Villa Adriana, “residenza dell’Imperatore Adriano”, così ricordata nei registri delle descrizioni dei terreni posseduti nel territorio della città di Tivoli dal Noviziato di S. Andrea a Monte Cavallo di Roma della Compagnia di Gesù (metà del XVII secolo), rappresenta luogo di memorie e profonde trasformazioni, che a partire dalla fine del XIX secolo (1870), poco dopo l’Unità di Italia, si apre al pubblico quale struttura museale statale. Il primo contributo affronta il delicato passaggio del complesso tiburtino da rudere romanticamente studiato, visitato, scavato e conosciuto in Europa, all’istituzione della Villa quale museo statale. Le sue trasformazioni, le importanti campagne di restauri, la presenza di personaggi quali Marguerite Yourcenar hanno profondamente contributo ad alimentare nella collettività, il pensiero di un’antichità immaginata fortemente radicata allo spirito dei luoghi. Come l’iscrizione nella World Heritage List dell’Unesco abbia segnato un passaggio significativo nell’avvio dei processi di valorizzazione del bene e alimentato il desiderio di un pubblico sempre più ampio di visitare questo sito archeologico, anche evidenziando nel tempo specifiche problematiche connesse con l’accessibilità di questi luoghi ad un flusso turistico sempre più intenso. Valerio Tolve sottolinea come l’operato di Giovan Battista Piranesi sia così profondamente legato a Villa Adriana, costituendo quasi un bacino di ispirazione per buona parte dell’architettura moderna e contemporanea. L’attualizzazione di questa esperienza, può aiutare, sostiene Tolve, perché “solo così si può riscoprire come il più profondo valore della tradizione corrisponda paradossalmente al suo più essenziale aspetto di modernità.” La bellezza che contraddistingue Villa Adriana è frutto di un processo progettuale razionale, cercato, che si contraddistingue per caratteri distintivi specifici in cui il paesaggio circostante costituisce un fattore determinante. Alessandro Raffa evidenzia come l’acqua rappresenti “un elemento fondativo nel processo di costruzione del paesaggio tiburtino intorno a Villa Adriana”. La stessa Villa costituisce luogo di sperimentazione d’ingegneria idraulica, assumendo ai luoghi d’acqua un ruolo fortemente strutturante della composizione della villa stessa. Francesco Leoni quindi introduce in via teorica, come “la ricerca dei fondamenti del processo progettuale” sia da svilupparsi inizialmente sull’archeologia, con particolare riferimento a quella classica. Il suo contributo si articola secondo un sistema di analisi volto ad identificare nell’architettura contemporanea permanenze ancora oggi utili guide al processo progettuale. Romolo Ottaviani torna nel suo contributo a sottolineare l’importanza strutturante dell’acqua come “materia di progetto nell’odierno lavoro di valorizzazione del territorio e musealizzazione delle aree di valore storico e archeologico”. La reintroduzione dell’acqua nelle architetture di Villa Adriana rappresenta uno straordinario esempio di musealizzazione, sperimentato anche attraverso una documentata attività di carattere didattico, presentata nel testo stesso. Le successive riflessioni condotte sul tema portano verso approfondimenti che si allontanano geograficamente da Villa Adriana ma sono fortemente connessi all’interazione tra sistema paesaggistico e l’acqua. Elena Olivo articola il suo contributo partendo dal sistema ambientale dell’isola di Grado: la comprensione del territorio e dello spazio avviene attraverso relazioni e connessioni che aiutano nella lettura del territorio paragonabile ad un sistema di segni, “un testo altamente stratificato, testimonianza della sovrapposizione di epoche diverse”. Sandro Pittini attraverso la presentazione del restauro del Lavador a Gemona , affronta le relazioni tra architettura, archeologia e acqua: la ricerca della forza unificatrice dell’acqua che spesso riconfigura ambiti territoriali la cui comprensione attuale è complicata dalla mancanza di alcuni tasselli fondamentali, contribuisce a restituire al suo passaggio significato e identità al territorio stesso. Il contributo di Diaconescu e Armenciu, sposta l’ambito territoriale in Romania con l’obiettivo di indagare lo stato dell’arte del complesso e articolato patrimonio archeologico rumeno negli ultimi venticinque anni tra politiche di abbandono e scarsa manutenzione. Pier Federico Caliari chiude questo numero di Progettare Archeologia introducendo un processo virtuoso che attraverso un percorso che si snoda in tre distinte tappe, di cui in questa occasione viene trattata la prima, si affronta una teorizzazione sulla “forma della bellezza”. Caliari conclude infatti la sua prima dissertazione asserendo che “forma in sé (idea) e forma percepita (rappresentazione) costituiscono la relazione fondamentale per comprendere il carattere misterico della bellezza”. L’appendice bibliografica curata da Marello, Tartaglino e Villata vuole rappresentare infine un primo esito di indagine rispetto al riverbero e accresciuta visibilità di Villa Adriana in questi ultimi venti anni – dalla iscrizione nella WHL Unesco – nelle attività di tesi di laurea delle scuole di Architettura italiane, evidenziando un interesse di tutto rispetto sia nei numeri che nella varietà delle discipline interessate.

Prefazione / Novelli, Francesco. - ELETTRONICO. - 2:(2019), pp. 4-5.

Prefazione

Novelli Francesco
2019

Abstract

Villa Adriana, “residenza dell’Imperatore Adriano”, così ricordata nei registri delle descrizioni dei terreni posseduti nel territorio della città di Tivoli dal Noviziato di S. Andrea a Monte Cavallo di Roma della Compagnia di Gesù (metà del XVII secolo), rappresenta luogo di memorie e profonde trasformazioni, che a partire dalla fine del XIX secolo (1870), poco dopo l’Unità di Italia, si apre al pubblico quale struttura museale statale. Il primo contributo affronta il delicato passaggio del complesso tiburtino da rudere romanticamente studiato, visitato, scavato e conosciuto in Europa, all’istituzione della Villa quale museo statale. Le sue trasformazioni, le importanti campagne di restauri, la presenza di personaggi quali Marguerite Yourcenar hanno profondamente contributo ad alimentare nella collettività, il pensiero di un’antichità immaginata fortemente radicata allo spirito dei luoghi. Come l’iscrizione nella World Heritage List dell’Unesco abbia segnato un passaggio significativo nell’avvio dei processi di valorizzazione del bene e alimentato il desiderio di un pubblico sempre più ampio di visitare questo sito archeologico, anche evidenziando nel tempo specifiche problematiche connesse con l’accessibilità di questi luoghi ad un flusso turistico sempre più intenso. Valerio Tolve sottolinea come l’operato di Giovan Battista Piranesi sia così profondamente legato a Villa Adriana, costituendo quasi un bacino di ispirazione per buona parte dell’architettura moderna e contemporanea. L’attualizzazione di questa esperienza, può aiutare, sostiene Tolve, perché “solo così si può riscoprire come il più profondo valore della tradizione corrisponda paradossalmente al suo più essenziale aspetto di modernità.” La bellezza che contraddistingue Villa Adriana è frutto di un processo progettuale razionale, cercato, che si contraddistingue per caratteri distintivi specifici in cui il paesaggio circostante costituisce un fattore determinante. Alessandro Raffa evidenzia come l’acqua rappresenti “un elemento fondativo nel processo di costruzione del paesaggio tiburtino intorno a Villa Adriana”. La stessa Villa costituisce luogo di sperimentazione d’ingegneria idraulica, assumendo ai luoghi d’acqua un ruolo fortemente strutturante della composizione della villa stessa. Francesco Leoni quindi introduce in via teorica, come “la ricerca dei fondamenti del processo progettuale” sia da svilupparsi inizialmente sull’archeologia, con particolare riferimento a quella classica. Il suo contributo si articola secondo un sistema di analisi volto ad identificare nell’architettura contemporanea permanenze ancora oggi utili guide al processo progettuale. Romolo Ottaviani torna nel suo contributo a sottolineare l’importanza strutturante dell’acqua come “materia di progetto nell’odierno lavoro di valorizzazione del territorio e musealizzazione delle aree di valore storico e archeologico”. La reintroduzione dell’acqua nelle architetture di Villa Adriana rappresenta uno straordinario esempio di musealizzazione, sperimentato anche attraverso una documentata attività di carattere didattico, presentata nel testo stesso. Le successive riflessioni condotte sul tema portano verso approfondimenti che si allontanano geograficamente da Villa Adriana ma sono fortemente connessi all’interazione tra sistema paesaggistico e l’acqua. Elena Olivo articola il suo contributo partendo dal sistema ambientale dell’isola di Grado: la comprensione del territorio e dello spazio avviene attraverso relazioni e connessioni che aiutano nella lettura del territorio paragonabile ad un sistema di segni, “un testo altamente stratificato, testimonianza della sovrapposizione di epoche diverse”. Sandro Pittini attraverso la presentazione del restauro del Lavador a Gemona , affronta le relazioni tra architettura, archeologia e acqua: la ricerca della forza unificatrice dell’acqua che spesso riconfigura ambiti territoriali la cui comprensione attuale è complicata dalla mancanza di alcuni tasselli fondamentali, contribuisce a restituire al suo passaggio significato e identità al territorio stesso. Il contributo di Diaconescu e Armenciu, sposta l’ambito territoriale in Romania con l’obiettivo di indagare lo stato dell’arte del complesso e articolato patrimonio archeologico rumeno negli ultimi venticinque anni tra politiche di abbandono e scarsa manutenzione. Pier Federico Caliari chiude questo numero di Progettare Archeologia introducendo un processo virtuoso che attraverso un percorso che si snoda in tre distinte tappe, di cui in questa occasione viene trattata la prima, si affronta una teorizzazione sulla “forma della bellezza”. Caliari conclude infatti la sua prima dissertazione asserendo che “forma in sé (idea) e forma percepita (rappresentazione) costituiscono la relazione fondamentale per comprendere il carattere misterico della bellezza”. L’appendice bibliografica curata da Marello, Tartaglino e Villata vuole rappresentare infine un primo esito di indagine rispetto al riverbero e accresciuta visibilità di Villa Adriana in questi ultimi venti anni – dalla iscrizione nella WHL Unesco – nelle attività di tesi di laurea delle scuole di Architettura italiane, evidenziando un interesse di tutto rispetto sia nei numeri che nella varietà delle discipline interessate.
2019
978 88 99013 03 5
da Villa Adriana verso la grande bellezza
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