I manoscritti del nobile architetto ed erudito casalese Francesco Ottavio Magnocavalli (1707-1788) – figura di spicco nella città monferrina anche per avervi ricoperto importanti cariche pubbliche - spaziano tra innumerevoli campi del sapere: architettura, musica, storia, religione, antichità, matematica, agricoltura. Non stupisce in questo cospicuo corpus documentario trovare manoscritti relativi all’architettura armonica, branca della teoria musicale che intende utilizzare i numeri delle armonie musicali ai fini di un’estetica del bello assoluto in architettura. Magnocavalli è infatti annoverato da Comolli - nella sua Bibliografia storico-critica dell’architettura e arti subalterne (1791) - tra coloro che nella seconda metà del Settecento ripropongono la validità dell’antica teoria armonica di stampo rinascimentale. La declinazione settecentesca della teoria appare però coniugata secondo le nuove istanze estetiche emerse nel Settecento e intende, altresì, opporsi alla corrente sensista che fa capo a coloro che, seguaci di Perrault, rivalutano il gusto e rinnegano l’esistenza di un Bello Ideale in arte fondato su basi matematiche e assolute. Le riflessioni di Magnocavalli - alla lettura attenta e puntuale delle carte d’archivio custodite nel Fondo Magnocavalli presso l’Archivio Storico Comunale di Casale Monferrato - si presentano però alquanto frammentarie: la portata del suo contributo appare dunque non così organica come dalle pagine del Comolli potrebbe trapelare. Alcune applicazioni progettuali della teoria risultano certamente interessanti, ma le riflessioni di natura squisitamente teorica non convincono del tutto, apparendo a volte riproposizioni di teorie altrui altre volte abbozzi di documenti teorici che purtroppo non superano le fasi iniziali di stesura. Tuttavia la ricerca d’archivio ha messo in luce come l’architetto casalese appaia pienamente inserito negli ambienti culturali della seconda metà del secolo e certamente in contatto con personaggi di spicco dell’Arcadia Romana: una significativa lettera dell’erudito romano Vincenzo Corazza presente nel Fondo Magnocavalli restituisce dell’architetto casalese una notorietà più ampia rispetto a quella finora testimoniata. L’architetto casalese appare dunque figura in stretta relazione non solo con esponenti della nobiltà e con architetti torinesi e veneti – come già emerso da precedenti ricerche – ma anche con personalità di rilievo degli ambienti romani arcadi interessati di temi artistici e antichistici. Il contributo di Magnocavalli nella formulazione di una teoria armonica rafforza l’ipotesi di una ‘corrente’ piemontese della teoria stessa, come testimoniano in parallelo i contenuti armonici nei due trattati di Bernardo Antonio Vittone e l’ipotesi – più che fondata, ma purtroppo non documentata a causa della attuale irreperibilità del documento principe - di riflessioni in materia anche da parte di Giovanni Battista Borra, architetti legati tra loro e con Magnocavalli da rapporti professionali. L’eredità di Magnocavalli pare affiorare anche in alcune riflessioni emerse negli ambienti delle accademie torinesi, ambienti in cui Magnocavalli era senz’altro noto e che in qualche misura raccolgono ancora nei primi anni del XIX secolo l’eco delle riflessioni armoniche settecentesche riporponendone alcuni tratti teorici.

Tracce della teoria armonica in ambito piemontese: il contributo di Francesco Ottavio Magnocavalli (1707-1788) / Costantini, Michela. - (In corso di stampa). [10.6092/polito/porto/2505190]

Tracce della teoria armonica in ambito piemontese: il contributo di Francesco Ottavio Magnocavalli (1707-1788)

COSTANTINI, MICHELA
In corso di stampa

Abstract

I manoscritti del nobile architetto ed erudito casalese Francesco Ottavio Magnocavalli (1707-1788) – figura di spicco nella città monferrina anche per avervi ricoperto importanti cariche pubbliche - spaziano tra innumerevoli campi del sapere: architettura, musica, storia, religione, antichità, matematica, agricoltura. Non stupisce in questo cospicuo corpus documentario trovare manoscritti relativi all’architettura armonica, branca della teoria musicale che intende utilizzare i numeri delle armonie musicali ai fini di un’estetica del bello assoluto in architettura. Magnocavalli è infatti annoverato da Comolli - nella sua Bibliografia storico-critica dell’architettura e arti subalterne (1791) - tra coloro che nella seconda metà del Settecento ripropongono la validità dell’antica teoria armonica di stampo rinascimentale. La declinazione settecentesca della teoria appare però coniugata secondo le nuove istanze estetiche emerse nel Settecento e intende, altresì, opporsi alla corrente sensista che fa capo a coloro che, seguaci di Perrault, rivalutano il gusto e rinnegano l’esistenza di un Bello Ideale in arte fondato su basi matematiche e assolute. Le riflessioni di Magnocavalli - alla lettura attenta e puntuale delle carte d’archivio custodite nel Fondo Magnocavalli presso l’Archivio Storico Comunale di Casale Monferrato - si presentano però alquanto frammentarie: la portata del suo contributo appare dunque non così organica come dalle pagine del Comolli potrebbe trapelare. Alcune applicazioni progettuali della teoria risultano certamente interessanti, ma le riflessioni di natura squisitamente teorica non convincono del tutto, apparendo a volte riproposizioni di teorie altrui altre volte abbozzi di documenti teorici che purtroppo non superano le fasi iniziali di stesura. Tuttavia la ricerca d’archivio ha messo in luce come l’architetto casalese appaia pienamente inserito negli ambienti culturali della seconda metà del secolo e certamente in contatto con personaggi di spicco dell’Arcadia Romana: una significativa lettera dell’erudito romano Vincenzo Corazza presente nel Fondo Magnocavalli restituisce dell’architetto casalese una notorietà più ampia rispetto a quella finora testimoniata. L’architetto casalese appare dunque figura in stretta relazione non solo con esponenti della nobiltà e con architetti torinesi e veneti – come già emerso da precedenti ricerche – ma anche con personalità di rilievo degli ambienti romani arcadi interessati di temi artistici e antichistici. Il contributo di Magnocavalli nella formulazione di una teoria armonica rafforza l’ipotesi di una ‘corrente’ piemontese della teoria stessa, come testimoniano in parallelo i contenuti armonici nei due trattati di Bernardo Antonio Vittone e l’ipotesi – più che fondata, ma purtroppo non documentata a causa della attuale irreperibilità del documento principe - di riflessioni in materia anche da parte di Giovanni Battista Borra, architetti legati tra loro e con Magnocavalli da rapporti professionali. L’eredità di Magnocavalli pare affiorare anche in alcune riflessioni emerse negli ambienti delle accademie torinesi, ambienti in cui Magnocavalli era senz’altro noto e che in qualche misura raccolgono ancora nei primi anni del XIX secolo l’eco delle riflessioni armoniche settecentesche riporponendone alcuni tratti teorici.
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