese che si traduce sul piano della ricerca e, contemporaneamente, sul piano concreto delle realizzazioni. Queste chiariscono e contestualizzano le ragioni di un modo di fare architettura indissolubilmente legato allo sviluppo di una pratica localizzata, inquadrata dalla critica e dalla storiografia all’interno della denominata Escola do Porto. In tal senso, lo studio propone una sistematizzazione dei fattori che conducono alla realizzazione dell'Inquérito, tracciando un quadro generale del contesto disciplinare e socioculturale portoghese della metà del XX secolo e, parallelamente, tenta di indagare sulle conseguenze che l'esperienza ha avuto sul piano operativo. Articolando la rilettura dei testi e dello splendido apparato iconografico dell'Inquérito con la produzione materiale e teorica contemporanea, l'articolo avanza alcune ipotesi sulla influenza concreta sui piani linguistico e metodologico.
2015
9788862421621
Tradizione e modernità. L'influsso dell'architettura ordinaria nel moderno
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