Il tema è quello dell'analisi del rapporto tra spazio architettonico e fenomeno luminoso in funzione della percezione del tempo, all’interno della Galleria Grande della Reggia di Venaria Reale. Nata come manica di collegamento tra gli appartamenti, è con l’intervento di Filippo Juvarra nel 1716 che la Galleria Grande cambia ruolo arrivando ad essere, al contempo, elemento di definizione dello spazio della corte interna, ma anche percorso privato e confortevole per l’accesso allo spazio sacro. Il nuovo prospetto ovest, riplasmato con una scansione di aperture molto ampie, e l’inserimento di un secondo ordine di finestre, con la sopraelevazione da parte dell’Architetto Regio, rendono la Galleria Grande non solo elemento di distribuzione orizzontale tra spazi architettonici ma anche elemento di dialogo/filtro tra i diversi affacci. L’orientamento della manica edificata sull’asse Nord/Sud offre a entrambi i prospetti (disegnati da aperture distribuite aritmicamente), un rapporto privilegiato con la luce solare ed è proprio il fenomeno luminoso che accompagna il visitatore nella percezione dei diversi partiti decorativi architettonici: siffatta, la Galleria rappresenta un luogo dove la sosta non è prevista e pertanto la percezione dello spazio deve avvenire in movimento, in una condizione di transito che incide anche sulla percezione del tempo. Allo stesso tempo, le osservazioni sulla luce naturale – che ovviamente non è statica ma in lento e continuo movimento - fatte durante la documentazione del cantiere di restauro hanno avvalorato l’ipotesi che il rapporto tra luce e spazio sia stato alla base dell’intervento progettuale juvarriano: la luce che attraversa gli “occhi finestrati”, distribuiti su entrambi i prospetti, illumina, infatti, in modo quasi costante per tutta la giornata lo stesso ordine di decorazioni all’interno della Galleria. Ne consegue che l’apparente rallentamento della percezione del tempo sia determinato dall’altrettanto apparente stato di permanenza dell’illuminazione degli interni e che tale stato sia definito dalla particolare geometria nella superficie degli occhi finestrati. Ecco quindi che il rilievo della superficie voltata è stato oggetto di studio per cercare una relazione geometrica tra la sezione della grande volta e quella delle aperture del secondo ordine: tale ricerca ha permesso di ipotizzare una concatenazione di passi che legano le geometrie delle sezioni. Da queste considerazioni si evidenzia uno stretto legame tra luce/fenomeno naturale e architettura/fenomeno artificiale, dove la luce solare è strumento progettuale non solo per gli aspetti distributivi, ma anche per la percezione del tempo.

Luce e percezione del tempo tra fenomeno naturale e geometria nella Galleria Grande della Reggia di Venaria Reale / Zich, Ursula. - STAMPA. - 2:(2010), pp. 754-757. (Intervento presentato al convegno Convegno Internazionale AED - Disegnare il tempo e l'armonia.il disegno di architettura osservatorio nell'universo tenutosi a Firenze nel 17-19 settembre 2009).

Luce e percezione del tempo tra fenomeno naturale e geometria nella Galleria Grande della Reggia di Venaria Reale

ZICH, Ursula
2010

Abstract

Il tema è quello dell'analisi del rapporto tra spazio architettonico e fenomeno luminoso in funzione della percezione del tempo, all’interno della Galleria Grande della Reggia di Venaria Reale. Nata come manica di collegamento tra gli appartamenti, è con l’intervento di Filippo Juvarra nel 1716 che la Galleria Grande cambia ruolo arrivando ad essere, al contempo, elemento di definizione dello spazio della corte interna, ma anche percorso privato e confortevole per l’accesso allo spazio sacro. Il nuovo prospetto ovest, riplasmato con una scansione di aperture molto ampie, e l’inserimento di un secondo ordine di finestre, con la sopraelevazione da parte dell’Architetto Regio, rendono la Galleria Grande non solo elemento di distribuzione orizzontale tra spazi architettonici ma anche elemento di dialogo/filtro tra i diversi affacci. L’orientamento della manica edificata sull’asse Nord/Sud offre a entrambi i prospetti (disegnati da aperture distribuite aritmicamente), un rapporto privilegiato con la luce solare ed è proprio il fenomeno luminoso che accompagna il visitatore nella percezione dei diversi partiti decorativi architettonici: siffatta, la Galleria rappresenta un luogo dove la sosta non è prevista e pertanto la percezione dello spazio deve avvenire in movimento, in una condizione di transito che incide anche sulla percezione del tempo. Allo stesso tempo, le osservazioni sulla luce naturale – che ovviamente non è statica ma in lento e continuo movimento - fatte durante la documentazione del cantiere di restauro hanno avvalorato l’ipotesi che il rapporto tra luce e spazio sia stato alla base dell’intervento progettuale juvarriano: la luce che attraversa gli “occhi finestrati”, distribuiti su entrambi i prospetti, illumina, infatti, in modo quasi costante per tutta la giornata lo stesso ordine di decorazioni all’interno della Galleria. Ne consegue che l’apparente rallentamento della percezione del tempo sia determinato dall’altrettanto apparente stato di permanenza dell’illuminazione degli interni e che tale stato sia definito dalla particolare geometria nella superficie degli occhi finestrati. Ecco quindi che il rilievo della superficie voltata è stato oggetto di studio per cercare una relazione geometrica tra la sezione della grande volta e quella delle aperture del secondo ordine: tale ricerca ha permesso di ipotizzare una concatenazione di passi che legano le geometrie delle sezioni. Da queste considerazioni si evidenzia uno stretto legame tra luce/fenomeno naturale e architettura/fenomeno artificiale, dove la luce solare è strumento progettuale non solo per gli aspetti distributivi, ma anche per la percezione del tempo.
2010
9788860555724
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2497113