La Cavallerizza reale di Torino è uno dei monumenti della città e in quanto tale rappresenta il patrimonio nella sua forma più tradizionale. È parte della città storica, con- servata per rimanere fuori dal tempo e invariata, come testimonianza del passato della città e della sua memoria (Laermans, 2004). Nel 1997 entra nella lista dell’UNESCO e pochi anni dopo il Comune di Torino decide di acquistare il Complesso dal demanio militare con l’idea di restaurarlo e ristabilire il progetto unitario di Benedetto Alfieri che lo collegava con il Teatro regio, il Palazzo reale e il Duomo. Nel 2007 con l’arrivo della crisi, e gli ambiziosi progetti per la Cavallerizza diventano irrealizzabili condannandolo a diventare l’ennesimo “spazio in sospeso” della città. A questo punto la strada verso la privatizzazione diventa la più scontata, fino a quando l’Assemblea Cavallerizza 14:45, un collettivo di cittadini, studenti, lavoratori dello spettacolo e intellettuali, attraverso l’occupazione degli spazi del compendio, propone una programmazione culturale alternativa per attirare la popolazione all’interno di uno spazio sottratto alla città rivendicandolo come “bene comune”. Si definisce quindi una politica diversa del bene comune, che sottolinea l’importanza di trovare modelli differenti di gestione che esu- lino dal tradizionale binomio tra proprietà pubblica o privata.

Patrimoni contesi: l'esempio della Cavallerizza Reale di Torino / Vassallo, Ianira. - ELETTRONICO. - 14:(2016), pp. 643-650. (Intervento presentato al convegno Commons/Comune, Giornata di studio della Società di Studi geografici tenutosi a Roma nel 11.12.2015).

Patrimoni contesi: l'esempio della Cavallerizza Reale di Torino.

VASSALLo, Ianira
2016

Abstract

La Cavallerizza reale di Torino è uno dei monumenti della città e in quanto tale rappresenta il patrimonio nella sua forma più tradizionale. È parte della città storica, con- servata per rimanere fuori dal tempo e invariata, come testimonianza del passato della città e della sua memoria (Laermans, 2004). Nel 1997 entra nella lista dell’UNESCO e pochi anni dopo il Comune di Torino decide di acquistare il Complesso dal demanio militare con l’idea di restaurarlo e ristabilire il progetto unitario di Benedetto Alfieri che lo collegava con il Teatro regio, il Palazzo reale e il Duomo. Nel 2007 con l’arrivo della crisi, e gli ambiziosi progetti per la Cavallerizza diventano irrealizzabili condannandolo a diventare l’ennesimo “spazio in sospeso” della città. A questo punto la strada verso la privatizzazione diventa la più scontata, fino a quando l’Assemblea Cavallerizza 14:45, un collettivo di cittadini, studenti, lavoratori dello spettacolo e intellettuali, attraverso l’occupazione degli spazi del compendio, propone una programmazione culturale alternativa per attirare la popolazione all’interno di uno spazio sottratto alla città rivendicandolo come “bene comune”. Si definisce quindi una politica diversa del bene comune, che sottolinea l’importanza di trovare modelli differenti di gestione che esu- lino dal tradizionale binomio tra proprietà pubblica o privata.
2016
978-88-908926-2-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2964941