Si è inaugurata circa due anni fa al “Grand Palais” di Parigi una importante mostra dal titolo Jardins, focalizzata sul giardino come opera d'arte; lo scorso anno a Coligny (Ginevra) l'esposizione Des jardins et des livres, curata da Michael Jakob, ha presentato in un raffinato allestimento di Mario Botta i più importanti libri, trattati, raccolte di vedute sull’arte dei giardini. Il panorama italiano in materia di mostre sui giardini è assai meno ampio e ci si è spesso focalizzati su aree e su argomenti di ambito regionale, seppur di grande interesse. Si potrebbe dire che per imbatterci un una mostra di ampio respiro occorre andare indietro nel tempo, a quel 1931 quando, nelle sale di Palazzo Vecchio a Firenze, venne inaugurata – con la regìa di Ugo Ojetti e con un notevole sforzo organizzativo - la grande Mostra sul giardino italiano che, sia pure in un clima di nazionalismo incentrato sul “primato” dei giardini della Penisola rispetto ai giardini francesi e a quelli inglesi, ha costituito un significativo momento di svolta. Era quindi opportuno riportare nuovamente l’attenzione sul tema del giardino e va pertanto dato atto al Consorzio delle Residenze Reali Sabaude dello sforzo compiuto nel mettere in calendario una Mostra, voluta agli inizi del 2018 dal direttore Mario Turetta, alla quale hanno fornito un significativo apporto sotto il profilo scientifico il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino e l’Associazione Parchi e Giardini d’Italia. Una mostra che vogliamo dedicare a Mirella Macera, responsabile dei giardini di Venaria e anima indiscussa del parco di Racconigi, riferimento per le azioni di tutela e valorizzazione dei parchi delle Residenze Reali Sabaude, e non solo. Si è voluto dare un’impostazione che andasse al di là del semplice aspetto topografico o cronologico, puntando su una chiave di lettura intrigante che coniugasse la dimensione del giardino con quella del viaggio; due termini presenti fra le righe nel titolo di una recente mostra tenutasi a Versailles nel 2018 - dal titolo Visiteurs de Versailles: voyageurs, princes, ambassadeurs, 1682-1789 – sui personaggi che hanno visitato quel giardino nell’arco di un secolo. Nel caso della Mostra di Venaria, lungo le sale è possibile imbattersi in figure di architetti, giardinieri e paesaggisti, principi e aristocratici, eredi al trono, scrittori e intellettuali, eruditi che hanno attraversato per secoli - dal Cinquecento all’Ottocento - l’intera Europa visitando giardini, ammirando paesaggi e traendo da essi ispirazione. I taccuini, i diari, le opere ci consentono di ricostruirne gli itinerari e di viaggiare idealmente con loro attraverso luoghi di bellezza, testimoni della storia e della cultura di un intero continente. La storia dei giardini d’Europa - lo sviluppo del gusto (dai grandi giardini italiani del' 500 a quelli della corte francese del Grand Siècle, a quelli paesaggistici), i luoghi più famosi e celebrati ma anche quelli minori e a volte scomparsi ma ugualmente importanti - viene ricostruita attraverso i percorsi, reali e ideali, dei vari personaggi; itinerari di viaggio che l'allestimento curato da Maurizio Reggi e Diego Bernardi valorizza demandando all'apparato grafico un forte ruolo strutturante. Sono tuttavia i dipinti, le incisioni, i progetti, i modelli di architetture, provenienti da importanti musei d'Italia e d'Europa a costituire l’importante apparato iconografico che fa da supporto ai vari itinerari. L'esposizione si articola in dodici sezioni, che si riflettono nel catalogo attraverso i saggi e le schede di numerosi autori, specialisti del settore e afferenti a prestigiose istituzioni italiane e straniere. La Mostra prende l’avvio con il viaggio di Montaigne che ci accompagna nei più famosi giardini italiani del Cinquecento, tra grotte, automi e giochi d’acqua, mentre nel secolo successivo il discusso viaggio di André Le Nôtre offre l’occasione per illustrare la diffusione in Europa di un nuovo modo di concepire complessi su grande scala, apprezzati e promossi da grandi e piccoli Re Sole. Con l’affermazione della nuova moda del giardino inglese, favorita anche dalla conoscenza dei giardini cinesi e delle loro forme ispirate alla natura, l’Inghilterra - insieme alla Francia e all’Italia - costituisce un forte richiamo per architetti e giardinieri, come lo svedese Fredrik Magnus Piper e l’italiano Francesco Bettini. Il giardino inglese si diffonde ovunque in Europa. In Francia Carmontelle progetta il Parc Monceau secondo una successione di scene, proponendoci un viaggio nel tempo e nello spazio (da Oriente a Occidente) all’interno di uno stesso giardino. A fine Settecento i viaggi degli aristocratici - come i Conti del Nord, eredi al trono di Russia, e il Principe de Ligne - ci accompagnano nella visita dei maggiori giardini europei sui quali non esitano a esprimere giudizi a volte pungenti. I giardini della penisola sono tappa obbligata del “Grand Tour”. Pittori come Hubert Robert e Fragonard giungono in Italia per ritrarne i più noti nel loro stato di decadenza e il primo, al rientro in Francia, si cimenterà egli stesso nella progettazione di giardini. Il “Presidente” Charles de Brosses e Stendhal attraversano la Penisola da nord a sud, fino a Napoli, mentre nel suo viaggio all’insegna di una rinascita interiore Goethe si spinge ancora oltre, fino in Sicilia. Fra Otto e Novecento, con due viaggiatori americani d’eccezione, Henry James ed Edith Wharton, l’Italia si conferma ancora terra di giardini, fonte di ispirazione per quelli d’Oltreoceano. Il percorso della Mostra si conclude con un viaggio nel “sistema” i giardini delle Residenze Reali Sabaude, specchio dei diversi modi di progettare la natura succedutisi nei secoli: giardini spesso visitati dagli stessi personaggi - come André Le Nôtre o i Conti del Nord - incontrati lungo le strade d’Europa, ma al tempo stesso luoghi da cui progettisti di giardini come i fratelli Roda partono per intraprendere viaggi di istruzione alla scoperta dei più importanti parchi d'Europa. Nella Mostra prende pertanto corpo un aspetto fondamentale di questo nostro giardino d’Europa: l'idea di un progetto di natura che, mutando nel tempo, diventa elemento di identità comune, immune da confini.

Viaggio nei Giardini d’Europa. Da Le Nôtre a Henry James, / Cornaglia, P.. - STAMPA. - (2019), pp. 1-415.

Viaggio nei Giardini d’Europa. Da Le Nôtre a Henry James,

cornaglia P.
2019

Abstract

Si è inaugurata circa due anni fa al “Grand Palais” di Parigi una importante mostra dal titolo Jardins, focalizzata sul giardino come opera d'arte; lo scorso anno a Coligny (Ginevra) l'esposizione Des jardins et des livres, curata da Michael Jakob, ha presentato in un raffinato allestimento di Mario Botta i più importanti libri, trattati, raccolte di vedute sull’arte dei giardini. Il panorama italiano in materia di mostre sui giardini è assai meno ampio e ci si è spesso focalizzati su aree e su argomenti di ambito regionale, seppur di grande interesse. Si potrebbe dire che per imbatterci un una mostra di ampio respiro occorre andare indietro nel tempo, a quel 1931 quando, nelle sale di Palazzo Vecchio a Firenze, venne inaugurata – con la regìa di Ugo Ojetti e con un notevole sforzo organizzativo - la grande Mostra sul giardino italiano che, sia pure in un clima di nazionalismo incentrato sul “primato” dei giardini della Penisola rispetto ai giardini francesi e a quelli inglesi, ha costituito un significativo momento di svolta. Era quindi opportuno riportare nuovamente l’attenzione sul tema del giardino e va pertanto dato atto al Consorzio delle Residenze Reali Sabaude dello sforzo compiuto nel mettere in calendario una Mostra, voluta agli inizi del 2018 dal direttore Mario Turetta, alla quale hanno fornito un significativo apporto sotto il profilo scientifico il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino e l’Associazione Parchi e Giardini d’Italia. Una mostra che vogliamo dedicare a Mirella Macera, responsabile dei giardini di Venaria e anima indiscussa del parco di Racconigi, riferimento per le azioni di tutela e valorizzazione dei parchi delle Residenze Reali Sabaude, e non solo. Si è voluto dare un’impostazione che andasse al di là del semplice aspetto topografico o cronologico, puntando su una chiave di lettura intrigante che coniugasse la dimensione del giardino con quella del viaggio; due termini presenti fra le righe nel titolo di una recente mostra tenutasi a Versailles nel 2018 - dal titolo Visiteurs de Versailles: voyageurs, princes, ambassadeurs, 1682-1789 – sui personaggi che hanno visitato quel giardino nell’arco di un secolo. Nel caso della Mostra di Venaria, lungo le sale è possibile imbattersi in figure di architetti, giardinieri e paesaggisti, principi e aristocratici, eredi al trono, scrittori e intellettuali, eruditi che hanno attraversato per secoli - dal Cinquecento all’Ottocento - l’intera Europa visitando giardini, ammirando paesaggi e traendo da essi ispirazione. I taccuini, i diari, le opere ci consentono di ricostruirne gli itinerari e di viaggiare idealmente con loro attraverso luoghi di bellezza, testimoni della storia e della cultura di un intero continente. La storia dei giardini d’Europa - lo sviluppo del gusto (dai grandi giardini italiani del' 500 a quelli della corte francese del Grand Siècle, a quelli paesaggistici), i luoghi più famosi e celebrati ma anche quelli minori e a volte scomparsi ma ugualmente importanti - viene ricostruita attraverso i percorsi, reali e ideali, dei vari personaggi; itinerari di viaggio che l'allestimento curato da Maurizio Reggi e Diego Bernardi valorizza demandando all'apparato grafico un forte ruolo strutturante. Sono tuttavia i dipinti, le incisioni, i progetti, i modelli di architetture, provenienti da importanti musei d'Italia e d'Europa a costituire l’importante apparato iconografico che fa da supporto ai vari itinerari. L'esposizione si articola in dodici sezioni, che si riflettono nel catalogo attraverso i saggi e le schede di numerosi autori, specialisti del settore e afferenti a prestigiose istituzioni italiane e straniere. La Mostra prende l’avvio con il viaggio di Montaigne che ci accompagna nei più famosi giardini italiani del Cinquecento, tra grotte, automi e giochi d’acqua, mentre nel secolo successivo il discusso viaggio di André Le Nôtre offre l’occasione per illustrare la diffusione in Europa di un nuovo modo di concepire complessi su grande scala, apprezzati e promossi da grandi e piccoli Re Sole. Con l’affermazione della nuova moda del giardino inglese, favorita anche dalla conoscenza dei giardini cinesi e delle loro forme ispirate alla natura, l’Inghilterra - insieme alla Francia e all’Italia - costituisce un forte richiamo per architetti e giardinieri, come lo svedese Fredrik Magnus Piper e l’italiano Francesco Bettini. Il giardino inglese si diffonde ovunque in Europa. In Francia Carmontelle progetta il Parc Monceau secondo una successione di scene, proponendoci un viaggio nel tempo e nello spazio (da Oriente a Occidente) all’interno di uno stesso giardino. A fine Settecento i viaggi degli aristocratici - come i Conti del Nord, eredi al trono di Russia, e il Principe de Ligne - ci accompagnano nella visita dei maggiori giardini europei sui quali non esitano a esprimere giudizi a volte pungenti. I giardini della penisola sono tappa obbligata del “Grand Tour”. Pittori come Hubert Robert e Fragonard giungono in Italia per ritrarne i più noti nel loro stato di decadenza e il primo, al rientro in Francia, si cimenterà egli stesso nella progettazione di giardini. Il “Presidente” Charles de Brosses e Stendhal attraversano la Penisola da nord a sud, fino a Napoli, mentre nel suo viaggio all’insegna di una rinascita interiore Goethe si spinge ancora oltre, fino in Sicilia. Fra Otto e Novecento, con due viaggiatori americani d’eccezione, Henry James ed Edith Wharton, l’Italia si conferma ancora terra di giardini, fonte di ispirazione per quelli d’Oltreoceano. Il percorso della Mostra si conclude con un viaggio nel “sistema” i giardini delle Residenze Reali Sabaude, specchio dei diversi modi di progettare la natura succedutisi nei secoli: giardini spesso visitati dagli stessi personaggi - come André Le Nôtre o i Conti del Nord - incontrati lungo le strade d’Europa, ma al tempo stesso luoghi da cui progettisti di giardini come i fratelli Roda partono per intraprendere viaggi di istruzione alla scoperta dei più importanti parchi d'Europa. Nella Mostra prende pertanto corpo un aspetto fondamentale di questo nostro giardino d’Europa: l'idea di un progetto di natura che, mutando nel tempo, diventa elemento di identità comune, immune da confini.
2019
978-88-97768-18-0
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