Da tema antico connotante l’architettura, fino alla più viva attualità, il colore continua a essere un campo di indagine non sufficientemente indagato, soprattutto in campi di rilevante interesse come i Beni Culturali Architettonici e (per altri versi) gli spazi e i luoghi delle strutture ospedaliere. Luce e colore hanno da sempre costituito un binomio imprescindibile nel progetto d’architettura, città e paesaggio, sebbene non sempre pensati e progettati in termini cólti e consapevoli. Dall’antichità fino alla contemporaneità, il colore non solo è stato scelto secondo scopi ornamentali, simbolici, rappresentativi o sentimentali ma anche per rispondere a precise esigenze percettive d’insieme. Gli argomenti di questa tesi fanno riferimento a un preciso ambito disciplinare: la Percezione e Comunicazione Visiva nonché la Teoria e storia della Rappresentazione, intesi come fenomeno complesso. Si parte infatti dalla convinzione, ribadita in precedenza che il Colore costituisca una dimensione originale della “cultura della visione”, caratterizzata da una forte trasversalità che rende possibili molteplici accostamenti con campi del sapere scientifico e artistico. A tal proposito si propone in questa sede una possibile connessione tra ambiti disciplinari apparentemente differenti ma intrinsecamente connessi: Teorie del Colore e Percezione visiva a confronto con aspetti propri della Psicologia del colore e della Neuroestetica. Come ricorda Pastoreau «il Colore è per essenza un terreno transdocumentale e transdisciplinare»: in questa ricerca si configura come l’elemento comune di uno studio interdisciplinare, capace di cogliere le relazioni che intercorrono tra le relative Teorie sviluppate nel tempo, progetto cromatico (dalla tradizione fino alla contemporaneità) e risvolti culturali e psicologici che ne derivano, con particolare riferimento ai luoghi di cura nel più ampio contesto del processo di umanizzazione degli stessi.
Il Colore come Bene Culturale nell’Architettura. Cromie per il benessere nell’ospedale umanizzato / Cannavicci, Chiara. - (2014).
Il Colore come Bene Culturale nell’Architettura. Cromie per il benessere nell’ospedale umanizzato
CANNAVICCI, CHIARA
2014
Abstract
Da tema antico connotante l’architettura, fino alla più viva attualità, il colore continua a essere un campo di indagine non sufficientemente indagato, soprattutto in campi di rilevante interesse come i Beni Culturali Architettonici e (per altri versi) gli spazi e i luoghi delle strutture ospedaliere. Luce e colore hanno da sempre costituito un binomio imprescindibile nel progetto d’architettura, città e paesaggio, sebbene non sempre pensati e progettati in termini cólti e consapevoli. Dall’antichità fino alla contemporaneità, il colore non solo è stato scelto secondo scopi ornamentali, simbolici, rappresentativi o sentimentali ma anche per rispondere a precise esigenze percettive d’insieme. Gli argomenti di questa tesi fanno riferimento a un preciso ambito disciplinare: la Percezione e Comunicazione Visiva nonché la Teoria e storia della Rappresentazione, intesi come fenomeno complesso. Si parte infatti dalla convinzione, ribadita in precedenza che il Colore costituisca una dimensione originale della “cultura della visione”, caratterizzata da una forte trasversalità che rende possibili molteplici accostamenti con campi del sapere scientifico e artistico. A tal proposito si propone in questa sede una possibile connessione tra ambiti disciplinari apparentemente differenti ma intrinsecamente connessi: Teorie del Colore e Percezione visiva a confronto con aspetti propri della Psicologia del colore e della Neuroestetica. Come ricorda Pastoreau «il Colore è per essenza un terreno transdocumentale e transdisciplinare»: in questa ricerca si configura come l’elemento comune di uno studio interdisciplinare, capace di cogliere le relazioni che intercorrono tra le relative Teorie sviluppate nel tempo, progetto cromatico (dalla tradizione fino alla contemporaneità) e risvolti culturali e psicologici che ne derivano, con particolare riferimento ai luoghi di cura nel più ampio contesto del processo di umanizzazione degli stessi.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2543422
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