Durante la sequenza sismica che ha colpito l’Italia settentrionale nel maggio-giugno 2012 si sono osservati importanti ed estesi fenomeni di liquefazione dei terreni. Rispetto a quanto osservato, l’applicazione delle procedure semplificate di base empirica, usualmente adottate nella pratica ingegneristica e finalizzate alla stima del rischio di liquefazione, fornisce previsioni apparentemente sottostimate. Una simulazione numerica condotta per mezzo di analisi non-lineari ha consentito, invece, di cogliere il ruolo cruciale ricoperto dagli aftershocks (caratteristica distintiva della sequenza ma non contemplata nella formulazione delle procedure semplificate) nel determinare l’accumulo di elevate sovrapressioni interstiziali e quindi l’innesco della liquefazione. Sottoponendo lo stesso modello ad un’eccitazione sismica differente ma dalle caratteristiche simili (Friuli, 15 settembre 1976) si sono riscontrati risultati del tutto analoghi, a prova dell’elevato rischio di liquefazione cui il sito esaminato risulta effettivamente soggetto a seguito di eventi di tale natura.

Simulazioni numeriche riguardanti i fenomeni di liquefazione dei terreni occorsi durante la sequenza sismica emiliano-romagnola del maggio-giugno 2012 / Sinatra, L.; Foti, Sebastiano. - STAMPA. - 2:(2014), pp. 277-284. (Intervento presentato al convegno XXV Convegno Nazionale di Geotecnica tenutosi a Baveno nel 4-6 giugno 2014).

Simulazioni numeriche riguardanti i fenomeni di liquefazione dei terreni occorsi durante la sequenza sismica emiliano-romagnola del maggio-giugno 2012

FOTI, Sebastiano
2014

Abstract

Durante la sequenza sismica che ha colpito l’Italia settentrionale nel maggio-giugno 2012 si sono osservati importanti ed estesi fenomeni di liquefazione dei terreni. Rispetto a quanto osservato, l’applicazione delle procedure semplificate di base empirica, usualmente adottate nella pratica ingegneristica e finalizzate alla stima del rischio di liquefazione, fornisce previsioni apparentemente sottostimate. Una simulazione numerica condotta per mezzo di analisi non-lineari ha consentito, invece, di cogliere il ruolo cruciale ricoperto dagli aftershocks (caratteristica distintiva della sequenza ma non contemplata nella formulazione delle procedure semplificate) nel determinare l’accumulo di elevate sovrapressioni interstiziali e quindi l’innesco della liquefazione. Sottoponendo lo stesso modello ad un’eccitazione sismica differente ma dalle caratteristiche simili (Friuli, 15 settembre 1976) si sono riscontrati risultati del tutto analoghi, a prova dell’elevato rischio di liquefazione cui il sito esaminato risulta effettivamente soggetto a seguito di eventi di tale natura.
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