POLITECNICO DI TORINO DOTTORATO DI RICERCA IN AMBIENTE & TERRITORIO INDIRIZZO ESTIMO E VALUTAZIONI ECONOMICHE TESI DI DOTTORATO XXVII ciclo Candidata: Michela Sichera INDICATORI DI BENESSERE: TEORIA, MISURA, VALORE WELL-BEING INDICATORS. THEORY, MEASURE, VALUE TUTOR: Prof. ssa Marina Bravi Abstract L’attuale fase storica, caratterizzata da una crisi economica duratura e da una diffusa incertezza nei confronti di un sistema di valori apparentemente condiviso – basato, almeno teoricamente, su equità, parità dei diritti, coesione e giustizia sociale – ha evidenziato le anomalie di un modello di sviluppo e del suo relativo apparato teorico e valutativo già in decadenza. A partire dal celebre discorso di Bob Kennedy, che nel 1968 sollevò tra i primi le criticità del PIL ˗ in grado di misurare tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta ˗ questo indicatore aveva già mostrato i propri limiti come strumento di misura parziale, capace di guardare alla crescita economica a prescindere dai benefici e dai costi ambientali e sociali. In tale direzione è parso pertinente alle peculiarità tematiche di un Dottorato in Ambiente e Territorio ˗ con un riferiemnto specifico alle discipline estimative e valutative ˗ trattare del benessere soggettivo e delle sue implicazioni valoriali. Anche in riferimento a una modalità etica e non soltanto scientifica, occorre infatti rispondere a un’urgente necessità di chiarezza e trasparenza in questo settore, che ciascuno di noi esige per sé e per la propria comunità di riferimento, a partire dalla famiglia. Si è dunque cercato di contribuire, seppur modestamente, a un dibattito che non può certo considerarsi esaurito ponendosi una precisa domanda su ciò che “urge” valutare e, di conseguenza, su ciò che si intende “valorizzare” riguardo al tema del benessere dell’individuo, a prescindere dalla sua posizione nella scala reddituale e in relazione al proprio gruppo e all’intera collettività. Ci si è dunque posti una domanda specifica riguardo la valutazione delle esternalità e il ruolo che svolge il territorio nel delimitare zone “povere” o, viceversa, “ricche” di benessere. In altre parole, ci si è interrogati sul ruolo che svolge il capitale territoriale – i cosiddetti beni pubblici locali – nel fornire all’individuo e al gruppo, non solo un ambiente fisico in cui vivere, ma anche occasioni di crescita personale e di inclusione sociale. A questa domanda ne è stata collegata una di ordine più specificamente deontologico e riguardante il tipo di contributo scientifico che un valutatore è in grado di dare al policy maker assieme a un contributo etico, segnato dalla capacità di far convergere l’attenzione su tematiche che sarebbero trascurate, se considerate solo alla luce dell’agenda politica o economica. La prassi adottata è quindi in linea con l’atteggiamento contemporaneo verso la ricerca, che spinge a indagare nuove metodologie d’azione per trovare prassi attuative più efficaci, superando i deboli legami con le politiche e i programmi e conformandosi a contesti decisionali in costante evoluzione per effetto di interazioni sociali complesse, con un’attenzione verso quei beni che determinano la qualità della vita: ambiente, salute, istruzione, servizi sociali ed educativi. Al fine di sviluppare in modo esaustivo i diversi argomenti, la tesi si è articolata in quattro capitoli: nel primo è delineata l’evoluzione storica degli indicatori di benessere e della qualità di vita, con particolare riferimento ai passaggi salienti che riguardano il dibattito sul PIL, paradigma di un confronto serrato tra sostenitori dello sviluppo economico e della crescita, da un lato, e fautori della metrica della felicità, dall’altro. Si accenna poi a sistemi di indicatori a livello territoriale, con particolare riferimento alla situazione italiana. Nel secondo capitolo si approfondisce il problema della misurazione, scorporandolo da quello della valutazione, in riferimento ai diversi tipi di indicatori, ponendo le basi per la fase sperimentale di questo lavoro. Nel terzo capitolo si tenta di richiamare la teoria alla base del concetto di benessere, con particolare riguardo a quello soggettivo e a confronto con il paradigma standard dell’utilità, dando spazio al dibattito che ha avuto per oggetto l’economia della felicità e il concetto di utilità esperita. Questo capitolo teorico funge anche da breve introduzione a quello successivo. Il quarto e ultimo capitolo illustra infatti, nel dettaglio, l’esperimento econometrico che ha come oggetto la valutazione degli effetti esterni tramite indicatori di benessere soggettivo, con particolare riferimento alla qualità ambientale e sociale. Nelle conclusioni sono riassunti, oltre che il percorso seguito, i principali risultati di questa ricerca con i suoi impatti nel campo della valutazione economica e le sue possibili evoluzioni.

Indicatori di benessere: teoria, misura, valore / Sichera, Michela. - (2015).

Indicatori di benessere: teoria, misura, valore

SICHERA, MICHELA
2015

Abstract

POLITECNICO DI TORINO DOTTORATO DI RICERCA IN AMBIENTE & TERRITORIO INDIRIZZO ESTIMO E VALUTAZIONI ECONOMICHE TESI DI DOTTORATO XXVII ciclo Candidata: Michela Sichera INDICATORI DI BENESSERE: TEORIA, MISURA, VALORE WELL-BEING INDICATORS. THEORY, MEASURE, VALUE TUTOR: Prof. ssa Marina Bravi Abstract L’attuale fase storica, caratterizzata da una crisi economica duratura e da una diffusa incertezza nei confronti di un sistema di valori apparentemente condiviso – basato, almeno teoricamente, su equità, parità dei diritti, coesione e giustizia sociale – ha evidenziato le anomalie di un modello di sviluppo e del suo relativo apparato teorico e valutativo già in decadenza. A partire dal celebre discorso di Bob Kennedy, che nel 1968 sollevò tra i primi le criticità del PIL ˗ in grado di misurare tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta ˗ questo indicatore aveva già mostrato i propri limiti come strumento di misura parziale, capace di guardare alla crescita economica a prescindere dai benefici e dai costi ambientali e sociali. In tale direzione è parso pertinente alle peculiarità tematiche di un Dottorato in Ambiente e Territorio ˗ con un riferiemnto specifico alle discipline estimative e valutative ˗ trattare del benessere soggettivo e delle sue implicazioni valoriali. Anche in riferimento a una modalità etica e non soltanto scientifica, occorre infatti rispondere a un’urgente necessità di chiarezza e trasparenza in questo settore, che ciascuno di noi esige per sé e per la propria comunità di riferimento, a partire dalla famiglia. Si è dunque cercato di contribuire, seppur modestamente, a un dibattito che non può certo considerarsi esaurito ponendosi una precisa domanda su ciò che “urge” valutare e, di conseguenza, su ciò che si intende “valorizzare” riguardo al tema del benessere dell’individuo, a prescindere dalla sua posizione nella scala reddituale e in relazione al proprio gruppo e all’intera collettività. Ci si è dunque posti una domanda specifica riguardo la valutazione delle esternalità e il ruolo che svolge il territorio nel delimitare zone “povere” o, viceversa, “ricche” di benessere. In altre parole, ci si è interrogati sul ruolo che svolge il capitale territoriale – i cosiddetti beni pubblici locali – nel fornire all’individuo e al gruppo, non solo un ambiente fisico in cui vivere, ma anche occasioni di crescita personale e di inclusione sociale. A questa domanda ne è stata collegata una di ordine più specificamente deontologico e riguardante il tipo di contributo scientifico che un valutatore è in grado di dare al policy maker assieme a un contributo etico, segnato dalla capacità di far convergere l’attenzione su tematiche che sarebbero trascurate, se considerate solo alla luce dell’agenda politica o economica. La prassi adottata è quindi in linea con l’atteggiamento contemporaneo verso la ricerca, che spinge a indagare nuove metodologie d’azione per trovare prassi attuative più efficaci, superando i deboli legami con le politiche e i programmi e conformandosi a contesti decisionali in costante evoluzione per effetto di interazioni sociali complesse, con un’attenzione verso quei beni che determinano la qualità della vita: ambiente, salute, istruzione, servizi sociali ed educativi. Al fine di sviluppare in modo esaustivo i diversi argomenti, la tesi si è articolata in quattro capitoli: nel primo è delineata l’evoluzione storica degli indicatori di benessere e della qualità di vita, con particolare riferimento ai passaggi salienti che riguardano il dibattito sul PIL, paradigma di un confronto serrato tra sostenitori dello sviluppo economico e della crescita, da un lato, e fautori della metrica della felicità, dall’altro. Si accenna poi a sistemi di indicatori a livello territoriale, con particolare riferimento alla situazione italiana. Nel secondo capitolo si approfondisce il problema della misurazione, scorporandolo da quello della valutazione, in riferimento ai diversi tipi di indicatori, ponendo le basi per la fase sperimentale di questo lavoro. Nel terzo capitolo si tenta di richiamare la teoria alla base del concetto di benessere, con particolare riguardo a quello soggettivo e a confronto con il paradigma standard dell’utilità, dando spazio al dibattito che ha avuto per oggetto l’economia della felicità e il concetto di utilità esperita. Questo capitolo teorico funge anche da breve introduzione a quello successivo. Il quarto e ultimo capitolo illustra infatti, nel dettaglio, l’esperimento econometrico che ha come oggetto la valutazione degli effetti esterni tramite indicatori di benessere soggettivo, con particolare riferimento alla qualità ambientale e sociale. Nelle conclusioni sono riassunti, oltre che il percorso seguito, i principali risultati di questa ricerca con i suoi impatti nel campo della valutazione economica e le sue possibili evoluzioni.
2015
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