La tesi analizza l’influenza dell’architettura monastica (e religiosa, in senso lato) armena di epoca ciliciana (XI-XIV secolo) lungo le coste del Mediterraneo, in particolare tra Cilicia ed Eufratese. Questo lavoro studia un momento di frattura nella storia medievale, ossia il trasferimento del popolo armeno su iniziativa bizantina lungo le frontiere dell’Impero. Dagli anni venti dell’XI secolo, le pressioni dei potentati circostanti sui possedimenti armeni divennero sempre più forti, tanto che gli imperatori riuscirono a persuadere i sempre più estenuati signori armeni a cedere le proprie terre anatoliche in cambio di possedimenti lungo i margini imperiali, in Siria e in Cilicia. Questa migrazione rappresentò per i signori armeni una possibilità unica; consentì loro di organizzarsi, per la prima volta nella storia dall’Antichità, in entità autonoma (dapprima principato, poi regno), ma soprattutto di gestire un territorio, riproponendo forme di gestione consolidate in patria e temperandole con scelte apprese dai potentati vicini (Siri, Crociati, Selgiuchidi e Mamelucchi). L’indagine si basa anzitutto sullo studio della ricorrenza di meccanismi insediativi scelti dalle gerarchie ecclesiastiche al momento del trasferimento armeno lungo il Mediterraneo e in Levante, proponendo un esame del grado di continuità riguardante le scelte architettoniche nel quadro più vasto della storia dell’architettura medievale.

Il monachesimo armeno in Eufratese e Cilicia. Metodologie di riconoscimento di un territorio storico / Matoda, Claudia. - STAMPA. - (2013).

Il monachesimo armeno in Eufratese e Cilicia. Metodologie di riconoscimento di un territorio storico

MATODA, CLAUDIA
2013

Abstract

La tesi analizza l’influenza dell’architettura monastica (e religiosa, in senso lato) armena di epoca ciliciana (XI-XIV secolo) lungo le coste del Mediterraneo, in particolare tra Cilicia ed Eufratese. Questo lavoro studia un momento di frattura nella storia medievale, ossia il trasferimento del popolo armeno su iniziativa bizantina lungo le frontiere dell’Impero. Dagli anni venti dell’XI secolo, le pressioni dei potentati circostanti sui possedimenti armeni divennero sempre più forti, tanto che gli imperatori riuscirono a persuadere i sempre più estenuati signori armeni a cedere le proprie terre anatoliche in cambio di possedimenti lungo i margini imperiali, in Siria e in Cilicia. Questa migrazione rappresentò per i signori armeni una possibilità unica; consentì loro di organizzarsi, per la prima volta nella storia dall’Antichità, in entità autonoma (dapprima principato, poi regno), ma soprattutto di gestire un territorio, riproponendo forme di gestione consolidate in patria e temperandole con scelte apprese dai potentati vicini (Siri, Crociati, Selgiuchidi e Mamelucchi). L’indagine si basa anzitutto sullo studio della ricorrenza di meccanismi insediativi scelti dalle gerarchie ecclesiastiche al momento del trasferimento armeno lungo il Mediterraneo e in Levante, proponendo un esame del grado di continuità riguardante le scelte architettoniche nel quadro più vasto della storia dell’architettura medievale.
2013
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