Il volume di V. Comoli e C. Roggero Bardelli, autori anche dei due saggi critici introduttivi, propone all’attenzione degli storici dell’architettura la pubblicazione dell’inedito manoscritto del 1643 di Filippo San Martino d’Agliè, La prigione di Fillindo il Costante, ritrovato nel 1989 presso la Bibliothèque Nationale di Parigi (Departement des Manuscrits, ms. it, n. 578). Opera in versi nota ai contemporanei, (segnalata da Andrea Rossotti nel suo “Syllabus Scriptorum Pedemontii “del 1667), nel corso dei secoli era andata perduta. Integra il volume un’Appendice documentaria costituita dalle lettere reperite nel fondo archivistico Lettere particolari (Torino, Archivio di Stato). In un’originale accezione coerente con la cultura barocca, il poema in versi si regge su uno schema letterario che rimanda puntualmente all’architettura del castello-prigione di Vincennes, in cui Filippo d’Agliè è imprigionato (1640-1642) da Richelieu durante la guerra civile del Piemonte (1638-1642). Personaggio politico di primaria rilevanza nello stato sabaudo e grande uomo di corte, favorito della Reggente Cristina di Francia, l’Agliè è anche noto come coreografo di corte e autore di balletti. Il contributo di Costanza Roggero Bardelli “Filippo d’Agliè e l’architettura” evidenzia, in una prospettiva biografica oltre che storiografica, i suoi rapporti con la cultura accademica del Piemonte sabaudo nella prima metà del Seicento e, in particolare, la sua concezione teorica dell’architettura “della magnificenza”, in una fase antecedente all’affermarsi della figura del retore di corte Emanuele Tesauro. In particolare viene approfondito il suo attivo apporto nei programmi architettonici e decorativi realizzati da artisti e stuccatori luganesi negli appartamenti aulici della residenza sabauda del castello del Valentino, anche nel confronto con la sua successiva opera “Le Delizie. Relatione della Vigna di Madama Reale”, stampata a Torino nel 1667. Il volume è stato pubblicato nell’ambito della ricerca cofinanziata (2001) dal MIUR “Atlante tematico del barocco in Italia settentrionale. Le residenze della nobiltà e dei ceti emergenti: il sistema dei palazzi e delle ville”.
Filippo d'Agliè e l'architettura / Roggero, Costanza - In: La Prigione di Fillindo il Costante. Opera inedita (1643) di Filippo San Martino d'Agliè / COMOLI VERA; ROGGERO COSTANZA A CURA DI. - TORINO : Centro Studi Piemontesi, 2005. - ISBN 9788882620356. - pp. 45-73
Filippo d'Agliè e l'architettura
ROGGERO, Costanza
2005
Abstract
Il volume di V. Comoli e C. Roggero Bardelli, autori anche dei due saggi critici introduttivi, propone all’attenzione degli storici dell’architettura la pubblicazione dell’inedito manoscritto del 1643 di Filippo San Martino d’Agliè, La prigione di Fillindo il Costante, ritrovato nel 1989 presso la Bibliothèque Nationale di Parigi (Departement des Manuscrits, ms. it, n. 578). Opera in versi nota ai contemporanei, (segnalata da Andrea Rossotti nel suo “Syllabus Scriptorum Pedemontii “del 1667), nel corso dei secoli era andata perduta. Integra il volume un’Appendice documentaria costituita dalle lettere reperite nel fondo archivistico Lettere particolari (Torino, Archivio di Stato). In un’originale accezione coerente con la cultura barocca, il poema in versi si regge su uno schema letterario che rimanda puntualmente all’architettura del castello-prigione di Vincennes, in cui Filippo d’Agliè è imprigionato (1640-1642) da Richelieu durante la guerra civile del Piemonte (1638-1642). Personaggio politico di primaria rilevanza nello stato sabaudo e grande uomo di corte, favorito della Reggente Cristina di Francia, l’Agliè è anche noto come coreografo di corte e autore di balletti. Il contributo di Costanza Roggero Bardelli “Filippo d’Agliè e l’architettura” evidenzia, in una prospettiva biografica oltre che storiografica, i suoi rapporti con la cultura accademica del Piemonte sabaudo nella prima metà del Seicento e, in particolare, la sua concezione teorica dell’architettura “della magnificenza”, in una fase antecedente all’affermarsi della figura del retore di corte Emanuele Tesauro. In particolare viene approfondito il suo attivo apporto nei programmi architettonici e decorativi realizzati da artisti e stuccatori luganesi negli appartamenti aulici della residenza sabauda del castello del Valentino, anche nel confronto con la sua successiva opera “Le Delizie. Relatione della Vigna di Madama Reale”, stampata a Torino nel 1667. Il volume è stato pubblicato nell’ambito della ricerca cofinanziata (2001) dal MIUR “Atlante tematico del barocco in Italia settentrionale. Le residenze della nobiltà e dei ceti emergenti: il sistema dei palazzi e delle ville”.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/1396137
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