Nel precoce sistema di residenze di caccia e di loisir che – fissata la capitale in Torino nel 1563 – la dinastia sabauda ha progressivamente realizzato intorno a Torino, i giardini e i parchi hanno sempre avuto un ruolo centrale nel disegno complessivo, influenzando e determinando la configurazione del territorio circostante. La fisionomia dei giardini di ville e residenze costituiscono ancor oggi – pur nelle stratificazioni e nelle trasformazioni avvenute – un riflesso attento e aggiornato dei mutamenti del gusto e dell’architettura: se le prime realizzazioni s’incardinano fortemente nell’esperienza dei giardini italiani del tardo Cinquecento (si pensi all’attività del Moschino per sculture nel giardino del Palazzo Ducale, all’impianto semicircolare a terrazze dei giardini della Vigna di Madama Reale e dell’attuale Villa della Regina, quest’ultimo direttamente legato al modello di villa Aldobrandini di Frascati, al ricchissimo ma in parte attardato complesso di Venaria Reale, anch’esso legato ad esempi romani), intorno alla metà del Seicento il rapporto con l’ambito francese inizia a diventare progressivamente determinante. I giardinieri del Palazzo Reale di Torino e quindi gli Intendenti ai Giardini di S.M. sono espressamente chiamati dalla Francia, secondo modalità che continueranno sino al pieno Settecento (si succedono Jacques Gelin, Alexandre Bélier, Henri Duparc, Michel Benard), cercando di assumere quei tipici caratteri di “dinastia” presenti oltralpe. L’ultimo trentennio del secolo vede affermarsi radicalmente l’opzione del giardino alla francese: nel 1670 André Le Nôtre fornisce il progetto per i giardini e il parco del castello di Racconigi, lo stesso Le Nôtre nel 1697 disegna i giardini del Palazzo Reale in Torino. Il caso di Venaria Reale è emblematico: i giardini, completati intorno al 1675, vengono completamente smantellati a partire dal 1700 per realizzare il nuovo progetto alla francese, fortemente incardinato nel territorio, le cui linee sono definite a Parigi nell’ambito dello studio di François Mansart e Robert de Cotte. Il passaggio al giardino pittoresco si compie per gradi: nel 1787 su progetto di Giacomo Pregliasco una porzione del parco di Racconigi viene trasformata secondo il gusto pittoresco, creando un settore all’inglese così come avveniva a Caserta e Monza. In Restaurazione Xavier Kurten, giunto in Piemonte negli anni napoleonici, si qualifica come figura cardine nella pervasiva trasformazione dei giardini delle residenze secondo il profilo paesaggista: nel 1820 è il caso di Racconigi e di Govone, nel 1839 tocca al parco di Agliè. I tracciati regolari di viali, parterres e bacini vengono modificati a favore della creazione di laghi, percorsi sinuosi, clumps, che – insieme alla successiva opera dei fratelli Roda – costituiscono l’attuale panorama dei giardini delle residenze della corte sabauda e delle principali ville della nobiltà .

Architettura e giardini, un solo sistema / Cornaglia, Paolo - In: Le residenze sabaude / Roggero C., Turetta M., Vanelli A.. - STAMPA. - Torino : Umberto Allmandi, 2018. - ISBN 978-88-422-2455-6. - pp. 45-49

Architettura e giardini, un solo sistema

Cornaglia Paolo
2018

Abstract

Nel precoce sistema di residenze di caccia e di loisir che – fissata la capitale in Torino nel 1563 – la dinastia sabauda ha progressivamente realizzato intorno a Torino, i giardini e i parchi hanno sempre avuto un ruolo centrale nel disegno complessivo, influenzando e determinando la configurazione del territorio circostante. La fisionomia dei giardini di ville e residenze costituiscono ancor oggi – pur nelle stratificazioni e nelle trasformazioni avvenute – un riflesso attento e aggiornato dei mutamenti del gusto e dell’architettura: se le prime realizzazioni s’incardinano fortemente nell’esperienza dei giardini italiani del tardo Cinquecento (si pensi all’attività del Moschino per sculture nel giardino del Palazzo Ducale, all’impianto semicircolare a terrazze dei giardini della Vigna di Madama Reale e dell’attuale Villa della Regina, quest’ultimo direttamente legato al modello di villa Aldobrandini di Frascati, al ricchissimo ma in parte attardato complesso di Venaria Reale, anch’esso legato ad esempi romani), intorno alla metà del Seicento il rapporto con l’ambito francese inizia a diventare progressivamente determinante. I giardinieri del Palazzo Reale di Torino e quindi gli Intendenti ai Giardini di S.M. sono espressamente chiamati dalla Francia, secondo modalità che continueranno sino al pieno Settecento (si succedono Jacques Gelin, Alexandre Bélier, Henri Duparc, Michel Benard), cercando di assumere quei tipici caratteri di “dinastia” presenti oltralpe. L’ultimo trentennio del secolo vede affermarsi radicalmente l’opzione del giardino alla francese: nel 1670 André Le Nôtre fornisce il progetto per i giardini e il parco del castello di Racconigi, lo stesso Le Nôtre nel 1697 disegna i giardini del Palazzo Reale in Torino. Il caso di Venaria Reale è emblematico: i giardini, completati intorno al 1675, vengono completamente smantellati a partire dal 1700 per realizzare il nuovo progetto alla francese, fortemente incardinato nel territorio, le cui linee sono definite a Parigi nell’ambito dello studio di François Mansart e Robert de Cotte. Il passaggio al giardino pittoresco si compie per gradi: nel 1787 su progetto di Giacomo Pregliasco una porzione del parco di Racconigi viene trasformata secondo il gusto pittoresco, creando un settore all’inglese così come avveniva a Caserta e Monza. In Restaurazione Xavier Kurten, giunto in Piemonte negli anni napoleonici, si qualifica come figura cardine nella pervasiva trasformazione dei giardini delle residenze secondo il profilo paesaggista: nel 1820 è il caso di Racconigi e di Govone, nel 1839 tocca al parco di Agliè. I tracciati regolari di viali, parterres e bacini vengono modificati a favore della creazione di laghi, percorsi sinuosi, clumps, che – insieme alla successiva opera dei fratelli Roda – costituiscono l’attuale panorama dei giardini delle residenze della corte sabauda e delle principali ville della nobiltà .
2018
978-88-422-2455-6
Le residenze sabaude
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2718312