Costruita in una zona di cerniera tra parti di città, la Scuola di applicazione militare occupa un grande isolato ai margini dell’ampliamento meridionale di Torino, a ridosso della fortificazione, in direzione della Cittadella. I successivi progetti sono qui discussi nell'ambito di uno studio che considera architettura e città, tema indagato da Chiara Devoti. Il disegno, siglato dal capitano Antonio Felice De Vincenti [Devincenti] negli anni Trenta del Settecento, propone la riorganizzazione dei volumi già esistenti del Regio Arsenale, appoggiandosi a un prestigioso progetto di Filippo Juvarra nel quale il complesso è organizzato a partire da cortili quadrangolari, con una voluta separazione dell’elegante fabbricato di rappresentanza dalla zona di produzione. È la disamina puntuale e dettagliata delle fonti documentarie, conservate prevalentemente presso l’Archivio di Stato e l’Archivio Storico della Città di Torino, a permettere di indagare le articolate vicende progettuali che legano, e reciprocamente definiscono, architettura e città, esito del costante confronto tra i militari, la Municipalità, lo Stato e la corte che, pure, apprezza l’illuminazione del Regio Arsenale in occasione delle nozze tra Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide nel 1842. La lunga prospettiva che attraversa l’ingresso monumentale e prosegue oltre, tagliando diagonalmente l’isolato, sembra rompere la rigida maglia viaria ortogonale che, invece, è attentamente rispettata anche quando, nel corso del lungo Ottocento, il complesso è interessato da lavori che ne raccordano i fronti con un linguaggio che guarda al cosiddetto “Barocco piemontese” e definiscono la maestosa immagine che ancora scrive l’identità della prestigiosa istituzione. La prosecuzione delle stesse assialità viarie verso ovest, restituita dai successivi piani d’ingrandimento, raccorda l’isola di Santa Barbara con l’area della smilitarizzata Cittadella, innescando un dialogo non solo tra la Scuola, l’Arsenale e le nuove fabbriche, ma soprattutto tra i militari, la stazione per Novara e la ferrovia, apertura e collegamento della «città militare» narrata da Edmondo De Amicis nelle sue pagine dedicate alle tre capitali e alla costituita Nazione.

La Scuola di applicazione dell’Esercito: architettura e città. Le scelte architettoniche. The School of Applied Military Studies: Architecture and City. Architectural choises / Gianasso, E. - In: Palazzo Arsenale. Tradizione modernità e futuro. Tradition, modernity and future / Barberis W.. - STAMPA. - Genova : SAGEP, 2021. - ISBN 9788863737561. - pp. 56-69

La Scuola di applicazione dell’Esercito: architettura e città. Le scelte architettoniche. The School of Applied Military Studies: Architecture and City. Architectural choises

Gianasso E.
2021

Abstract

Costruita in una zona di cerniera tra parti di città, la Scuola di applicazione militare occupa un grande isolato ai margini dell’ampliamento meridionale di Torino, a ridosso della fortificazione, in direzione della Cittadella. I successivi progetti sono qui discussi nell'ambito di uno studio che considera architettura e città, tema indagato da Chiara Devoti. Il disegno, siglato dal capitano Antonio Felice De Vincenti [Devincenti] negli anni Trenta del Settecento, propone la riorganizzazione dei volumi già esistenti del Regio Arsenale, appoggiandosi a un prestigioso progetto di Filippo Juvarra nel quale il complesso è organizzato a partire da cortili quadrangolari, con una voluta separazione dell’elegante fabbricato di rappresentanza dalla zona di produzione. È la disamina puntuale e dettagliata delle fonti documentarie, conservate prevalentemente presso l’Archivio di Stato e l’Archivio Storico della Città di Torino, a permettere di indagare le articolate vicende progettuali che legano, e reciprocamente definiscono, architettura e città, esito del costante confronto tra i militari, la Municipalità, lo Stato e la corte che, pure, apprezza l’illuminazione del Regio Arsenale in occasione delle nozze tra Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide nel 1842. La lunga prospettiva che attraversa l’ingresso monumentale e prosegue oltre, tagliando diagonalmente l’isolato, sembra rompere la rigida maglia viaria ortogonale che, invece, è attentamente rispettata anche quando, nel corso del lungo Ottocento, il complesso è interessato da lavori che ne raccordano i fronti con un linguaggio che guarda al cosiddetto “Barocco piemontese” e definiscono la maestosa immagine che ancora scrive l’identità della prestigiosa istituzione. La prosecuzione delle stesse assialità viarie verso ovest, restituita dai successivi piani d’ingrandimento, raccorda l’isola di Santa Barbara con l’area della smilitarizzata Cittadella, innescando un dialogo non solo tra la Scuola, l’Arsenale e le nuove fabbriche, ma soprattutto tra i militari, la stazione per Novara e la ferrovia, apertura e collegamento della «città militare» narrata da Edmondo De Amicis nelle sue pagine dedicate alle tre capitali e alla costituita Nazione.
2021
9788863737561
Palazzo Arsenale. Tradizione modernità e futuro. Tradition, modernity and future
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