Il saggio si propone di fornire un quadro di lettura dell’architettura promossa dalla dinastia sabauda dal 1563, anno in cui Torino viene eletta capitale dello stato, al 1798, anno in cui l’arrivo delle truppe francesi chiude l’Ancien Régime. Il lungo percorso si snoda tra committenti e architetti, nelle diverse fasi del ducato e del regno, analizzando più livelli intrecciati. Nel quadro della sinergia tra i principali committenti sabaudi e gli architetti che ne hanno interpretato il disegno politico-dinastico sul territorio (Ascanio Vitozzi, Carlo e Amedeo di Castellamonte, Guarino Guarini, Michalngelo Garove, Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri, per citare quelli che hanno lasciato un segno maggiore), il saggio procede con andamento cronologico analizzando gli aspetti caratterizzanti del nodo architettura e potere. Innanzitutto la progressiva creazione della struttura e del volto di una capitale prima ducale e poi reale: gli ampliamenti, le cinte bastionate, i fronti unitari di piazze e strade, la regolarizzazione del tessuto più antico. Quindi il sistema delle residenze di corte nel loro rapporto strutturale con la città, nel cuore della capitale, nell’area perirurbana, nel territorio. Infine i giardini, ulteriore elemento ostensivo del potere e manifesto – con la decorazione – del rapido aggiornamento al mutare del gusto. Viene così chiarito, sulla base di una cospicua letteratura scientifica preesistente, anche dell’autore, e alla luce delle ricerche condotte dal medesimo ventennio precedente, il percorso che ha portato – attraverso tre secoli - alla costruzione di un volto preciso della capitale e del territorio, percepito da tutti i viaggiatori, frutto di un procedere integrato nel tempo e nei temi, in un progetto fortemente voluto dalla dinastia, inaugurato da Emanuele Filiberto e sostenuto sino a Carlo Emanuele III, una dinastia che ha affidato agli esiti dell’architettura e non alle collezioni preziose e famose il marchio della propria presenza nel contesto europeo.
1563-1798 tre secoli di architettura di corte. La città, gli architetti, la committenza, le residenze, i giardini / Cornaglia, Paolo - In: La Reggia di Venaria e i Savoia. Arte, magnificenza e storia di una corte europea, catalogo della mostra (Venaria Reale, 13 ottobre-31 marzo 2007) / CASTELNUOVO E.; BARBERIS W.; COMOLI V.; CORNAGLIA P.; DI MACCO MI.; GHISOTTI S.; MERLOTTI A.; RICARDI DI NETRO T.; SPANTIGATI C.E.. - STAMPA. - TORINO : ALLEMANDI, 2007. - ISBN 9788842215189. - pp. 117-184
1563-1798 tre secoli di architettura di corte. La città, gli architetti, la committenza, le residenze, i giardini
CORNAGLIA, Paolo
2007
Abstract
Il saggio si propone di fornire un quadro di lettura dell’architettura promossa dalla dinastia sabauda dal 1563, anno in cui Torino viene eletta capitale dello stato, al 1798, anno in cui l’arrivo delle truppe francesi chiude l’Ancien Régime. Il lungo percorso si snoda tra committenti e architetti, nelle diverse fasi del ducato e del regno, analizzando più livelli intrecciati. Nel quadro della sinergia tra i principali committenti sabaudi e gli architetti che ne hanno interpretato il disegno politico-dinastico sul territorio (Ascanio Vitozzi, Carlo e Amedeo di Castellamonte, Guarino Guarini, Michalngelo Garove, Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri, per citare quelli che hanno lasciato un segno maggiore), il saggio procede con andamento cronologico analizzando gli aspetti caratterizzanti del nodo architettura e potere. Innanzitutto la progressiva creazione della struttura e del volto di una capitale prima ducale e poi reale: gli ampliamenti, le cinte bastionate, i fronti unitari di piazze e strade, la regolarizzazione del tessuto più antico. Quindi il sistema delle residenze di corte nel loro rapporto strutturale con la città, nel cuore della capitale, nell’area perirurbana, nel territorio. Infine i giardini, ulteriore elemento ostensivo del potere e manifesto – con la decorazione – del rapido aggiornamento al mutare del gusto. Viene così chiarito, sulla base di una cospicua letteratura scientifica preesistente, anche dell’autore, e alla luce delle ricerche condotte dal medesimo ventennio precedente, il percorso che ha portato – attraverso tre secoli - alla costruzione di un volto preciso della capitale e del territorio, percepito da tutti i viaggiatori, frutto di un procedere integrato nel tempo e nei temi, in un progetto fortemente voluto dalla dinastia, inaugurato da Emanuele Filiberto e sostenuto sino a Carlo Emanuele III, una dinastia che ha affidato agli esiti dell’architettura e non alle collezioni preziose e famose il marchio della propria presenza nel contesto europeo.File | Dimensione | Formato | |
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