Il progetto del palazzo Hispano Olivetti viene affidato da Adriano a Belgiojoso, Peressutti e Rogers poco prima della sua morte avvenuta il 27 febbraio 1960. Sarà Rogers a sottolineare questo aspetto: “Questo è l’ultimo lavoro che ci è stato affidato direttamente da Adriano Olivetti e ad esso abbiamo dato appassionata attività per onorarne la memoria (…) non abbiamo voluto né potuto prescindere dal carattere urbanistico e architettonico della città di Barcellona. Pure abbiamo cercato di contribuirvi con un disegno inedito che ci consentisse di essere noi stessi in un ambiente che ha caratteri suoi. (…) il carattere formale, che ha la sua più forte espressione nelle opere di Gaudì, abbiamo cercato di captarlo, pur rifiutando interamente ogni equivoca imitazione visibile, col animare la superficie delle fronti e con una certa spagnolesca ricchezza di materiali che altrove non abbiamo usato mai, o per lo meno, non con tanto consapevole, e, crediamo giustificato compiacimento”. Mentre il riferimento a Gaudì, pare qui quasi un atto rituale, l’inserimento nel contesto dell’Eixample di Barcellona sembra giocarsi su di un piano ben più sottile della citazione diretta di un architetto il cui nome è noto e con cui s’identifica, anche per il grande pubblico, l’atmosfera distintiva, l’idea condivisa della capitale catalana. Ma, come intendere quest’atmosfera distintiva? Un’immagine mentale di cui è difficile definire i contorni? Una sintesi estetico-culturale? Grazie alla consultazione delle carte dell’Archivio Olivetti di Ivrea e della documenazione conservata presso l’Arxiu Administratiu Municipal dell’Ayuntament de Barcelona, il saggio ricostruisce il complesso iter progettuale dell’edificio al numero 18 della Ronda de l’Universitat su progetto dei BPR.
L’edificio della hispano Olivetti a Barcellona, frammento di un dialogo / Rosso, Michela - In: Ernesto Nathan Rogers 1909-1969 / Chiara BAGLIONE(a cura di). - Milano : Franco Angeli, 2012. - ISBN 978-88-204-1942-4. - pp. 71-82
L’edificio della hispano Olivetti a Barcellona, frammento di un dialogo
ROSSO, Michela
2012
Abstract
Il progetto del palazzo Hispano Olivetti viene affidato da Adriano a Belgiojoso, Peressutti e Rogers poco prima della sua morte avvenuta il 27 febbraio 1960. Sarà Rogers a sottolineare questo aspetto: “Questo è l’ultimo lavoro che ci è stato affidato direttamente da Adriano Olivetti e ad esso abbiamo dato appassionata attività per onorarne la memoria (…) non abbiamo voluto né potuto prescindere dal carattere urbanistico e architettonico della città di Barcellona. Pure abbiamo cercato di contribuirvi con un disegno inedito che ci consentisse di essere noi stessi in un ambiente che ha caratteri suoi. (…) il carattere formale, che ha la sua più forte espressione nelle opere di Gaudì, abbiamo cercato di captarlo, pur rifiutando interamente ogni equivoca imitazione visibile, col animare la superficie delle fronti e con una certa spagnolesca ricchezza di materiali che altrove non abbiamo usato mai, o per lo meno, non con tanto consapevole, e, crediamo giustificato compiacimento”. Mentre il riferimento a Gaudì, pare qui quasi un atto rituale, l’inserimento nel contesto dell’Eixample di Barcellona sembra giocarsi su di un piano ben più sottile della citazione diretta di un architetto il cui nome è noto e con cui s’identifica, anche per il grande pubblico, l’atmosfera distintiva, l’idea condivisa della capitale catalana. Ma, come intendere quest’atmosfera distintiva? Un’immagine mentale di cui è difficile definire i contorni? Una sintesi estetico-culturale? Grazie alla consultazione delle carte dell’Archivio Olivetti di Ivrea e della documenazione conservata presso l’Arxiu Administratiu Municipal dell’Ayuntament de Barcelona, il saggio ricostruisce il complesso iter progettuale dell’edificio al numero 18 della Ronda de l’Universitat su progetto dei BPR.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2504928
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