Le tessere del mosaico paesistico-culturale possono considerarsi un sistema in transizione mentre la percezione delle nostre città diventa sempre più complessa, trasformando l’osservatore in ricercatore insaziabile di nuovi stimoli e relazioni. Le possibilità offerte dalle tecnologie dell’informazione mettono a disposizione degli utenti una quantità eccessiva di nozioni che possono disorientare l’utente riducendo il grado di interesse. Il presupposto che la transizione che conduce alla definizione del territorio necessiti della creazione di landmark, fa sì che nella maggior parte dei casi essa consista nel ripristino dell’esistente quale segno territoriale forte caratterizzato da grandi strutture che connotano il territorio urbanizzato. In questa direzione, la difesa del territorio – con le relative “scienze e arti della guerra” – costituisce, insieme all’approvvigionamento alimentare, una delle più antiche attività dell’uomo; essa può essere considerata uno dei primi processi di antropizzazione e dunque di strutturazione del paesaggio. Il gruppo di ricerca torinese prosegue le ricerche intraprese da Anna Marotta, vent’anni orsono, inerenti le fortificazioni e la difesa del territorio. Nell’ambito del Dottorato di ricerca in Beni Culturali, il patrimonio di conoscenza sedimentato è in corso di approfondimento e implementazione, allo scopo di meglio conoscere e favorire la sua divulgazione. I temi affrontati sono collocati all’interno di un sistema più ampio: l’antologia dei tipi difensivi europei (conservati nei trattati) può costituire una nuova e diversa “rete di sapere e conoscenza”, se si espongono gli esempi, dai testi teorici nell’applicazione sul territorio. Nel presente contributo, il caso studio su cui si focalizza l’attenzione è quello dell’Alessandrino che caratterizza la porzione orientale del Piemonte, interessato dalla presenza di strutture fortificate che si rivelano di grande pregio architettonico e paesaggistico. La nascita di questa rete di architetture puntualizza specifiche periodizzazioni per giungere a noi con diversi gradi di conservazione e di rapporti con il territorio che la accoglie. Sono cittadelle, castelli e fortificazioni (nati con motivazioni difensive, economiche e funzionali) che oggi non possono essere riattivate, ma che possono trasformarsi e transitare all’attualità acquisendo nuovi significati e valori. Coerentemente con quanto affermato in senso generale, il territorio alessandrino si presenta in particolare come un vero e proprio mosaico, nel quale le diverse tessere narrano una storia che vive nella singolarità o nella complessità del sistema della difesa. Le architetture (esistenti e non) sono tutte, a loro modo, modelli tipologici che possono essere criticamente rivalutati e valorizzati, inseriti nella “rete antologica” delle fortificazioni europee. Si tratta di strutture che vivono – o hanno vissuto per lungo tempo – situazioni di abbandono che, potenzialmente, possono svilirne il valore intrinseco. La ricerca in atto propone la realizzazione di un “quadro d’insieme” del territorio alessandrino che possa essere fruito anche grazie allo sfruttamento sapiente e controllato delle tecnologie contemporanee della virtualità e del tridimensionale proprio restituendo quella “rete antologica”. La nuova multimedialità condurrà inevitabilmente a una più larga diffusione e condivisione degli elementi culturali, paesaggistici e sociali, permettendo di collocare le singole fortificazioni in un “sistema” interconnesso a scala territoriale che dalla provincia si estenderà alla regione, all’Italia e all’Europa intera. Tra i singoli casi studio proposti, in occasione del centocinquantenario dell’Unità d’Italia, un esempio di particolare importanza è la Cittadella di Alessandria. Il valore di vivo segno tuttora visibile, la chiarezza dell’impianto del sistema, la canonicità dell’applicazione delle regole la confermano esempio presente in tutta la trattatistica militare più attenta e più importante a livello non solo locale, ma anche nazionale ed europeo. L’obiettivo principale della metodologia applicata è la saldatura tra i tradizionali esiti pregressi e i nuovi filoni di indagine, con particolare attenzione alla possibilità di creare una banca dati e un “museo virtuale” del territorio della difesa che potrà considerarsi propedeutica tanto a più organici e consapevoli progetti e interventi di recupero e conservazione, quanto a concrete iniziative di promozione, divulgazione e valorizzazione turistica a livello internazionale, a possibile servizio delle Istituzioni locali.

Paesaggi culturali in transizione: sistemi della difesa del territorio dall'Unità d' Italia all'Unione europea / Marotta, Anna; Abello, Serena. - In: TOPSCAPE PAYSAGE. - ISSN 2279-7610. - ELETTRONICO. - 1:Overview n°9(2012), pp. 896-925.

Paesaggi culturali in transizione: sistemi della difesa del territorio dall'Unità d' Italia all'Unione europea

MAROTTA, Anna;ABELLO, SERENA
2012

Abstract

Le tessere del mosaico paesistico-culturale possono considerarsi un sistema in transizione mentre la percezione delle nostre città diventa sempre più complessa, trasformando l’osservatore in ricercatore insaziabile di nuovi stimoli e relazioni. Le possibilità offerte dalle tecnologie dell’informazione mettono a disposizione degli utenti una quantità eccessiva di nozioni che possono disorientare l’utente riducendo il grado di interesse. Il presupposto che la transizione che conduce alla definizione del territorio necessiti della creazione di landmark, fa sì che nella maggior parte dei casi essa consista nel ripristino dell’esistente quale segno territoriale forte caratterizzato da grandi strutture che connotano il territorio urbanizzato. In questa direzione, la difesa del territorio – con le relative “scienze e arti della guerra” – costituisce, insieme all’approvvigionamento alimentare, una delle più antiche attività dell’uomo; essa può essere considerata uno dei primi processi di antropizzazione e dunque di strutturazione del paesaggio. Il gruppo di ricerca torinese prosegue le ricerche intraprese da Anna Marotta, vent’anni orsono, inerenti le fortificazioni e la difesa del territorio. Nell’ambito del Dottorato di ricerca in Beni Culturali, il patrimonio di conoscenza sedimentato è in corso di approfondimento e implementazione, allo scopo di meglio conoscere e favorire la sua divulgazione. I temi affrontati sono collocati all’interno di un sistema più ampio: l’antologia dei tipi difensivi europei (conservati nei trattati) può costituire una nuova e diversa “rete di sapere e conoscenza”, se si espongono gli esempi, dai testi teorici nell’applicazione sul territorio. Nel presente contributo, il caso studio su cui si focalizza l’attenzione è quello dell’Alessandrino che caratterizza la porzione orientale del Piemonte, interessato dalla presenza di strutture fortificate che si rivelano di grande pregio architettonico e paesaggistico. La nascita di questa rete di architetture puntualizza specifiche periodizzazioni per giungere a noi con diversi gradi di conservazione e di rapporti con il territorio che la accoglie. Sono cittadelle, castelli e fortificazioni (nati con motivazioni difensive, economiche e funzionali) che oggi non possono essere riattivate, ma che possono trasformarsi e transitare all’attualità acquisendo nuovi significati e valori. Coerentemente con quanto affermato in senso generale, il territorio alessandrino si presenta in particolare come un vero e proprio mosaico, nel quale le diverse tessere narrano una storia che vive nella singolarità o nella complessità del sistema della difesa. Le architetture (esistenti e non) sono tutte, a loro modo, modelli tipologici che possono essere criticamente rivalutati e valorizzati, inseriti nella “rete antologica” delle fortificazioni europee. Si tratta di strutture che vivono – o hanno vissuto per lungo tempo – situazioni di abbandono che, potenzialmente, possono svilirne il valore intrinseco. La ricerca in atto propone la realizzazione di un “quadro d’insieme” del territorio alessandrino che possa essere fruito anche grazie allo sfruttamento sapiente e controllato delle tecnologie contemporanee della virtualità e del tridimensionale proprio restituendo quella “rete antologica”. La nuova multimedialità condurrà inevitabilmente a una più larga diffusione e condivisione degli elementi culturali, paesaggistici e sociali, permettendo di collocare le singole fortificazioni in un “sistema” interconnesso a scala territoriale che dalla provincia si estenderà alla regione, all’Italia e all’Europa intera. Tra i singoli casi studio proposti, in occasione del centocinquantenario dell’Unità d’Italia, un esempio di particolare importanza è la Cittadella di Alessandria. Il valore di vivo segno tuttora visibile, la chiarezza dell’impianto del sistema, la canonicità dell’applicazione delle regole la confermano esempio presente in tutta la trattatistica militare più attenta e più importante a livello non solo locale, ma anche nazionale ed europeo. L’obiettivo principale della metodologia applicata è la saldatura tra i tradizionali esiti pregressi e i nuovi filoni di indagine, con particolare attenzione alla possibilità di creare una banca dati e un “museo virtuale” del territorio della difesa che potrà considerarsi propedeutica tanto a più organici e consapevoli progetti e interventi di recupero e conservazione, quanto a concrete iniziative di promozione, divulgazione e valorizzazione turistica a livello internazionale, a possibile servizio delle Istituzioni locali.
2012
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