Gli scritti di Roberto Gabetti rendono conto del suo interesse per la cultura Ottocentesca, per Alessandro Antonelli, in particolare, costantemente perseguita dedicandovi studi sistematici nel corso di molti anni in parallelo all’attività progettuale. Tali studi, su temi anche sottili e inediti di cultura ottocentesca, come le straordinarie interpretazioni eclettiche in provincia del geometra Schellino di Dogliani, si spingono fino alla trattazione sistematica della voce Eclettismo per il Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica curato nel 1968 da Portoghesi. Partito dall’architettura piemontese, le indagini lo portano a cercare anche in un vasto ambito europeo i tratti di una ricerca architettonica che definisce come eclettismo e che potremmo far corrispondere al suo ampio interesse per le esperienze che si collocano tra la stesura della voce Eclectisme nell’Encyclopédie fino a quanto era stato prima della stagione del moderno. E’ una cultura cui rivelerà di essersi avvicinato grazie a letture un po’ casuali, letture per così dire proibite, negli anni del suo apprendistato. Esito provvisorio e straordinario di questo periodo di gestazione è La Bottega d’Erasmo realizzata con Aimaro d’Isola nel . Il progetto divenuto emblematico di quello che Banham definì la “ritirata italiana dall’architettura moderna”, è frutto di un percorso di revisione del moderno che conta diversi episodi e molti protagonisti che negli anni Cinquanta, intorno al Politecnico di Torino, animano convegni, seminari, articoli e progetti. Nato fra Torino, Novara e Milano, lo stesso Gabetti mostra che quel percorso era stato intrapreso insieme, iniziato dalla convinzione che, insomma, «l’architettura moderna, secondo noi non aveva vinto». La riscoperta di Antonelli, forse provocata anche dal crollo della sua guglia il 23 maggio del 1953, coinvolge trasversalmente una generazione di giovani architetti, da Vittorio Gregotti a Aldo Rossi, a Roberto Gabetti, passando attraverso Mollino. Gabetti gli riconoscerà di averlo iniziato a questi studi, dedicandogli una copia di uno dei suoi principali lavori sull’architetto piemontese. Il saggio mette a fuoco come quel rincorrersi di riferimenti, arricchimenti, citazioni tra la generazione di Mollino e quella dei Gabetti, diventino radici e tasselli di una storia densa, colta, a più mani, che assume specificazione locale di problematiche che ne varcano programmaticamente i confini. L’interesse tenace e insistito di Gabetti, tuttavia, lo porta a tramutare una rivolta generazionale in ricerca: ricerca intorno alle opere di Antonelli innanzitutto, ma anche, attraverso Antonelli, ricerca di un metodo che esprime innovazione e modernità come continuità con il passato, le sue tecniche, i suoi valori. Emerge un significato di eclettismo nel senso di esplorazione e sperimentalità; un approccio analogo a quello di un ”architetto eclettico” che nei suoi libri ama aprirsi con passione a collaborazioni molteplici. Il procedimento eclettico è ripetutamente descritto da Gabetti come una forma di «découpage», vale a dire «sistematica tendenza ad accogliere consapevolmente elementi da ricomporre secondo coerenti principi storici»; esso è la prima applicazione di un metodo sperimentale in architettura. L’eclettismo, definito nei suoi limiti storici e datato tra 1815 e 1890 non evita che sia riconoscibile in altri momenti. Gabetti ne traccia le storie, rivendicando il genio di Antonelli, e a Torino il ruolo di «polo europeo di sperimentazione dell’eclettismo architettonico» The essay focuses on the written texts by the architect Roberto Gabetti enlightening his interest in the 19th Century architectural culture as well as the beginnings of his design approach adopted in the Fifties when he started his firm together with Aimaro d’Isola. His written work shows as Gabetti worked on all his life on this subject, mostly on the Piedmont architect Alessandro Antonelli, as a parallel effort to his work as an architect. He wrote many essays dedicated to peculiar and unknown local aspects of the 19th Century Piedmont architecture, by illustrating the Antonelli buildings in small towns as well as by revealing some more extraordinary eclectic masterpieces in the region as the ones built by the unknown designer Schellino. Gabetti finally produced a systematic approach to the subject in the entry “Eclecticism” published by the Italian Dizionario di Architecttura e Urbanistica edited by Paolo Portoghesi in 1968. Then he continued to enlarge his studies from the Piedmont to the European architectural culture defining as “eclectic” what is in between the Diderot Encyclopédie entry “Eclectisme” and the Modern Movement. Since he declared that he was involved in the subject very early thanks some casually reading in the years of his education, this contribution also focuses on the related debate at that time at Politecnico di Torino, where he studied and taught. By analysing conferences, workshops, exhibitions, reviews and articles signed by Gabetti and by some more protagonists of the Italian debate of the Fifties, this contribution focuses on a larger debate involving two generations of architects, moving from the idea, by the Gabetti’s own words, that the “Modern Movement in our mind hadn’t won”. In this context the article also reconsiders the main outcomes of the beginnings of his career: the building La Bottega d’Erasmo. The article looks at the approach as a whole including the written text accompanying its presentation in the magazine “Casabella” that Gabetti signed as well as the building with Aimaro Isola. Together with his larger cultural interests and the surrounding debate the building is a key to make understandable the change in the Italian context at the time of the “Italian retrait of the Modern architecture”, by the definition of the Rayner Banham. The contribution finally discusses as Antonelli and the 19th Century culture was a profitable source in the new Italian trend. The Mole Antonelliana in Turin, particularly, was then a discover read into its architecture innovating within the maintaining of the classical language. It was also for many more protagonists, such as Vitttorio Gregotti and Aldo Rossi, as well as for Carlo Mollino of the older generation. Gabetti also recognized he was addressed to studies on Antonelli by Mollino. The essays focuses on these references, reminds, as pieces of a collective history, whom specifications were local but the significance and the questions were programmatically out of any local lines. Nevertheless Gabetti was the one that transformed a generational battle into his research method: a research adopting the idea of the innovating within traditions (of materials, techniques, values). In a way the exploring and the experiencing is the idea emerging by Gabetti’s discourse on the eclecticism.

Gabetti e l'Ottocento: storia, storicismo, eclettismo dopo il moderno / Tamborrino, Rosa Rita Maria - In: Architettura dell'Eclettismo. Esiste un eclettismo contemporaneo? Moderno e postmoderno / Mozzoni, L. ; Santini S.. - STAMPA. - Napoli : Liguori Editore, 2016. - ISBN 9788820753047. - pp. 151-186

Gabetti e l'Ottocento: storia, storicismo, eclettismo dopo il moderno

TAMBORRINO, Rosa Rita Maria
2016

Abstract

Gli scritti di Roberto Gabetti rendono conto del suo interesse per la cultura Ottocentesca, per Alessandro Antonelli, in particolare, costantemente perseguita dedicandovi studi sistematici nel corso di molti anni in parallelo all’attività progettuale. Tali studi, su temi anche sottili e inediti di cultura ottocentesca, come le straordinarie interpretazioni eclettiche in provincia del geometra Schellino di Dogliani, si spingono fino alla trattazione sistematica della voce Eclettismo per il Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica curato nel 1968 da Portoghesi. Partito dall’architettura piemontese, le indagini lo portano a cercare anche in un vasto ambito europeo i tratti di una ricerca architettonica che definisce come eclettismo e che potremmo far corrispondere al suo ampio interesse per le esperienze che si collocano tra la stesura della voce Eclectisme nell’Encyclopédie fino a quanto era stato prima della stagione del moderno. E’ una cultura cui rivelerà di essersi avvicinato grazie a letture un po’ casuali, letture per così dire proibite, negli anni del suo apprendistato. Esito provvisorio e straordinario di questo periodo di gestazione è La Bottega d’Erasmo realizzata con Aimaro d’Isola nel . Il progetto divenuto emblematico di quello che Banham definì la “ritirata italiana dall’architettura moderna”, è frutto di un percorso di revisione del moderno che conta diversi episodi e molti protagonisti che negli anni Cinquanta, intorno al Politecnico di Torino, animano convegni, seminari, articoli e progetti. Nato fra Torino, Novara e Milano, lo stesso Gabetti mostra che quel percorso era stato intrapreso insieme, iniziato dalla convinzione che, insomma, «l’architettura moderna, secondo noi non aveva vinto». La riscoperta di Antonelli, forse provocata anche dal crollo della sua guglia il 23 maggio del 1953, coinvolge trasversalmente una generazione di giovani architetti, da Vittorio Gregotti a Aldo Rossi, a Roberto Gabetti, passando attraverso Mollino. Gabetti gli riconoscerà di averlo iniziato a questi studi, dedicandogli una copia di uno dei suoi principali lavori sull’architetto piemontese. Il saggio mette a fuoco come quel rincorrersi di riferimenti, arricchimenti, citazioni tra la generazione di Mollino e quella dei Gabetti, diventino radici e tasselli di una storia densa, colta, a più mani, che assume specificazione locale di problematiche che ne varcano programmaticamente i confini. L’interesse tenace e insistito di Gabetti, tuttavia, lo porta a tramutare una rivolta generazionale in ricerca: ricerca intorno alle opere di Antonelli innanzitutto, ma anche, attraverso Antonelli, ricerca di un metodo che esprime innovazione e modernità come continuità con il passato, le sue tecniche, i suoi valori. Emerge un significato di eclettismo nel senso di esplorazione e sperimentalità; un approccio analogo a quello di un ”architetto eclettico” che nei suoi libri ama aprirsi con passione a collaborazioni molteplici. Il procedimento eclettico è ripetutamente descritto da Gabetti come una forma di «découpage», vale a dire «sistematica tendenza ad accogliere consapevolmente elementi da ricomporre secondo coerenti principi storici»; esso è la prima applicazione di un metodo sperimentale in architettura. L’eclettismo, definito nei suoi limiti storici e datato tra 1815 e 1890 non evita che sia riconoscibile in altri momenti. Gabetti ne traccia le storie, rivendicando il genio di Antonelli, e a Torino il ruolo di «polo europeo di sperimentazione dell’eclettismo architettonico» The essay focuses on the written texts by the architect Roberto Gabetti enlightening his interest in the 19th Century architectural culture as well as the beginnings of his design approach adopted in the Fifties when he started his firm together with Aimaro d’Isola. His written work shows as Gabetti worked on all his life on this subject, mostly on the Piedmont architect Alessandro Antonelli, as a parallel effort to his work as an architect. He wrote many essays dedicated to peculiar and unknown local aspects of the 19th Century Piedmont architecture, by illustrating the Antonelli buildings in small towns as well as by revealing some more extraordinary eclectic masterpieces in the region as the ones built by the unknown designer Schellino. Gabetti finally produced a systematic approach to the subject in the entry “Eclecticism” published by the Italian Dizionario di Architecttura e Urbanistica edited by Paolo Portoghesi in 1968. Then he continued to enlarge his studies from the Piedmont to the European architectural culture defining as “eclectic” what is in between the Diderot Encyclopédie entry “Eclectisme” and the Modern Movement. Since he declared that he was involved in the subject very early thanks some casually reading in the years of his education, this contribution also focuses on the related debate at that time at Politecnico di Torino, where he studied and taught. By analysing conferences, workshops, exhibitions, reviews and articles signed by Gabetti and by some more protagonists of the Italian debate of the Fifties, this contribution focuses on a larger debate involving two generations of architects, moving from the idea, by the Gabetti’s own words, that the “Modern Movement in our mind hadn’t won”. In this context the article also reconsiders the main outcomes of the beginnings of his career: the building La Bottega d’Erasmo. The article looks at the approach as a whole including the written text accompanying its presentation in the magazine “Casabella” that Gabetti signed as well as the building with Aimaro Isola. Together with his larger cultural interests and the surrounding debate the building is a key to make understandable the change in the Italian context at the time of the “Italian retrait of the Modern architecture”, by the definition of the Rayner Banham. The contribution finally discusses as Antonelli and the 19th Century culture was a profitable source in the new Italian trend. The Mole Antonelliana in Turin, particularly, was then a discover read into its architecture innovating within the maintaining of the classical language. It was also for many more protagonists, such as Vitttorio Gregotti and Aldo Rossi, as well as for Carlo Mollino of the older generation. Gabetti also recognized he was addressed to studies on Antonelli by Mollino. The essays focuses on these references, reminds, as pieces of a collective history, whom specifications were local but the significance and the questions were programmatically out of any local lines. Nevertheless Gabetti was the one that transformed a generational battle into his research method: a research adopting the idea of the innovating within traditions (of materials, techniques, values). In a way the exploring and the experiencing is the idea emerging by Gabetti’s discourse on the eclecticism.
2016
9788820753047
Architettura dell'Eclettismo. Esiste un eclettismo contemporaneo? Moderno e postmoderno
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