Dopo il moderno, in architettura si è aperta la stagione della caccia alla legittimazione. Ufficializzata la diaspora delle teorie, disperse in rivoli personalistici, l’incertezza diventa la condizione tipica dell’agire dell’architetto: che pure continua a produrre trasformazioni, e con esse conseguenze. La responsabilità di queste conseguenze, e la contestuale sempre più difficile giustificazione delle scelte progettuali sono in ultima analisi ricerche di una eticità dell’attuale, di una definizione di cosa sia buono e giusto progettare: senza alle spalle il peso della storia a fare da garante, ogni azione progettuale inscena un confronto con alternative potenzialmente infinite, di cui diventa sempre meno ovvio discernere le qualità e i difetti. L’architetto può certo ignorare la questione, agendo senza farsene carico, ma il problema rimane ineludibile. L’etica è quindi l’autentica dimensione costitutiva dell’architettura contemporanea, più che una sua caratterizzazione. La tesi è allora un percorso parallelo tra le correnti filosofiche sull’etica e la contemporaneità architettonica: attraverso lo spettro speculativo, è possibile individuare percorsi e derive nella progettazione di cui l’etica diventa catalizzatrice. Nella prima parte, la tesi indaga questo stato di fatto nel mondo architettonico, analizzando anche quelle posizioni che si ammantano di moralità (quali le teorie della sostenibilità o della partecipazione), e che pure si riducono spesso all’esausta ripetizione del politically correct. La seconda parte della tesi invece esplicita una proposta di teoria del progetto che affronti compiutamente il tema tipico della responsabilità. La base di questa proposta è la ripresa della complessa posizione espressa dal sodalizio tra Enzo Paci ed Ernesto Nathan Rogers, che si concretizzò nella Casabella-Continuità degli anni ’50. Viene così recuperata quella radice trascendentale di matrice husserliana che nei decenni seguenti è andata perdendosi, sviluppandola e ampliandola fino a tradurla in un agire architettonico basato su fenomenologia, narratività e relazionismo: una teoria del progetto fondato sulla possibilità dell’individuo e di straordinaria concretezza, capace di dare consistenza alla oggi troppo effimera pratica architettonica.
L’architettura consistente.Il tema della responsabilità e l’agire progettuale / Deregibus, Carlo. - (2010).
L’architettura consistente.Il tema della responsabilità e l’agire progettuale
DEREGIBUS, CARLO
2010
Abstract
Dopo il moderno, in architettura si è aperta la stagione della caccia alla legittimazione. Ufficializzata la diaspora delle teorie, disperse in rivoli personalistici, l’incertezza diventa la condizione tipica dell’agire dell’architetto: che pure continua a produrre trasformazioni, e con esse conseguenze. La responsabilità di queste conseguenze, e la contestuale sempre più difficile giustificazione delle scelte progettuali sono in ultima analisi ricerche di una eticità dell’attuale, di una definizione di cosa sia buono e giusto progettare: senza alle spalle il peso della storia a fare da garante, ogni azione progettuale inscena un confronto con alternative potenzialmente infinite, di cui diventa sempre meno ovvio discernere le qualità e i difetti. L’architetto può certo ignorare la questione, agendo senza farsene carico, ma il problema rimane ineludibile. L’etica è quindi l’autentica dimensione costitutiva dell’architettura contemporanea, più che una sua caratterizzazione. La tesi è allora un percorso parallelo tra le correnti filosofiche sull’etica e la contemporaneità architettonica: attraverso lo spettro speculativo, è possibile individuare percorsi e derive nella progettazione di cui l’etica diventa catalizzatrice. Nella prima parte, la tesi indaga questo stato di fatto nel mondo architettonico, analizzando anche quelle posizioni che si ammantano di moralità (quali le teorie della sostenibilità o della partecipazione), e che pure si riducono spesso all’esausta ripetizione del politically correct. La seconda parte della tesi invece esplicita una proposta di teoria del progetto che affronti compiutamente il tema tipico della responsabilità. La base di questa proposta è la ripresa della complessa posizione espressa dal sodalizio tra Enzo Paci ed Ernesto Nathan Rogers, che si concretizzò nella Casabella-Continuità degli anni ’50. Viene così recuperata quella radice trascendentale di matrice husserliana che nei decenni seguenti è andata perdendosi, sviluppandola e ampliandola fino a tradurla in un agire architettonico basato su fenomenologia, narratività e relazionismo: una teoria del progetto fondato sulla possibilità dell’individuo e di straordinaria concretezza, capace di dare consistenza alla oggi troppo effimera pratica architettonica.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2498865
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