Siamo entrati in quella che si può definire “età ibrida”, sostengono A. e P. Khanna (Khanna, 2013). Un momento in cui i rapporti interpersonali, i repentini avanzamenti in ambito tecnologico, la natura transdisciplinare e performativa del contesto socio/culturale, non permettono più una semplice co-abitazione con il cambiamento, bensì presuppongono, con sempre maggior urgenza, una vera e propria co-evoluzione. Per questo è, e sarà sempre meno possibile essere progettisti, o esseri umani più semplicemente, senza considerare come ogni elemento possa influenzare gli altri, ne venga influenzato e si relazioni. Questo complesso scenario socio-tecnico richiede, quindi, al progettista nello specifico, e alle formazione nell’ambito del design in generale, la capacità di rinnovare continuamente la propria offerta, i propri metodi, i propri strumenti. Il proprio senso critico nella gestione del cambiamento.Il presente contributo, indaga e qualifica il ruolo dell’educazione al progetto, quale sottile equilibrio tra occasioni di metabolizzazione e riflessione lenta, attività altamente esperienziali e transdisciplinari e strumenti digitali oltre il tradizionale concetto di spazio-tempo. Presenta e sistematizza una possibile strategia formativa utile al superamento della tradizionale dimensione autoreferenziale del progettista, per promuovere nuovi atteggiamenti, metodi, modelli e approcci rivolti alla complessità. Un modello basato sulla contaminazione di saperi differenti, aperto quanto inclusivo. Un primo passo verso una progettualità maggiormente consapevole.

Un designer sui generis / Remondino, Chiara L.; Tamborrini, PAOLO MARCO. - In: DIID. DISEGNO INDUSTRIALE INDUSTRIAL DESIGN. - ISSN 1594-8528. - ELETTRONICO. - Diid - Design e Formazione:71/2020(2020), pp. 120-127.

Un designer sui generis

Chiara L. Remondino;Paolo Tamborrini
2020

Abstract

Siamo entrati in quella che si può definire “età ibrida”, sostengono A. e P. Khanna (Khanna, 2013). Un momento in cui i rapporti interpersonali, i repentini avanzamenti in ambito tecnologico, la natura transdisciplinare e performativa del contesto socio/culturale, non permettono più una semplice co-abitazione con il cambiamento, bensì presuppongono, con sempre maggior urgenza, una vera e propria co-evoluzione. Per questo è, e sarà sempre meno possibile essere progettisti, o esseri umani più semplicemente, senza considerare come ogni elemento possa influenzare gli altri, ne venga influenzato e si relazioni. Questo complesso scenario socio-tecnico richiede, quindi, al progettista nello specifico, e alle formazione nell’ambito del design in generale, la capacità di rinnovare continuamente la propria offerta, i propri metodi, i propri strumenti. Il proprio senso critico nella gestione del cambiamento.Il presente contributo, indaga e qualifica il ruolo dell’educazione al progetto, quale sottile equilibrio tra occasioni di metabolizzazione e riflessione lenta, attività altamente esperienziali e transdisciplinari e strumenti digitali oltre il tradizionale concetto di spazio-tempo. Presenta e sistematizza una possibile strategia formativa utile al superamento della tradizionale dimensione autoreferenziale del progettista, per promuovere nuovi atteggiamenti, metodi, modelli e approcci rivolti alla complessità. Un modello basato sulla contaminazione di saperi differenti, aperto quanto inclusivo. Un primo passo verso una progettualità maggiormente consapevole.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2874398