Recensione della mostra "Valerio Olgiati", Mendrisio, Accademia di Architettura, 27 febbraio - 13 aprile 2009. Secondo la definizione del curatore della mostra, Laurent Stalder del Politecnico di Zurigo, “questa non è un’esposizione che riunisce in retrospettiva i progetti dell’architetto. È in primo luogo un’opera indipendente che va esplorata e che è illustrativa soprattutto perché indica un metodo per studiare a fondo la costruzione di un oggetto e considerarlo da un nuovo punto di vista”. La mostra propone sette progetti, raccontati attraverso una suggestiva raccolta di 27 fotografie di grande formato (appartenenti a una serie intitolata “Ikonografische Autobiografie/Autobiografia Iconografica”), che non rappresentano dei riferimenti iconografici in senso tradizionale, che possono servire da modello per motivi o temi del progetto architettonico, ma piuttosto dei riferimenti mentali, che derivano dal bagaglio di esperienze personali dell’autore e testimoniano un percorso conoscitivo individuale, intrapreso mediante il mezzo visivo. Queste fotografie sono associate a disegni, rendering e modelli, disposti in un rapporto sempre variabile, che costringe l’osservatore a costruire un proprio punto di vista e una specifica ipotesi di lettura dei progetti: “e così non sono le singole riproduzioni, i modelli o le presentazioni digitali ad essere il fulcro dell’esposizione, bensì le possibili relazioni tra di loro”.
Architetture come sguardi / Malcovati, Silvia. - In: AL. - ISSN 1825-8182. - 4:(2009), pp. 37-37.
Architetture come sguardi
MALCOVATI, SILVIA
2009
Abstract
Recensione della mostra "Valerio Olgiati", Mendrisio, Accademia di Architettura, 27 febbraio - 13 aprile 2009. Secondo la definizione del curatore della mostra, Laurent Stalder del Politecnico di Zurigo, “questa non è un’esposizione che riunisce in retrospettiva i progetti dell’architetto. È in primo luogo un’opera indipendente che va esplorata e che è illustrativa soprattutto perché indica un metodo per studiare a fondo la costruzione di un oggetto e considerarlo da un nuovo punto di vista”. La mostra propone sette progetti, raccontati attraverso una suggestiva raccolta di 27 fotografie di grande formato (appartenenti a una serie intitolata “Ikonografische Autobiografie/Autobiografia Iconografica”), che non rappresentano dei riferimenti iconografici in senso tradizionale, che possono servire da modello per motivi o temi del progetto architettonico, ma piuttosto dei riferimenti mentali, che derivano dal bagaglio di esperienze personali dell’autore e testimoniano un percorso conoscitivo individuale, intrapreso mediante il mezzo visivo. Queste fotografie sono associate a disegni, rendering e modelli, disposti in un rapporto sempre variabile, che costringe l’osservatore a costruire un proprio punto di vista e una specifica ipotesi di lettura dei progetti: “e così non sono le singole riproduzioni, i modelli o le presentazioni digitali ad essere il fulcro dell’esposizione, bensì le possibili relazioni tra di loro”.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11583/1995857
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