Il tema della dimensione lavorativa - e collaborativa - sviluppatasi a supporto dell'attività progettuale di Le Corbusier è stato l'oggetto di alcuni studi condotti nell'ambito delle attività promosse per il centenario della nascita di Le Corbusier nel 1987. Le ricerche successive hanno messo in luce la complessità di un universo in cui l'opera costruita si riconosce come il prodotto dell'azione di più attori, il cui ruolo muta a seconda del periodo che viene preso in considerazione, in uno scenario sempre differente. In questa storia per fasi dello studio di Le Corbusier il decennio che segue la riapertura dopo la Seconda Guerra Mondiale offre l'opportunità di osservare un fenomeno storico a partire dalla sua costituzione. La chiusura dello studio e la pausa di Vichy determinarono infatti l'azzeramento dell'organizzazione - e del mondo culturale - costruita attorno alla collaborazione con Pierre Jeanneret e gli esperimenti fugaci dell'Ascoral, durante gli ultimi mesi di guerra, lasciarono il posto ad una velocissima strutturazione imposta dall'incarico di Marsiglia; questa però non raggiunse mai un punto di stasi, una definizione soddisfacente consolidata nel tempo, ma mutò continuamente - a partire dal precoce distacco dell'At.Bat, con la convivenza forzata dell'ultimo periodo. Una continua sperimentazione di gestione delle pratiche nella quale alcune figure riuscirono comunque ad affermarsi, aprendo la seconda fase degli anni Cinquanta. Un periodo quindi la cui forte strutturazione gestionale cerca di rispondere alle nuove esigenze produttive, adottando modelli operativi differenti ed attrezzandosi a diventare una competitiva realtà professionale in grado di condurre progetti pubblici come quello dell'Unité d'Habitation fino allo stadio esecutivo, in un'affascinante dimensione internazionale di persone che a vario titolo parteciparono ai processi in atto. Il tentativo di ricostruire il quadro di quei passaggi (chi c'era, da dove veniva, quando e quanto si è fermato) ha consentito di restituire una definizione quantitativa del fenomeno, delineando i termini di una realtà complessa a cui in diverse occasioni la storiografia ha guardato. Porsi l'obiettivo di indagare l'organizzazione del lavoro di uno studio professionale in un dato periodo - in questo caso il secondo dopoguerra - significa tentare di ricostruire una dimensione che non lascia tracce esplicite, richiedendo l'assunzione di uno sguardo in grado di prendere in esame fonti differenti - come il registro degli elaborati grafici redatti dallo studio, l'elenco delle persone che vi hanno lavorato o l'insieme dei disegni prodotti per una singola opera -, colmando le lacune da cui esse sono affette attraverso il loro confronto e cercando quindi di sciogliere le contraddizioni che quest'operazione fa emergere. Se le fonti su cui si basa la ricerca storica sono un prodotto dell'azione umana, uno specchio della realtà e non la realtà stessa, i documenti chiave dello spazio professionale di Le Corbusier vanno letti considerando la loro dimensione di intreccio, smontandoli ed interrogandosi sulla natura di ciò che è stato intrecciato. Il lavoro di comparazione di quelle fonti restituisce una serie di percorsi professionali, sviluppati da persone presenti nello stesso periodo del secondo dopoguerra; percorsi letti in maniera parallela, per metterne in luce i rapporti nati nel comune lavoro sui progetti intrapresi; singoli processi progettuali a loro volta osservati in maniera simultanea, ripetendone addirittura la narrazione in ogni percorso biografico per farne emergere differenze e caratteri comuni. Una realtà in continuo movimento, nella quale gli attori cambiano ruolo ridefinendone assetto e capacità operative, che si è scelto di indagare in quello spazio definito che sta tra la messa a punto delle soluzioni progettuali e la loro comunicazione all'esterno dello studio, setacciando gli elaborati grafici prodotti in quella singola fase. Quelli che emergono non sono i nomi riconosciuti che firmavano i documenti ufficiali, ma i disegnatori che materialmente davano forma ai progetti. Percorsi biografici che si vedono svilupparsi all'interno dei processi progettuali nei quali entrano a far parte, facendo emergere come gli incarichi legati all'origine geografica del collaboratore producano specializzazioni che ampliano le sue possibilità di intervento o come specifiche abilità maturate all'esterno dello studio trovino ulteriore sviluppo nel confronto con altre persone presenti, dando origine a nuovi esiti. Tenere assieme questi percorsi, guardando alla loro compresenza e alle sovrapposizioni che hanno generato, ha fatto emergere la dimensione lavorativa di rue de Sèvres nella pratica quotidiana sui tavoli da disegno. Il percorso successivo, che caratterizza la biografia professionale di ciascun collaboratore una volta lasciato lo studio, apre la strada ad ulteriori ricerche che a questa possono seguire, guardando all'eredità che l'esperienza con Le Corbusier vi ha lasciato. Un lavoro di questo tipo porta con sé - come sua problematizzazione forse principale - la questione dell'autorialità, affrontata qui a partire dai disegni di Le Corbusier contenuti nelle cartelle dei progetti. Le letture che qui sono state condotte, sulla preparazione delle viste prospettiche o sulla revisione delle scelte compositive, cercano di collocare quegli elaborati nella dimensione corale del lavoro dello studio, una realtà che la storiografia corbusieriana sta scoprendo a poco a poco. L'estrazione di un campione tra i disegni dell'Unité di Marsiglia - che per vastità costituiscono quasi un capitolo a sé stante nella produzione dello studio - ha consentito di osservare, attorno al tema progettuale dei pilotis, quelle relazioni ed i continui spostamenti e adattamenti ai quali la definizione progettuale va incontro fino alla sintesi finale, che dà forma alle questioni affrontate, raccogliendo le ricerche condotte in un'unica soluzione. In questa lettura, il ruolo di Wladimir Bodianscky nella conduzione del lavoro dello studio ed il suo dialogo con Le Corbusier, del quale in questo periodo rappresenta l'ombra tecnica, emerge con chiarezza, in un rapporto di lavoro, le cui radici sono antecedenti alla costituzione formale dell'Atbat, costruito fianco a fianco sul tavolo da disegno. Una collaborazione nella quale l'ingegnere, preparando l'intervento conclusivo di Le Corbusier, lavora alla definizione formale degli elementi strutturali, ne sviluppa ogni aspetto andando oltre lo studio della loro soluzione tecnica - come i diversi fogli di schizzi dimostrano. Una convergenza di intenti ed una complementarietà tra tecnica e composizione architettonica che trova qui forse il suo momento di maggiore intesa. L'ampio lavoro di schedatura e di catalogazione svolto sulle fonti primarie ha prodotto un materiale documentario che in questa stesura ha trovato solo un primo utilizzo nelle ricostruzioni dei percorsi biografici e di quelli processuali ne sono state date, ma la ricchezza delle informazioni emerse, visibili soprattutto attraverso l'interpolazione dei dati, apre la strada ad ulteriori analisi che possano approfondire aspetti qui solamente accennati. La ricerca sui disegni dei pilotis, ad esempio, ha reso necessario lo spoglio di tutti i quasi tremila elaborati dell'Unité di Marsiglia, svelando altri percorsi progettuali - caratterizzati da protagonisti, modalità lavorative e temi ricorrenti - riguardanti la hall d'entrée, il toit-terrasse, i pans de verre, i brises-soleils, rimasti fino ad ora celati nel disordine apparente nel quale il lavoro dello studio li aveva confinati.

Lo studio di Le Corbusier nel secondo dopoguerra. Passaggi, pratiche e esiti / Leone, Ilario. - (2013). [10.6092/polito/porto/2519294]

Lo studio di Le Corbusier nel secondo dopoguerra. Passaggi, pratiche e esiti

LEONE, ILARIO
2013

Abstract

Il tema della dimensione lavorativa - e collaborativa - sviluppatasi a supporto dell'attività progettuale di Le Corbusier è stato l'oggetto di alcuni studi condotti nell'ambito delle attività promosse per il centenario della nascita di Le Corbusier nel 1987. Le ricerche successive hanno messo in luce la complessità di un universo in cui l'opera costruita si riconosce come il prodotto dell'azione di più attori, il cui ruolo muta a seconda del periodo che viene preso in considerazione, in uno scenario sempre differente. In questa storia per fasi dello studio di Le Corbusier il decennio che segue la riapertura dopo la Seconda Guerra Mondiale offre l'opportunità di osservare un fenomeno storico a partire dalla sua costituzione. La chiusura dello studio e la pausa di Vichy determinarono infatti l'azzeramento dell'organizzazione - e del mondo culturale - costruita attorno alla collaborazione con Pierre Jeanneret e gli esperimenti fugaci dell'Ascoral, durante gli ultimi mesi di guerra, lasciarono il posto ad una velocissima strutturazione imposta dall'incarico di Marsiglia; questa però non raggiunse mai un punto di stasi, una definizione soddisfacente consolidata nel tempo, ma mutò continuamente - a partire dal precoce distacco dell'At.Bat, con la convivenza forzata dell'ultimo periodo. Una continua sperimentazione di gestione delle pratiche nella quale alcune figure riuscirono comunque ad affermarsi, aprendo la seconda fase degli anni Cinquanta. Un periodo quindi la cui forte strutturazione gestionale cerca di rispondere alle nuove esigenze produttive, adottando modelli operativi differenti ed attrezzandosi a diventare una competitiva realtà professionale in grado di condurre progetti pubblici come quello dell'Unité d'Habitation fino allo stadio esecutivo, in un'affascinante dimensione internazionale di persone che a vario titolo parteciparono ai processi in atto. Il tentativo di ricostruire il quadro di quei passaggi (chi c'era, da dove veniva, quando e quanto si è fermato) ha consentito di restituire una definizione quantitativa del fenomeno, delineando i termini di una realtà complessa a cui in diverse occasioni la storiografia ha guardato. Porsi l'obiettivo di indagare l'organizzazione del lavoro di uno studio professionale in un dato periodo - in questo caso il secondo dopoguerra - significa tentare di ricostruire una dimensione che non lascia tracce esplicite, richiedendo l'assunzione di uno sguardo in grado di prendere in esame fonti differenti - come il registro degli elaborati grafici redatti dallo studio, l'elenco delle persone che vi hanno lavorato o l'insieme dei disegni prodotti per una singola opera -, colmando le lacune da cui esse sono affette attraverso il loro confronto e cercando quindi di sciogliere le contraddizioni che quest'operazione fa emergere. Se le fonti su cui si basa la ricerca storica sono un prodotto dell'azione umana, uno specchio della realtà e non la realtà stessa, i documenti chiave dello spazio professionale di Le Corbusier vanno letti considerando la loro dimensione di intreccio, smontandoli ed interrogandosi sulla natura di ciò che è stato intrecciato. Il lavoro di comparazione di quelle fonti restituisce una serie di percorsi professionali, sviluppati da persone presenti nello stesso periodo del secondo dopoguerra; percorsi letti in maniera parallela, per metterne in luce i rapporti nati nel comune lavoro sui progetti intrapresi; singoli processi progettuali a loro volta osservati in maniera simultanea, ripetendone addirittura la narrazione in ogni percorso biografico per farne emergere differenze e caratteri comuni. Una realtà in continuo movimento, nella quale gli attori cambiano ruolo ridefinendone assetto e capacità operative, che si è scelto di indagare in quello spazio definito che sta tra la messa a punto delle soluzioni progettuali e la loro comunicazione all'esterno dello studio, setacciando gli elaborati grafici prodotti in quella singola fase. Quelli che emergono non sono i nomi riconosciuti che firmavano i documenti ufficiali, ma i disegnatori che materialmente davano forma ai progetti. Percorsi biografici che si vedono svilupparsi all'interno dei processi progettuali nei quali entrano a far parte, facendo emergere come gli incarichi legati all'origine geografica del collaboratore producano specializzazioni che ampliano le sue possibilità di intervento o come specifiche abilità maturate all'esterno dello studio trovino ulteriore sviluppo nel confronto con altre persone presenti, dando origine a nuovi esiti. Tenere assieme questi percorsi, guardando alla loro compresenza e alle sovrapposizioni che hanno generato, ha fatto emergere la dimensione lavorativa di rue de Sèvres nella pratica quotidiana sui tavoli da disegno. Il percorso successivo, che caratterizza la biografia professionale di ciascun collaboratore una volta lasciato lo studio, apre la strada ad ulteriori ricerche che a questa possono seguire, guardando all'eredità che l'esperienza con Le Corbusier vi ha lasciato. Un lavoro di questo tipo porta con sé - come sua problematizzazione forse principale - la questione dell'autorialità, affrontata qui a partire dai disegni di Le Corbusier contenuti nelle cartelle dei progetti. Le letture che qui sono state condotte, sulla preparazione delle viste prospettiche o sulla revisione delle scelte compositive, cercano di collocare quegli elaborati nella dimensione corale del lavoro dello studio, una realtà che la storiografia corbusieriana sta scoprendo a poco a poco. L'estrazione di un campione tra i disegni dell'Unité di Marsiglia - che per vastità costituiscono quasi un capitolo a sé stante nella produzione dello studio - ha consentito di osservare, attorno al tema progettuale dei pilotis, quelle relazioni ed i continui spostamenti e adattamenti ai quali la definizione progettuale va incontro fino alla sintesi finale, che dà forma alle questioni affrontate, raccogliendo le ricerche condotte in un'unica soluzione. In questa lettura, il ruolo di Wladimir Bodianscky nella conduzione del lavoro dello studio ed il suo dialogo con Le Corbusier, del quale in questo periodo rappresenta l'ombra tecnica, emerge con chiarezza, in un rapporto di lavoro, le cui radici sono antecedenti alla costituzione formale dell'Atbat, costruito fianco a fianco sul tavolo da disegno. Una collaborazione nella quale l'ingegnere, preparando l'intervento conclusivo di Le Corbusier, lavora alla definizione formale degli elementi strutturali, ne sviluppa ogni aspetto andando oltre lo studio della loro soluzione tecnica - come i diversi fogli di schizzi dimostrano. Una convergenza di intenti ed una complementarietà tra tecnica e composizione architettonica che trova qui forse il suo momento di maggiore intesa. L'ampio lavoro di schedatura e di catalogazione svolto sulle fonti primarie ha prodotto un materiale documentario che in questa stesura ha trovato solo un primo utilizzo nelle ricostruzioni dei percorsi biografici e di quelli processuali ne sono state date, ma la ricchezza delle informazioni emerse, visibili soprattutto attraverso l'interpolazione dei dati, apre la strada ad ulteriori analisi che possano approfondire aspetti qui solamente accennati. La ricerca sui disegni dei pilotis, ad esempio, ha reso necessario lo spoglio di tutti i quasi tremila elaborati dell'Unité di Marsiglia, svelando altri percorsi progettuali - caratterizzati da protagonisti, modalità lavorative e temi ricorrenti - riguardanti la hall d'entrée, il toit-terrasse, i pans de verre, i brises-soleils, rimasti fino ad ora celati nel disordine apparente nel quale il lavoro dello studio li aveva confinati.
2013
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