Unita l’Italia e definita la prima legge sull’istruzione applicata a tutto il Regno (Legge Casati, 1859), lo studio per riorganizzare e normare le scuole a carattere professionale deve attendere l’avvento della Sinistra al potere alla fine degli anni Settanta. Sulla scia degli esempi europei, con il regio Decreto del 23 ottobre 1884 prende vita il progetto istitutivo di un organo centrale di controllo sui temi dell’istruzione artistica a carattere industriale posto sotto l’egida del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio e in accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, che lavora per ventiquattro anni (dal 1884 al 1908) e ha come obiettivo la riorganizzazione del sistema scolastico professionale. La Commissione centrale per l’insegnamento artistico industriale acquista l’alta vigilanza sui Musei artistici industriali, sulle sette Scuole Superiori (Torino, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Palermo), sulle scuole d’arte applicata e di disegno e in generale su tutte le altre istituzioni che mirano all’educazione artistica delle classi lavoratrici. In particolare i compiti principali sono di ordine amministrativo (valutare i programmi statutari e didattici) ed educativo (elaborare un’opera originale sull’ornato italiano e collezioni di modelli, promuovere pubblicazioni didattiche specificatamente italiane, formare la nuova classe insegnante). Obiettivo della Commissione è definire un programma univoco per tutte le scuole del Regno basato sulla padronanza del disegno e sulla conoscenza degli stili del passato quali strumenti primi su cui fondare il rinnovamento del prodotto artistico italiano e la nuova classe operaia. Tra le figure di rilievo si menzionano: Camillo Boito, tra i principali propositori dell’istituzione e presidente dal 1893 sino allo scioglimento nel 1908, Alfredo d’Andrade, fidato sodale e fautore di molteplici iniziative, Baldassarre Odescalchi, presidente dal 1886 al 1892 orientato ad accentrare nella nuova capitale il primato artistico italiano, Gaetano Filangieri, promotore del Museo artistico industriale di Napoli, Felice Barnabei, archeologo e segretario della Direzione generale delle antichità e belle arti, Luigi Mussini, riformatore dell’Accademia di belle arti di Siena, e dal 1898 Primo Levi detto “L’Italico” che preme per l’introduzione di caratteri di “modernità” nel repertorio stilistico storicista. La Commissione centrale passa negli anni sotto tre presidenti: Marco Minghetti (1885-1887); Baldassare Odescalchi (1887-1892) e infine Camillo Boito (1893-1908). Attraverso i loro mandati è possibile identificare una serie di temi nodali, riferibili ai compiti enunciati nel decreto istitutivo. Durante il primo periodo che ingloba due quadrienni, dal 1884 al 1892, caratterizzato dall’urgenza di dare un inquadramento programmatico, si individuano i criteri per la selezione delle pubblicazioni d’arte e di disegno e si coopera alla redazione di modelli d’ornato italiano da indirizzare alle scuole. Vengono anche indagati i sistemi didattici europei demandati dalla stessa Commissione a Raffaele Erculei direttore del Museo artistico industriale di Roma (1890). Sotto la direzione di Camillo Boito, che dura quindici anni a partire dal 1893, l’organo ministeriale trova una sua più solida strutturazione, adoperandosi per la divulgazione delle collezioni e la redazione della rivista statale curata dalla Commissione (e diretta dallo stesso Boito) “Arte italiana decorativa e industriale”, che programmata sin dal 1886 trova la via della pubblicazione solamente nell’ottobre del 1890. Parallelamente vengono organizzate all’interno della stessa istituzione rassegne espositive e congressi riservati per sondare lo stato dei progressi didattici (Roma 1890, 1901 e 1907) i cui punti salienti sono: la ricerca di un’arte applicata sempre più rispondente alle necessità della vita moderna, l’interazione tra le scuole e le industrie locali, l’esigenza di un metodo pedagogico univoco e riconosciuto.

PESANDO A.B., Camillo Boito e la Commissione centrale per l’insegnamento artistico industriale (1884-1908) / Pesando, ANNALISA B. - In: Camillo Boito moderno 1836-1914 / Sandro Scarrocchia (a cura di). - STAMPA. - Sesto San Giovanni : Mimesis, 2018. - ISBN 9788857542942. - pp. 77-91

PESANDO A.B., Camillo Boito e la Commissione centrale per l’insegnamento artistico industriale (1884-1908)

ANNALISA B. PESANDO
2018

Abstract

Unita l’Italia e definita la prima legge sull’istruzione applicata a tutto il Regno (Legge Casati, 1859), lo studio per riorganizzare e normare le scuole a carattere professionale deve attendere l’avvento della Sinistra al potere alla fine degli anni Settanta. Sulla scia degli esempi europei, con il regio Decreto del 23 ottobre 1884 prende vita il progetto istitutivo di un organo centrale di controllo sui temi dell’istruzione artistica a carattere industriale posto sotto l’egida del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio e in accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, che lavora per ventiquattro anni (dal 1884 al 1908) e ha come obiettivo la riorganizzazione del sistema scolastico professionale. La Commissione centrale per l’insegnamento artistico industriale acquista l’alta vigilanza sui Musei artistici industriali, sulle sette Scuole Superiori (Torino, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Palermo), sulle scuole d’arte applicata e di disegno e in generale su tutte le altre istituzioni che mirano all’educazione artistica delle classi lavoratrici. In particolare i compiti principali sono di ordine amministrativo (valutare i programmi statutari e didattici) ed educativo (elaborare un’opera originale sull’ornato italiano e collezioni di modelli, promuovere pubblicazioni didattiche specificatamente italiane, formare la nuova classe insegnante). Obiettivo della Commissione è definire un programma univoco per tutte le scuole del Regno basato sulla padronanza del disegno e sulla conoscenza degli stili del passato quali strumenti primi su cui fondare il rinnovamento del prodotto artistico italiano e la nuova classe operaia. Tra le figure di rilievo si menzionano: Camillo Boito, tra i principali propositori dell’istituzione e presidente dal 1893 sino allo scioglimento nel 1908, Alfredo d’Andrade, fidato sodale e fautore di molteplici iniziative, Baldassarre Odescalchi, presidente dal 1886 al 1892 orientato ad accentrare nella nuova capitale il primato artistico italiano, Gaetano Filangieri, promotore del Museo artistico industriale di Napoli, Felice Barnabei, archeologo e segretario della Direzione generale delle antichità e belle arti, Luigi Mussini, riformatore dell’Accademia di belle arti di Siena, e dal 1898 Primo Levi detto “L’Italico” che preme per l’introduzione di caratteri di “modernità” nel repertorio stilistico storicista. La Commissione centrale passa negli anni sotto tre presidenti: Marco Minghetti (1885-1887); Baldassare Odescalchi (1887-1892) e infine Camillo Boito (1893-1908). Attraverso i loro mandati è possibile identificare una serie di temi nodali, riferibili ai compiti enunciati nel decreto istitutivo. Durante il primo periodo che ingloba due quadrienni, dal 1884 al 1892, caratterizzato dall’urgenza di dare un inquadramento programmatico, si individuano i criteri per la selezione delle pubblicazioni d’arte e di disegno e si coopera alla redazione di modelli d’ornato italiano da indirizzare alle scuole. Vengono anche indagati i sistemi didattici europei demandati dalla stessa Commissione a Raffaele Erculei direttore del Museo artistico industriale di Roma (1890). Sotto la direzione di Camillo Boito, che dura quindici anni a partire dal 1893, l’organo ministeriale trova una sua più solida strutturazione, adoperandosi per la divulgazione delle collezioni e la redazione della rivista statale curata dalla Commissione (e diretta dallo stesso Boito) “Arte italiana decorativa e industriale”, che programmata sin dal 1886 trova la via della pubblicazione solamente nell’ottobre del 1890. Parallelamente vengono organizzate all’interno della stessa istituzione rassegne espositive e congressi riservati per sondare lo stato dei progressi didattici (Roma 1890, 1901 e 1907) i cui punti salienti sono: la ricerca di un’arte applicata sempre più rispondente alle necessità della vita moderna, l’interazione tra le scuole e le industrie locali, l’esigenza di un metodo pedagogico univoco e riconosciuto.
2018
9788857542942
Camillo Boito moderno 1836-1914
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