Il saggio, in lingua francese, è frutto di una ricerca condotta tra il 2017 e il 2018 a Parigi in qualità di visiting researcher presso l’Institut National d’Histoire de l’Art (INHA) con il progetto di ricerca “Culture de la restauration dans le milieu viollet-le-ducien”. Il prodotto è stato composto su invito di Bruno Phalip e Fabienne Chevallier, curatori del volume collettaneo promosso dal Centre d’Histoire Espaces et Cultures dell’Université Clermont-Auvergne, nella collana “Histoires Croisées” delle Presses Universitaires Blaise-Pascal di Clermont-Ferrand. Il capitolo fa luce su una figura che ha militato a stretto contatto con il pensiero e l’opera di Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc, nel quadro di réseaux de recherche aperti che cercano oggi di indagare l’ampiezza del suo lascito patrimoniale, ovvero la sfera di influenza culturale che ha determinato sia teoreticamente sia metodologicamente. In questo contesto risulta significativo il contributo di Victor Marie Charles Ruprich-Robert (1820-1887), architetto fecondo, comprimario di Viollet-le-Duc. La prossimità delle due figure, che si dispiega sia attraverso le commesse sui Monuments historiques sia per il tramite dell’insegnamento del Disegno, trova un comune terreno di riflessione proprio nel restauro architettonico. I punti di contatto sono fittissimi, attestati da una messe di fonti archivistiche (conservate in diversificati Fondi e Istituti) che documentano il dipanarsi di una serie di cantieri i quali – intrecciandosi cronologicamente e operativamente – hanno originato conseguenti relazioni sul piano professionale e sociale. Sede di confronto è la partecipazione di entrambi alle sedute della Commission des Monuments historiques dove, sul solco di Ludovic Vitet, Prosper Mérimée e con comprimari del calibro di Émile Boeswillwald, la cultura del restauro francese stava consolidando le sue linee propositive con momenti di profonda intensità. La metodologia di Ruprich-Robert, fondata su una severa induzione filologica e un approccio conoscitivo rigoroso ai monumenti, si traduce da un lato in una teoresi di raffinato profilo, dall’altro in un approccio processuale nei cantieri architettonici che rimane ancora ampiamente interpretativo, talvolta ricostruttivo, teso alla promozione di una solidità strutturale e “verità” compositiva a discapito di una più pura conservazione.

Le milieu viollet-le-ducien : l’œuvre et la pensée de Victor Ruprich-Robert / Naretto, Monica (HISTOIRES CROISÉES). - In: Pour une histoire de la restauration monumentale (XIXe – début XXe siècle). Un manifeste pour le temps présent / Phalip B., Chevallier F. (dir.). - STAMPA. - Clermont-Ferrand : Presses Universitaires Blaise-Pascal, 2021. - ISBN 9782845169876. - pp. 175-185

Le milieu viollet-le-ducien : l’œuvre et la pensée de Victor Ruprich-Robert

NARETTO MONICA
2021

Abstract

Il saggio, in lingua francese, è frutto di una ricerca condotta tra il 2017 e il 2018 a Parigi in qualità di visiting researcher presso l’Institut National d’Histoire de l’Art (INHA) con il progetto di ricerca “Culture de la restauration dans le milieu viollet-le-ducien”. Il prodotto è stato composto su invito di Bruno Phalip e Fabienne Chevallier, curatori del volume collettaneo promosso dal Centre d’Histoire Espaces et Cultures dell’Université Clermont-Auvergne, nella collana “Histoires Croisées” delle Presses Universitaires Blaise-Pascal di Clermont-Ferrand. Il capitolo fa luce su una figura che ha militato a stretto contatto con il pensiero e l’opera di Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc, nel quadro di réseaux de recherche aperti che cercano oggi di indagare l’ampiezza del suo lascito patrimoniale, ovvero la sfera di influenza culturale che ha determinato sia teoreticamente sia metodologicamente. In questo contesto risulta significativo il contributo di Victor Marie Charles Ruprich-Robert (1820-1887), architetto fecondo, comprimario di Viollet-le-Duc. La prossimità delle due figure, che si dispiega sia attraverso le commesse sui Monuments historiques sia per il tramite dell’insegnamento del Disegno, trova un comune terreno di riflessione proprio nel restauro architettonico. I punti di contatto sono fittissimi, attestati da una messe di fonti archivistiche (conservate in diversificati Fondi e Istituti) che documentano il dipanarsi di una serie di cantieri i quali – intrecciandosi cronologicamente e operativamente – hanno originato conseguenti relazioni sul piano professionale e sociale. Sede di confronto è la partecipazione di entrambi alle sedute della Commission des Monuments historiques dove, sul solco di Ludovic Vitet, Prosper Mérimée e con comprimari del calibro di Émile Boeswillwald, la cultura del restauro francese stava consolidando le sue linee propositive con momenti di profonda intensità. La metodologia di Ruprich-Robert, fondata su una severa induzione filologica e un approccio conoscitivo rigoroso ai monumenti, si traduce da un lato in una teoresi di raffinato profilo, dall’altro in un approccio processuale nei cantieri architettonici che rimane ancora ampiamente interpretativo, talvolta ricostruttivo, teso alla promozione di una solidità strutturale e “verità” compositiva a discapito di una più pura conservazione.
2021
9782845169876
Pour une histoire de la restauration monumentale (XIXe – début XXe siècle). Un manifeste pour le temps présent
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