Secondo la consuetudine cara a Giorgio Grassi, di scegliere per i propri scritti titoli presi a prestito, letteralmente, da altri autori, anche di discipline diverse dall’architettura , non ho resistito alla tentazione di compiere la stessa operazione anche per questa raccolta di saggi dedicata all’approfondimento critico del suo pensiero e della sua opera. Il libro a cui mi riferisco è di Alberto Moravia e si intitola "Una cosa è una cosa". È un libro del 1967, in cui mi sono imbattuta per caso, attratta proprio da questo titolo tautologico che richiamava alla mia mente alcune riflessioni sul problema della conoscenza e del linguaggio, caratteristici della filosofia e dell’estetica del secondo dopoguerra, che hanno attraversato e segnato il pensiero di Grassi sull’architettura, e hanno avuto un ruolo importante nella mia formazione. Ma al di là di questa semplice assonanza, «una cosa è una cosa», quindi «una casa è una casa», ho trovato nel libro di Moravia molte più ragioni per una riflessione critica allargata sull’architettura di Grassi come visione e interpretazione della realtà. Il libro, una raccolta di quarantaquattro racconti brevi, tutti in prima persona, si configura come una vera e propria indagine sui modi dell’esperienza e più in generale sul rapporto dell’io con la realtà che lo circonda Proprio all’interno di questa dialettica tra soggettivo e oggettivo, tra individuale e universale, come momenti entrambi necessari del processo della conoscenza, si sviluppa secondo me il pensiero di Giorgio Grassi sull’architettura, in una tensione verso una ricerca del «senso» delle cose guidata dalla massima razionalità possibile, dove l’io aderisce alle cose per coincidere con esse, e le cose diventano, appunto, cose e basta.

Una casa è una casa. Logica e tautologia nell'opera di Giorgio Grassi / Malcovati, Silvia. - STAMPA. - (2011), pp. 8-26.

Una casa è una casa. Logica e tautologia nell'opera di Giorgio Grassi

MALCOVATI, SILVIA
2011

Abstract

Secondo la consuetudine cara a Giorgio Grassi, di scegliere per i propri scritti titoli presi a prestito, letteralmente, da altri autori, anche di discipline diverse dall’architettura , non ho resistito alla tentazione di compiere la stessa operazione anche per questa raccolta di saggi dedicata all’approfondimento critico del suo pensiero e della sua opera. Il libro a cui mi riferisco è di Alberto Moravia e si intitola "Una cosa è una cosa". È un libro del 1967, in cui mi sono imbattuta per caso, attratta proprio da questo titolo tautologico che richiamava alla mia mente alcune riflessioni sul problema della conoscenza e del linguaggio, caratteristici della filosofia e dell’estetica del secondo dopoguerra, che hanno attraversato e segnato il pensiero di Grassi sull’architettura, e hanno avuto un ruolo importante nella mia formazione. Ma al di là di questa semplice assonanza, «una cosa è una cosa», quindi «una casa è una casa», ho trovato nel libro di Moravia molte più ragioni per una riflessione critica allargata sull’architettura di Grassi come visione e interpretazione della realtà. Il libro, una raccolta di quarantaquattro racconti brevi, tutti in prima persona, si configura come una vera e propria indagine sui modi dell’esperienza e più in generale sul rapporto dell’io con la realtà che lo circonda Proprio all’interno di questa dialettica tra soggettivo e oggettivo, tra individuale e universale, come momenti entrambi necessari del processo della conoscenza, si sviluppa secondo me il pensiero di Giorgio Grassi sull’architettura, in una tensione verso una ricerca del «senso» delle cose guidata dalla massima razionalità possibile, dove l’io aderisce alle cose per coincidere con esse, e le cose diventano, appunto, cose e basta.
2011
9788856839579
Una casa è una casa. Scritti sul pensiero e sull'opera di Giorgio Grassi
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