L’accelerazione dei fenomeni globalizzativi dimostra che i nuovi paesaggi sono il risultato di pratiche di pianificazione locale e di progetto che non sembrano più in condizione di disegnare la società attraverso il disegno della forma urbana. Spazio pubblico e nuove centralità urbane, posti entrambi in relazione al significato che assume oggi il paesaggio nell’urbanistica, interagiscono con funzioni della vita associata sempre più complesse e marcano la distanza dai valori del territorio, affidandosi sempre meno a relazioni fisiche (economiche e funzionali) quanto sempre più a relazioni simboliche e immateriali (su cui si fonda anche l’identità culturale). Entro questo quadro, la complessità del paesaggio, che si palesa sempre secondo un principio che potremmo definire di “indeterminazione”, sembra richiedere oggi un ausilio agli stessi parametri culturali già implementati, dal secondo dopoguerra, entro alcuni piani urbanistici d’autore dimostrando di poter salvaguardare la consonanza tra i moduli compositivi del paesaggio naturale e quelli del paesaggio urbano e di conservare quindi unitariamente l’insieme delle relazioni tra i diversi elementi attraverso una azione progettuale, suggerendo il linguaggio architettonico, e imponendo prioritariamente la configurazione del verde e dello spazio pubblico, prima ancora che la costruzione degli edifici. La presente ricerca espone alcuni dubbi e questioni ancora aperte: in primo luogo, quale rimane il ruolo del piano locale? Quali le risposte possibili a partire dall’interpretazione del paesaggio all’interno dello strumento urbanistico? È possibile costruire una nuova forma urbis attraverso le regole che può dare la pianificazione? La tesi è discussa attraverso un percorso metodologico che ha ricercato esempi virtuosi di pratiche urbanistiche che, in Italia, abbiano in qualche modo saputo trattare efficacemente il paesaggio nella propria strumentazione, entro una disciplina fortemente condizionata dall’aumento di piani ordinari e di settore, nonché da una sostanziale “regionalizzazione” della pianificazione paesaggistica. Il presente lavoro è finalizzato a valutare, attraverso il tema del paesaggio, la portata di certe tecniche dell’attuale urbanistica, nell’intento di individuare un punto di vista nuovo da cui guardare a tali tematiche, come un primo passo necessario per un più funzionale cambiamento di prospettiva.

"Paesaggio e pianificazione locale" / LA RICCIA, Luigi. - (2012).

"Paesaggio e pianificazione locale"

LA RICCIA, LUIGI
2012

Abstract

L’accelerazione dei fenomeni globalizzativi dimostra che i nuovi paesaggi sono il risultato di pratiche di pianificazione locale e di progetto che non sembrano più in condizione di disegnare la società attraverso il disegno della forma urbana. Spazio pubblico e nuove centralità urbane, posti entrambi in relazione al significato che assume oggi il paesaggio nell’urbanistica, interagiscono con funzioni della vita associata sempre più complesse e marcano la distanza dai valori del territorio, affidandosi sempre meno a relazioni fisiche (economiche e funzionali) quanto sempre più a relazioni simboliche e immateriali (su cui si fonda anche l’identità culturale). Entro questo quadro, la complessità del paesaggio, che si palesa sempre secondo un principio che potremmo definire di “indeterminazione”, sembra richiedere oggi un ausilio agli stessi parametri culturali già implementati, dal secondo dopoguerra, entro alcuni piani urbanistici d’autore dimostrando di poter salvaguardare la consonanza tra i moduli compositivi del paesaggio naturale e quelli del paesaggio urbano e di conservare quindi unitariamente l’insieme delle relazioni tra i diversi elementi attraverso una azione progettuale, suggerendo il linguaggio architettonico, e imponendo prioritariamente la configurazione del verde e dello spazio pubblico, prima ancora che la costruzione degli edifici. La presente ricerca espone alcuni dubbi e questioni ancora aperte: in primo luogo, quale rimane il ruolo del piano locale? Quali le risposte possibili a partire dall’interpretazione del paesaggio all’interno dello strumento urbanistico? È possibile costruire una nuova forma urbis attraverso le regole che può dare la pianificazione? La tesi è discussa attraverso un percorso metodologico che ha ricercato esempi virtuosi di pratiche urbanistiche che, in Italia, abbiano in qualche modo saputo trattare efficacemente il paesaggio nella propria strumentazione, entro una disciplina fortemente condizionata dall’aumento di piani ordinari e di settore, nonché da una sostanziale “regionalizzazione” della pianificazione paesaggistica. Il presente lavoro è finalizzato a valutare, attraverso il tema del paesaggio, la portata di certe tecniche dell’attuale urbanistica, nell’intento di individuare un punto di vista nuovo da cui guardare a tali tematiche, come un primo passo necessario per un più funzionale cambiamento di prospettiva.
2012
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