Le calamità naturali costituiscono da sempre un rischio per la civiltà. Ad essi si sono aggiunti con il tempo fenomeni sempre più frequenti di emergenza di tipo politico, che costringono intere popolazioni allo sradicamento dai propri paesi di origine. Entrambi i fenomeni provocano situazioni di incertezza, che devono essere affrontate in modo flessibile e con un metodo di lavoro che travalichi la rigida suddivisione delle responsabilità attribuite ai singoli soggetti. Il campo rappresenta una discontinuità non solo temporale ma anche spaziale, nella vita dei rifugiati. Non è un luogo, bensì uno spazio di transito, una parentesi spazio-temporale nella quale la mancanza di socialità e l’anonimato sono la regola. La gestione dell’emergenza, il trasferimento delle informazioni e l’attività di assistenza devono riferirsi ad uno schema operativo semplice e flessibile, sia per la diversità dei contesti, sia per l’elevato numero di enti, organizzazioni e amministrazioni che vengono coinvolti. Il contributo intende illustrare i criteri di metaprogettazione cui attenersi nell’allestimento di un campo di accoglienza alla luce della vigente direttiva nazionale per la formulazione dei piani di emergenza per gli enti locali; in secondo luogo intende focalizzare l’attenzione sulle soluzioni tecniche e sugli standard dei sistemi abitativi di permanenza temporanea nelle diverse fasi successive all’evento critico, dall’emergenza alla sistemazione provvisoria, fino all’insediamento temporaneo.

L’abitare fragile. Criteri di metaprogettazione e soluzioni tecniche per un campo di accoglienza / Garda, EMILIA MARIA; Mangosio, Marika; Serra, Chiara. - ELETTRONICO. - (2017), pp. 1074-1084. (Intervento presentato al convegno Colloqui.AT.e 2017 Demolition or reconstruction? tenutosi a Ancona (I) nel 28 - 29 settembre 2017).

L’abitare fragile. Criteri di metaprogettazione e soluzioni tecniche per un campo di accoglienza

Emilia Garda;Marika Mangosio;
2017

Abstract

Le calamità naturali costituiscono da sempre un rischio per la civiltà. Ad essi si sono aggiunti con il tempo fenomeni sempre più frequenti di emergenza di tipo politico, che costringono intere popolazioni allo sradicamento dai propri paesi di origine. Entrambi i fenomeni provocano situazioni di incertezza, che devono essere affrontate in modo flessibile e con un metodo di lavoro che travalichi la rigida suddivisione delle responsabilità attribuite ai singoli soggetti. Il campo rappresenta una discontinuità non solo temporale ma anche spaziale, nella vita dei rifugiati. Non è un luogo, bensì uno spazio di transito, una parentesi spazio-temporale nella quale la mancanza di socialità e l’anonimato sono la regola. La gestione dell’emergenza, il trasferimento delle informazioni e l’attività di assistenza devono riferirsi ad uno schema operativo semplice e flessibile, sia per la diversità dei contesti, sia per l’elevato numero di enti, organizzazioni e amministrazioni che vengono coinvolti. Il contributo intende illustrare i criteri di metaprogettazione cui attenersi nell’allestimento di un campo di accoglienza alla luce della vigente direttiva nazionale per la formulazione dei piani di emergenza per gli enti locali; in secondo luogo intende focalizzare l’attenzione sulle soluzioni tecniche e sugli standard dei sistemi abitativi di permanenza temporanea nelle diverse fasi successive all’evento critico, dall’emergenza alla sistemazione provvisoria, fino all’insediamento temporaneo.
2017
978-88-96386-58-3
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